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Catechesi Adulti (Anno Catechistico 2010/11)

Febbraio - Giugno 2011
Il libro di Daniele

Composto nel 2° secolo A.C. durante le persecuzioni di Antioco 4° Epifane, in epoca maccabaica, il libro di Daniele è una sintesi di tre generi di letteratura biblica: profetico, sapienziale e apocalittico. Il suo autore ha raccolto varie tradizioni orali e scritte su un personaggio realmente vissuto all'epoca dell'esilio e di Ciro e divenuto leggendario in epoca post'esilica.

Famoso per la sua sapienza, la sua caratteristica più notevole è la capacità che Dio gli concede di interpretare sogni e visioni. A causa delle differenti traduzioni raccolte nelle tre lingue dell'epoca, aramaico, ebraico e greco,  il personaggio risulta spesso contraddittorio: ora un giovane sconosciuto, ora un indovino o un mago, ora un personaggio in vista alla corte di Nabuccodonosor.

Il libro si compone di  racconti e visioni.

I racconti hanno per protagonista  Daniele, tranne uno. Sono narrazioni allegoriche che vogliono comunicare un messaggio ben preciso attraverso la creazione di immagini vive e potenti: Daniele e i suoi tre compagni al servizio di Nabuccodonosor; Il sogno di Nabuccodonosor: la statua composita con i piedi di argilla; Anania, Azaria e Misaele salvati dalla fornace ardente; La follia di Nabuccodonosor; Il sogno di Baldassar; Daniele nella fossa dei leoni.

Le visioni sono tre raccontate in prima persona e spiegate dagli angeli: l'Angelo Gabriele spiega la visione dell'ariete con due corna sconfitto dal capro unicorno;  l'Angelo Gabriele spiega il significato della profezia dei 70 anni di esilio( Gr, 25,11-12; 29,10); l'Angelo Michele, il principe, spazza via definitivamente il potere sacrilego e crudele. Resurrezione dei morti.

Sono aggiunte posteriori: la preghiera di Azaria nella fornace; il canto di lode e ringraziamento dei salvati dalla fornace ardente; la storia di Susanna; Bel e il drago.

Scopo del libro è sostenere la fede e la speranza dei Giudei perseguitati da Antioco 4° Epifane,mostrando il grandissimo valore della testimonianza fino al martirio, Daniele e i suoi compagni infatti vengono sottoposti alle stesse prove per indurli a trasgredire la legge e a rendere culto idolatrico, ma ne escono vincitori e gli antichi persecutori devono riconoscere la potenza del vero Dio.

Ampiamente sviluppato è il tema della Signoria di Dio: i momenti della storia del mondo fanno parte di un disegno divino. Dio esercita la sua sovranità su tutti i regni della terra, essi si succedono in vicende in cui si compie il Suo giusto giudizio sulle potenze umane in relazione alla sua sovranità universale e al suo popolo sul quale Egli regna in modo speciale, fino all'avvento del Regno escatologico eterno ed universale.

Al misterioso "Figlio di Uomo"  viene conferito il potere, l'onore e la regalità sopra tutti i popoli, eterna sarà la sua giustizia ed eterna sarà la vita di coloro che risorgeranno splendenti per la loro fedeltà e il loro martirio. Tutti i morti risorgeranno chi per la vita eterna chi per l'ignominia eterna.

Gesù attribuirà a sè stesso questo appellativo designandosi come " il Figlio dell'Uomo" ( Mt. 8,20; 26,64).

Gennaio - Febbraio 2011
Il profeta Sofonia

Sofonia fu profeta in Gerusalemme dal 639 al 628 aC durante gli anni della reggenza per la minore età del re Giosia salito al trono a soli 8 anni (640-609)

Giuda si trovava sottomesso da un secolo agli Assiri e a poco a poco, soprattutto durante il regno dell'empio re Manasse, si era lasciato pervadere dai costumi stranieri e dalle loro pratiche idolatriche. Questo stato di cose durò  finchè il pio re Giosia, raggiunta la maggiore età, iniziò una profonda riforma religiosa (628)  della quale Sofonia può considerarsi promotore e padre spirituale anche se non ne vide l'attuazione.

