2018/19 - Catechesi Adulti
CATECHESI PER GLI ADULTI 2018-2019
Martedi 16 ottobre riprendono gli incontri degli adulti della Comunità parrocchiale Sant'Egidio-sant'Apollonia che desiderano continuare il loro cammino di formazione cristiana meditando la Parola di Dio e confrontandosi su di essa.
Quest'anno rifletteremo e pregheremo insieme sulla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, eccone una breve presentazione.
PRIMA LETTERA DI SAN PAOLO AI CORINZI.
Il capitolo 18 degli Atti degli Apostoli delinea il profilo della missione di San Paolo a Corinto. Vi era giunto nell'anno 50 durante il suo secondo viaggio missionario, subito dopo il fallimentare discorso nell'Areopago di Atene. Gli Atti raccontano come a Corinto l'Apostolo avesse preso dimora presso un giudeo di nome Aquila e sua moglie Priscilla, fabbricatori di tende e che con essi lavorasse. Corinto, capitale dell'Acaia, era una megalopoli dell'epoca, sede di due porti e crocevia di molte civiltà. Famosa per il suo culto eretico alla dea Afrodite e per le scuole filosofiche che si contendevano gli adepti,dal punto di vista sociale vedeva un grande squilibrio tra possessori di immense ricchezze e una massa di poveri. Tra questi ultimi avvennero le prime conversioni. La città ospitava numerosi ebrei, ai quali dapprima Paolo aveva diretto la sua predicazione, ma, rifiutato essi violentemente il suo messaggio, egli aveva deciso di predicare ai pagani ed annunciare ad essi il Vangelo.
Nell'anno 52 l'Apostolo, ininterrottamente attaccato dagli ebrei, aveva lasciato la città. Lasciava una comunità fiorente e poco numerosa (una cinquantina di fedeli) formata in massima parte da Greci o pagani convertiti ma aveva al suo interno anche un gruppo di Ebrei che avevano aderito al Vangelo.
Dopo la partenza di Paolo la città aveva ospitato altri predicatori del Vangelo tra cui Apollo e forse lo stesso Pietro. Erano nate per questo delle divisioni fra le fazioni di ammiratori dell'uno o dell'altro. Mentre si trovava ad Efeso, durante il suo terzo viaggio missionario, l'Apostolo venne informato di questo e di alcuni altri problemi che minavano la fede e la comunione della Chiesa di Corinto: divisioni, licenze sessuali, le istituzioni impregnate di paganesimo che ponevano ai fedeli problemi di comportamento, controversie giuridiche, separatismi e profanazioni nella celebrazione sacramentale, disordinato uso dei carismi.
La lettera fu scritta nel 56-57 con l'intento di rispondere ai quesiti posti dai suoi informatori onde fare chiarezza nella confusione dilagante. Il messaggio dell'Apostolo è immediato e vivace, ora arguto e ironico, ma sempre profondo e fedele alla verità del Vangelo. Avremo modo di volta in volta, di conoscere le numerose questioni affrontate e chiarite da Paolo, quello che per ora è importante sottolineare è il metodo con il quale egli procede chiarendo ogni problema alla luce dei principi fondamentali della fede.
Ci guida così a crescere nella vita spirituale, a cercare le soluzioni alle problematiche del nostro tempo partendo dalle fondamentali affermazioni della dottrina cristiana. Ci insegna nel contempo a vivere una fede concreta, incarnata nelle situazioni contingenti della vita di ogni giorno e di ogni società.
Lo Spirito Santo scriva nei nostri cuori la Parola che mediteremo perché possiamo vivere nella Divina Volontà.
Ci incontreremo al martedì sera con cadenza quindicinale.
Vi aspettiamo desiderose di percorrere insieme un altro tratto del cammino.
Le catechiste Elena e Aurora
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Credo la Resurrezione
1Cor. 15-16
Negli ultimi capitoli della lettera San Paolo affronta un tema di importanza capitale che costituisce il fondamento della fede cristiana: la Resurrezione dei morti.
Nel mondo giudaico all'epoca i Sadducei la escludevano decisamente dal loro credo, anche la tradizione filosofica greca legata alla metempsicosi platonica non concepiva la resurrezione ma contemplava l'immortalità dell'anima che doveva liberarsi della prigione del corpo. L'annuncio cristiano si pone in totale contrapposizione alla cultura dell'epoca e a molti esoterismi e panteismi attuali: crederemmo invano e senza alcun frutto se venisse meno in noi la fede nella Resurrezione.
La testimonianza del Vangelo costituisce il più antico annuncio del mistero della Redenzione: "Cristo morì per i nostri peccati, fu sepolto, fu risuscitato al terzo giorno,...apparve a Cefa, apparve a cinquecento fratelli...da ultimo apparve a Paolo..."
Questa predicazione pubblica, possibile da verificare perché al tempo alcuni testimoni erano ancora in vita, garantisce la Resurrezione di Cristo come evento storico, non solo teologico. Cristo è la primizia, la sua Resurrezione è garanzia della Resurrezione di quanti credono in Lui.
Se qualcuno insinua l'impossibilità della risurrezione dei morti allora, secondo logica, neppure Cristo è Risorto, quindi sarebbe vana la nostra fede. Ma siccome Cristo è Risorto, è davvero risorto, sono storicamente testimoniate le sue apparizioni, allora la nostra fede poggia su basi solide e sicure e a quanti siamo di Cristo si apre, con la Resurrezione dei corpi, la Vita Eterna nella Gloria di Dio Padre.
I Doni dello Spirito Santo
1Cor. 12-13.
In questi due capitoli San Paolo tratta dei doni spirituali o carismi: la prima norma per discernerne l'autenticità è la retta fede e l'adesione al Signore nella verità del suo Vangelo. I carismi sono grazie o attitudini personali, sia ordinarie che straordinarie, concesse ai singoli a beneficio di tutta la comunità cristiana.
Vari sono i doni dello Spirito Santo elargiti ai fedeli perché li mettano al servizio della Chiesa per la sua edificazione, con azioni stimolate dalla potenza creatrice e salvatrice di Dio.
Con l'esempio delle membra e del corpo l'Apostolo vuole mostrare l'unità della Chiesa, Corpo di Cristo, pur nella sua pluralità di persone e di carismi. L'essere Corpo di Cristo presuppone per i cristiani una unione reale e concreta, questa unione viene alimentata ed edificata proprio dall'uso ordinato dei carismi fra i quali San Paolo indica il più importante nel suo famoso e meraviglioso inno alla Carità.
Egli indica la via accessibile a tutti che eleva alla perfezione dell'amore. È l'Agape, amore che si dona, emanazione dell'Amore che Dio effonde su di noi. L'amore di Dio si rende visibile nell'amore per le sue creature. È un amore che abbatte tutte le barriere dell'egoismo, che fa uscire l'uomo da sé stesso per dirigersi verso il fratello, secondo il comandamento di Gesù: "Amatevi come Io ho amato voi"
Fra le tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, la Carità è la più importante, quella che non avrà mai fine. La Fede sfociera' nella conoscenza diretta, la Speranza nella realizzazione di ciò che si spera nella fede, solo l'Amore resta perché Dio è Amore.
La Cena del Signore
1Cor. 11,17-34.
San Paolo tratta ora di un abuso grave che accade nelle adunanze eucaristiche. Come sappiamo dagli Atti degli Apostoli, i cristiani si riunivano alla domenica per consumare la Cena del Signore, in una celebrazione conviviale. Sembra che i cristiani di Corinto si radunassero a crocchi nel locale dell'assemblea consumando un pasto amichevole la cui qualità variava da gruppo a gruppo per cui i benestanti mangiavano e bevevano smodatamente mentre i più poveri rimanevano affamati. L' Apostolo richiama severamente alla condivisione e alla sobrietà per reprimere la manifestazione dei dislivelli sociali e riportare i cristiani sulla giusta via.