Nella sua predicazione egli inveisce contro le diverse forme di idolatria che vanno dal culto babilonese degli astri ai riti compiuti sui tetti delle case al culto dei baal cananei i cui simulacri avevano trovato posto perfino nel tempio di Gerusalemme.

Si scaglia contro i cortigiani e i membri della casa reale che esercitano la reggenza, per la loro immoralità.

Per gli atti di violenza contro i cittadini più inermi, per gli abusi e i soprusi nell'amministrazione della giustizia, il profeta  paragona la loro tirannia e venalità alla crudeltà dei leoni ruggenti e all'ingordigia dei lupi famelici.

Non sono esenti da condanna i commercianti disonesti e i ricchi crapuloni che vivono nella dissolutezza e nella ribellione a Dio.

Il castigo divino sarà tragico e ineluttabile, una catastrofe di proporzioni cosmiche si abbatterà su Giuda e su tutte le genti nel giorno in cui esploderà "l'ira di Dio".

Il profeta però non ci lascia sotto l'incubo del castigo ma annuncia la promessa della salvezza divina. Come nel castigo sono coinvolte tutte le genti, così anche la salvezza è annunciata per tutti. Alle nazione pagane è annunciata la conversione alla fede in Dio, al popolo di Giuda il rinnovamento spirituale e il trionfo degli umili.

Compiuto il castigo degli empi si realizzerà il popolo degli umili e dei giusti a cui si volgeranno tutte le nazioni per conoscere il Signore.  

Dedicheremo agli oracoli di Sofonia due incontri.

 

 

Dicembre 2010
Il profeta Michea

Michea fu profeta in Giuda sotto i re Acaz ed Ezechia, da prima della presa di Samaria (721) e forse fino all'invasione di Gerusalemme da parte del re assiro Sennacherib (701).

Nulla sappiamo della sua vita nè della sua vocazione, ma attraverso gli oracoli del profeta Jhwh fa il processo al suo popolo e lo trova colpevole di colpe religiose e morali.

Michea fustiga i ricchi accaparratori, i creditori spietati, i commercianti fraudolenti, le famiglie divise, i sacerdoti e i profeti avidi, i capi tirannici e i giudici corrotti. Costoro fanno il contrario di quello che vuole il Signore: "praticare la giustizia, amare teneramente, camminare umilmente con il tuo Dio".

Il castigo è deciso: Dio viene a giudicare e punire il suo popolo, Samaria sarà distrutta ma anche Gerusalemme sarà ridotta a un mucchio di rovine.

La speranza, per il popolo e per il mondo intero, è legata all'annuncio della nascita a Betlemme di Efrata del re pacifico che farà pascere il gregge di Jhwh.

Il messaggio di Michea riassume armonicamente quello dei suoi antecessori Amos ed Osea e quello del suo maggior coetaneo Isaia.

Dedicheremo al libro di questo profeta i prossimi due incontri.

 

 

Periodo Settembre - Novembre 2010
Amos, il profeta della giustizia

... Ricominciamo insieme il cammino di  meditazione della Parola di Dio. I primi incontri di quest'anno prevedono  la lettura del libro del profeta Amos quì brevemente presentato.

                Amos, il profeta della giustizia.

Amos era allevatore di bestiame e coltivatore di sicomori a Tekoa un piccolo villaggio di Giuda, a pochi km da Betlemme e da Gerusalemme.  E' stato preso da Jhwh da dietro il gregge e mandato a profetizzare in Israele.

Con un linguaggio  schietto e concreto egli predica al tempo di Geroboamo2°, intorno alla metà dell' VIII secolo, epoca di grande splendore per il regno del nord.  Tuttavia il benessere di cui Israele gode  si regge su grandi ingiustizie sociali e individuali: 

-Il lusso dei potenti è un insulto alla miseria degli oppressi, anzi è ottenuto con sfruttamento e prevaricazione.

-Lo splendore del culto nei santuari maschera l'assenza di una  relazione con il Dio vero, che non vuole ricchi sacrifici ma giustizia e solidarietà fraterna.

Attraverso la predicazione del profeta risuona forte e chiara la condanna di Dio e l'annuncio del castigo inevitabile insieme all'invito a uscire dal proprio egoismo: "... Cercate il bene e non il male...odiate il male e amate il bene..." . La sopravvivenza dipenderà dall'impegno per una società più giusta che è dono d Dio e frutto della giustizia.