Paolo richiama alla memoria quello che ha già trasmesso oralmente nella sua prima venuta a Corinto e ci offre la più antica tastimonianza scritta di ciò che era accaduto nell'ultima cena di Gesù e dell'istituzione dell'Eucaristia. Contempliamo con fede i gesti e le parole di Gesù che, per l'azione dello Spirito Santo, ad ogni celebrazione rendono presente in modo incruento, il Suo Sacrificio sulla Croce, rinnovano per noi, rendendolo attuale il dono della Sua Vita e lo spargimento del Suo Sangue per la nuova ed eterna alleanza scritta nel cuore di ciascuno. La celebrazione esprime anche la coscienza della Chiesa tutta che attende il ritorno glorioso del Signore.
La Cena Eucaristica rappresenta per ciascuno un incontro personale col Signore ed esige in chi vi partecipa e riceve il Corpo e il Sangue di Cristo la consapevolezza e lo stato di Grazia necessarie. "Chi mangia il pane del Signore e beve il suo calice in modo indegno si rende colpevole verso il Corpo e il Sangue del Signore. Perciò ciascuno esamini sé stesso (...) perché chi mangia del pane e beve del calice senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (11,27-29)
Dio ci sostiene nella prova.
1Cor. 9,1-10,13
Per il bene del fratello e per la sua edificazione è necessario saper rinunciare anche ai diritti personali. La carità infatti non cerca il proprio interesse ma quello degli altri. San Paolo porta l'esempio di sé stesso: non si avvale del diritto che gli compete in quanto Apostolo, di essere mantenuto a spese della Comunità e questo per non creare un intralcio al Vangelo e per l'edificazione della Chiesa. Neppure del diritto inalienabile della libertà egli si vuole servire, ma si è fatto servo di tutti per guadagnare il maggior numero di credenti al Vangelo. Attraverso le parole di Paolo possiamo percepire l'orizzonte di libertà su cui ci affacciamo vivendo alla luce della Parola di Dio: libertà dal peccato, dalla Legge, dalla sessualità disordinata, dalla smodatezza dei cibi e dei comportamenti. In Cristo si realizza pienamente la nostra libertà. L'Apostolo ci presenta anche il limite di tale libertà e il rischio che corriamo di trasformarla in egocentrismo ed indifferenza verso gli altri.
Il discorso iniziato nel c. 8 con la questione degli idolotiti, proseguita con la rinuncia personale, culmina ora presentando ai cristiani di Corinto l'esperienza esemplare degli Israeliti nel deserto, al tempo dell'Esodo. L'Esodo diventa il paradigma dell'esperienza cristiana: la partenza del popolo che lasciava l'Egitto mettendosi in cammino verso la terra promessa è immagine della Chiesa in cammino verso il Regno di Dio. Ne ricaviamo un invito alla vigilanza, al timore salutare di ricadere, dopo i doni del Battesimo e dell'Eucaristia nella triste condizione del peccato.
Le parole dell'Apostolo sono un ammonimento forte a non sentirci mai sufficientemente sicuri della salvezza perché la tentazione è sempre in agguato:"Chi crede di essere in piedi, guardi di non cadere" (10,13).
Dio però non ci abbandona e ci sostiene nella prova. In Lui poniamo la nostra fiducia!
Delicata attenzione
1Cor.7,24-8,13.
L'altro stato di vita che San Paolo presenta come via di santità è la verginità consacrata. Essa rappresenta un modello privilegiato perché comporta una completa liberazione spirituale in totale donazione al Signore. Anche la vedovanza può essere consacrata al Signore.
Dopo il matrimonio e la verginità, l'Apostolo affronta il quesito sulla liceità di cibarsi delle carni immolate agli idoli. Il cristiano è consapevole che gli idoli sono vani e illusori, che c'è un solo Dio Padre e Creatore e un solo Signore, il Suo Figlio Gesù. Gesù stesso ha insegnato che non è certo un cibo che ci avvicina o ci allontana da Dio ma è l'adesione a Cristo e al suo mistero salvifico. Tuttavia la norma suprema rimane la carità, "La scienza gonfia, la carità edifica" (8,2).
Se il mio comportamento rischia di far vacillare la fede del fratello o della sorella più fragile, la carità vuole che io mi astenga per non creargli scandalo e confusione.
Quale profonda delicatezza in questo insegnamento! Quanto è bella questa attenzione all'altro, alla sua edificazione, al consolidamento della sua fede! Peccato che troppo spesso alcuni cristiani amino ostentare una "maturità" e modernità di fede che rischia di scandalizzare e gettare in confusione i fratelli più fragili.
Grazie per la presentazione di una lettera tanto importante
Grazie per la presentazione precisa e concreta di uno scritto tanto importante per la chiesa di oggi. Molte delle gravi questioni che Paolo è costretto ad affrontare nella e per la comunità, da lui fondata, di Corinto (in Grecia) mostrano problemi morali, culturali ed ecclesiali più che vivi anche oggi. Ma al centro ci sono i nuclei fondamentali della fede cristiana, testimoniati e approfonditi: la croce di Cristo via e sapienza derlla vita, la santità della comunità cristiana liberata dal peccato, le varie condizioni esistenziali dei credenti, i doni dello Spirito per la chiesa e la sua unità, la santa Eucaristia, la risurrezione di Cristo e dei fedeli defunti. Insomma una sintesi pratica del cristianesimo.
Delicata attenzione
1Cor.7,24-8,13.
L'altro stato di vita che San Paolo presenta come via di santità è la verginità consacrata. Essa rappresenta un modello privilegiato perché comporta una completa liberazione spirituale in totale donazione al Signore. Anche la vedovanza può essere consacrata al Signore.
Dopo il matrimonio e la verginità, l'Apostolo affronta il quesito sulla liceità di cibarsi delle carni immolate agli idoli. Il cristiano è consapevole che gli idoli sono vani e illusori, che c'è un solo Dio Padre e Creatore e un solo Signore, il Suo Figlio Gesù. Gesù stesso ha insegnato che non è certo un cibo che ci avvicina o ci allontana da Dio ma è l'adesione a Cristo e al suo mistero salvifico. Tuttavia la norma suprema rimane la carità, "La scienza gonfia, la carità edifica" (8,2).
Se il mio comportamento rischia di far vacillare la fede del fratello o della sorella più fragile, la carità vuole che io mi astenga per non creargli scandalo e confusione.
Quale profonda delicatezza in questo insegnamento! Quanto è bella questa attenzione all'altro, alla sua edificazione, al consolidamento della sua fede! Peccato che troppo spesso alcuni cristiani amino ostentare una "maturità" e modernità di fede che rischia di scandalizzare e gettare in confusione i fratelli più fragili.
Liberi e schiavi.
1Cor. 7,1-24.
L'epistola presenta i due modi di servire il Signore: il matrimonio, dovere e norma, secondo l'A.T. e la verginità o consacrazione al Signore, additata come particolarmente consona all'era escatologica perché protesa verso i beni eterni.
Presupposta la legittimità e bontà di entrambi gli stati di vita, vie di santità e di felicità, l'apostolo dà alcuni consigli sullo stato matrimoniale perché sia permeato di spiritualità.
Contro la fluida morale della società corrente, egli sottolinea il carattere monogamico delle nozze cristiane e sancisce la parità dei coniugi in materia di diritti e doveri coniugali nel reciproco donarsi. Con delicatezza prospetta agli sposi la possibilità e il proposito della castità matrimoniale praticata per brevi periodi concordati, purché sia frutto di un percorso di comunione spirituale e fisica, deciso di comune accordo, con condiscendenza e comprensione amorevole delle leggi di natura disposte da Dio nella Creazione.
Per gli sposati nel nome del Signore vale l'indissolubilita del matrimonio; qualora avvenga una separazione, la forza del vincolo rimane intatta e comporta il divieto a convolare a nuove nozze. Altro è il caso di matrimoni precedenti alla conversione a Cristo di uno dei due coniugi, essi possono restare uniti nel vincolo matrimoniale se entrambi sono d'accordo. La santità del credente santifichera' il coniuge e i figli nati dalla loro unione. Se però il non credente manifesta sentimenti ostili alla fede e non vuole coabitare e continuare l'unione, il matrimonio non può sussistere perché da fonte di santificazione diventerebbe strumento di sofferenza e di pericoli per la fede. L'apostolo ne prevede quindi lo scioglimento.
Nel testo emerge l'invito a non usare la conversione come strumento per voler cambiare il proprio stato sociale, ma ciascuno rimanga nello stato in cui si trovava prima di essa; la fede cristiana è soprattutto un evento interiore. L'ebreo circonciso non nasconda la propria circoncisione, il pagano venuto alla fede non si faccia circoncidere, lo schiavo non rivendichi la libertà ma rimanga tale, tuttavia egli è libero in Cristo. Ogni uomo infatti ha uguale dignità: libero nei confronti di ogni altro uomo ma servitore di Cristo. Il cristiano infatti contrae col suo Signore un vincolo che lo mette in una nuova e interiore condizione di schiavitù e libertà in Cristo, che trascende ogni categoria umana.
"Siete stati comprati a caro prezzo. Non fatevi schiavi degli uomini" (v 23).
Non concediamo pertanto a nessun uomo la nostra coscienza e la nostra onestà. Liberi da ogni servilismo verso le realtà e le mode terrene, non lasciamoci asservire dalle passioni umane per aderire interiormente solo a Cristo a cui apparteniamo.
Verità nella Carità
1Cor. cc 5-6
c5
San Paolo informato di alcuni casi di immoralità nella comunità di Corinto, tra cui un caso di incesto, adotta con autorità misure disciplinari, esortando la Chiesa ad allontanare chi commette tali azioni riprovevoli, al fine di ottenerne il ravvedimento e la conversione. La presa di distanza dagli impudichi esprime l'esclusione di ogni patteggiamento interiore col disordine morale.
Realistica è la constatazione del livello morale in cui versa la società. Emerge la consapevolezza che il cristiano, da una parte deve mantenersi estraneo al secolo presente votato alla corruzione e alla morte, (eliminare il lievito vecchio del peccato), dall'altra che è inserito nel mondo per trasformarlo come lievito di purezza che fermenta la massa. Nella carità corregga il fratello di fede che pecca, ma non giudichi chi non appartiene alla Chiesa. Solo Dio è giudice!
c6
Nelle inevitabili liti tra gente comune in continua lotta per l'esistenza, i cristiani di Corinto si citano a vicenda ricorrendo ai tribunali pagani. L'apostolo sottolinea il paradosso che i santi di Dio si facciano giudicare da coloro tra i quali regna l'ingiustizia perché non illuminati dalla giustizia di Dio. Non è meglio piuttosto rivolgersi ad un fedele che dirima le questioni alla luce dei principi evangelici? In ultima analisi "È proprio necessario che ci siano processi tra voi? Non è meglio piuttosto sopportare qualche torto? Invece siete proprio voi che commettete ingiustizie rubate..." (v8)
"Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, nè effeminati,né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio". (vv 9-10)
Virtù fondamentale nella persona è il dominio di sé anche negli aspetti leciti e naturali della nostra corporeità. Il corpo dell'uomo e della donna infatti ha un valore inestimabile, esso appartiene al Signore, essendo stato riscattato a caro prezzo mediante il sangue di Cristo, è destinato alla Resurrezione. Per questi motivi l'immoralità è il peccato che infanga il corpo umano, tempio dello Spirito Santo che vi abita. Da qui l'esortazione che è un comando: "Rendete gloria Dio col vostro corpo!" (v20)
Leggendo questi capitoli ci siamo resi conto che non richiedono molti commenti o spiegazioni ma si prestano ad una approfondita meditazione e interiorizzazione nella preghiera. Noi uomini e donne del nostro tempo, contaminati da una cultura permissiva e lassista abbiamo bisogno di confrontarci con questa parola di verità nella carità per esserne illuminati e guidati.
Un Padre che ama e rimprovera
Cor. 4
In chiusura della reprimenda sulle divisioni Paolo chiarisce l'atteggiamento che ciascun credente deve avere nei confronti degli apostoli e dei vescovi loro successori. Deve considerarli ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (1). Per misteri di Dio si intende tutta la realtà della salvezza rivelata e realizzata in Cristo e poi applicata agli uomini attraverso l'annuncio del Vangelo e il Battesimo.
Gli amministratori delle realtà divine devono possedere un requisito essenziale e fondamentale: la fedeltà. Su di essa verranno giudicati, non da un consesso umano ma dal giudizio di Dio, il solo che conta!
Asteniamoci dunque dalle valutazioni umane e rimettiamoci al giudizio di Colui che vede nei cuori e porta alla luce le intenzioni profonde di ciascuno.
San Paolo esorta i cristiani ad abbattere l'orgoglio che fa sentire l'uomo autosufficiente, riconoscano invece che ogni cosa hanno ricevuto da Dio, non hanno alcun motivo di vanto personale. Si sentono pieni di sé fino a sentirsi sazi e soddisfatti mentre gli apostoli e i veri testimoni della fede rischiano tutto per essa, anche la vita, e sopportano perfino il disprezzo e la persecuzione.
È un padre Paolo, che ammonisce i suoi figli, non è uno dei tanti pedagoghi stipendiati ma un padre che ama e per questo rimprovera i suoi figli spirituali. Un genitore, proprio perché ama, non può sottrarsi al dovere di educare i suoi figli!
Edificati ed edificatori
1Cor. 3
Continua il discorso sulla sapienza e colpisce ora il suo bersaglio concreto:l'orgoglio dei Corinzi che con le loro divisioni dimostrano di non essere giunti ad una fede matura ma di essere rimasti degli infanti. Essi si rivelano tuttora "carnali" e non "spirituali" perché sono mossi da sentimenti che non vengono dallo Spirito. L'uomo carnale nel pensiero paolino è l'uomo egoista e peccatore,chiuso negli orizzonti terreni.
Paolo continua spiegando l'essenza e la natura del ministero apostolico. Gli apostoli non sono che servitori chiamati a lavorare nel campo del Signore, a costruire il tempio di Dio che è la Comunità cristiana. Essi dovranno rendere conto della fedeltà nell'assolvere il compito loro affidato. I Cristiani da parte loro abbiano cura di non distruggere con le divisioni il tempio di Dio e di considerare solo la propria appartenenza a Cristo.
L'edificazione della Chiesa avviene con il contributo di molti secondo la grazia data da Dio a ciascuno. La riflessione comune ci ha portati a dire che tutti nella Comunità cristiana siamo edificati ed edificatori del Tempio di Dio di cui siamo parte e verso di esso abbiamo delle responsabilità. La Comunità cristiana, la Chiesa, ha un carattere sacro, inviolabile, non è sotto il dominio dei singoli ma è proprietà di Dio. Per questo gli attentati contro la sua unità sono attentati contro Dio e saranno da Lui puniti.
Rinsaldiamo dunque i vincoli personali di appartenenza al Signore facendo nostra la stoltezza della Croce, riconosciamo con assoluta umiltà la trascendenza dei disegni di Dio e la nostra totale nullità di fronte alla sua maestà. Noi apparteniamo solo a Cristo e in Cristo al Padre che in Lui ci dona tutto."Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio". È questo il vertice della grandezza dall'uomo!
La luce dello Spirito Santo.
1 Cor. 2
Un terzo esempio dimostra l'agire paradossale di Dio, è l'attività personale di Paolo nei giorni della sua prima venuta a Corinto. La sua testimonianza essenziale di Cristo crocifisso era diventata, per grazia di Dio, mezzo di attrazione per il Vangelo. Così la venuta alla fede dei convertiti non era stata frutto di discorsi persuasivi ma dell'azione potente dello Spirito Santo.
È lo Spirito che rivela ai "perfetti" (cioè quelli che vivono una fede matura) la Sapienza divina, misteriosa perché ha come oggetto e contenuto il mistero di Cristo e il progetto di salvezza che in Lui si compie a nostro favore.
È una Sapienza sconosciuta, inaccessibile a speculazioni umane e incomprensibile a quanti non sono di Cristo e, affidandosi a potenze a Lui ostili, non lo riconoscono come Messia, Redentore e Salvatore.
L'azione dello Spirito Santo rende gli apostoli capaci di predicare efficacemente il Vangelo e opera sugli ascoltatori mettendoli in grado di recepire la luce. La Luce dello Spirito dona al fedele il pensiero stesso di Gesù e ci guida a vedere, giudicare e pensare secondo Dio.
Sapienza Divina e sapienza umana
1Cor. 1,17-31
San Paolo mostra come l'agire di Dio trascende ogni sapienza umana. La sapienza umana infatti si rivela follia e insipienza di fronte alla Sapienza divina che manifesta il suo apice nello scandalo della Croce, incomprensibile follia per il sentire umano. "Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani" (1,23).
Non la sapienza umana ma la fede salva l'uomo e la chiamata alla fede è un dono gratuito di Dio e coloro che Dio chiama alla fede ricevono con essa la Sapienza divina.
L'umile estrazione di quanti fra i Corinzi sono pervenuti alla fede evidenzia proprio il carattere paradossale dell'azione di Dio. Egli non ha scelto al suo seguito persone potenti, di successo, particolarmente intelligenti, ma gente umile e semplice (ciascuno di noi esaminando sé stesso riconosce quanto sia vera questa parola!), perché nella loro debolezza brilli la grandezza e la potenza del Creatore e Redentore!
Nessuno può trarre vanto da sé stesso o poggiare la propria fiducia nelle proprie capacità, l'unico motivo di vanto per noi cristiani è Cristo, la Sapienza vera che ci introduce nel progetto salvifico di Dio e nella Vita.
Uniti in Cristo.
Corinzi 1,1-17
Già dall'inizio solenne in cui Paolo rivendica la sua autorità di Apostolo del Signore, associando a sé il fratello Sostene, intuiamo il tono autorevole della lettera. Vengono richiamati da subito gli atteggiamenti fondamentali di santità e di comunione propri della vita cristiana. La quale ha inizio da una chiamata di Dio Padre, si svolge sotto la Signoria di Cristo ed è contraddistinta dalla santità, dono ed effetto dello Spirito di Cristo.
Il Cristiano appare così partecipe del mistero della vita trinitaria.
Nel rendimento di grazie l'Apostolo rievoca tutto l'arco dell'esistenza cristiana dei Corinzi, dal giorno in cui hanno ricevuto il Vangelo e sono stati colmati dei doni spirituali, all'abbondanza dei carismi, a tutto il cammino della vita fino al ritorno del Signore. I Cristiani dovranno giungere irreprensibili al giorno del giudizio, per questo si richiede perseveranza e saldezza anch'esse doni del Signore.
Paolo affronta decisamente il problema delle divisioni che si sono create nella comunità fra gli ammiratori dei diversi predicatori del Vangelo. I Cristiani formano a tal punto una sola cosa con Lui e in Lui che una divisione nella comunità equivarrebbe ad una lacerazione della persona stessa di Cristo. Il Battesimo ci fa proprietà di Cristo, è assurdo quindi dichiararsi dell'uno o dell'altro predicatore. L'Apostolo sottolinea con veemenza la centralità di Cristo, rispetto al quale ogni predicatore, ogni apostolo è in secondo piano, servitore della Parola di Dio.
Noi siamo di Cristo, uniti intimamente a Lui e, in Lui fra di noi; da questa realtà scaturisce il dovere dell'Unità. Preghiamo perché la Chiesa, unita a Cristo e in Cristo, suo Signore, dia sempre testimonianza di questa Unità, che lo Spirito Santo dissipi ogni confusione e sani ogni ferita.