L'ultima parola è quella della speranza nella misericordia di Dio: due oracoli di salvezza chiudono il libro. 

  Vi aspettiamo con amicizia liete di questa opportunità di camminare insieme nel Signore.

             Le catechiste Lucia, Margherita, Elena, Aurora

Annuncio di Risurrezione

 Dn. 12

L'ultima grande parola rivolta da Dio a Daniele è la promessa della Risurrezione finale.

Il profeta rappresenta l'uomo che, nelle sofferenze della sua vita angusta e ricca di tentazioni, chiede accoratamente al Signore:- Fino a quando?-

Ed ecco, dopo il tempo della prova è annunciato il conforto, ed è un conforto ineffabile perchè riguarda l'eternità a cui tutti siamo chiamati.

La moltitudine di coloro che sono morti risorgeranno, i giusti e tutti coloro che hanno indotto gli altri alla giustizia, per partecipare alla vita gloriosa del Regno di Dio, gli empi per la condanna e l'infelicità eterna.

Non è dato sapere quando ciò avverrà, ma se questo rimane nascosto agli occhi degli uomini, la salvezza e la realizzazione della beatitudine è certa.

Beati coloro che , con pazienza, perseverano nella fede e nella speranza; Come Daniele siamo invitati ad entrare sereni nel riposo di Dio nella fiduciosa attesa della Risurrezione per la vita eterna.

E la nostra speranza non è vana perchè è fondata sulla Resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo primizia di coloro che sono morti (1 Cor. 15,20)

Risurrezione

Mi piacerebbe entrare in questo tema, così prossimo alla Pasqua che abbiamo appena vissuto, ma preferisco farlo senza portare scompiglio in questa pagina dedicata alla catechesi biblica. Rimando l'attenzione in

Forum/Dibattito Chiesa/Catechesi/Risurrezione

Atty

Andare avanti

Mi aggancio in un punto qualsiasi solo per essere visibile.

L'ultimo commento/ringraziamento di AuroraB mi pare un po' esagerato, perché ho davvero sparato esempi a ruota libera, preoccupandomi solo formalmente di non ripertermi.

Mi interesserebbe proseguire con i contatti, ma in un luogo più adatto al dibattito e allo scambio, che non interferisca con le catechesi bibliche. Avevo creato oltre un mese fa un nuovo Argomento (Dibattito Chiesa/CATECHESI), ma dopo un po' di corrispondenza con Leo, che prevedeva con sicurezza una pluralità di interventi, più nulla.

Nell'ultimo mio contatto resto in attesa... dello stesso Leo... delle Catechiste... Dopo la Festa in ogni caso ripeterò l'invito.

Grazie per l'attenzione, Buona Pasqua, Atty

Rimando a presto (anche subito) in:

"Forum/Dibattito Chiesa/CATECHESI"

... o dove preferite.

 

Vedrete il Figlio delluomo venire...

Dn. 7, 8-14

La visione notturna di Daniele ha come momento culminante la solenne investitura regale del " Figlio di uomo". Dio gli conferisce potere gloria e regno su tutti i popoli, nazioni e lingue un potere eterno che non tramonta mai.

E' il titolo che Gesù preferiva per parlare di sè, nei Vangeli ricorre spesso sulla sua bocca. Denominandosi Figlio dell'uomo Gesù si presenta come giudice e salvatore del mondo.

L'espressione può avere anche un senso collettivo identificandosi in qualche modo con i santi dell'Altissimo, anche in questo caso avrebbe un significato messianico essendo il Figlio dell'uomo nello stesso tempo il capo, il rappresentante e il modello del popolo dei santi.

Dn. 9, 1-19

In questo cammino quaresimale la bellissima preghiera liturgica penitenziale di Daniele ci ha spinti a metterci con cuore ardente davanti al Signore per cantare le sue lodi e chiedere perdono delle nostre infedeltà.

Risuona in essa il grido accorato del fedele che soffre per la consapevolezza di aver tradito l'amore di Dio e per questo sa di aver meritato ogni castigo, ogni sofferenza cui è sottoposto, ma, fiducioso nella Sua misericordia, fa leva sulla predilezione del Signore per chiedere il perdono e la fine delle angoscie.

La preghiera del fedele, che aspetta il compimento delle profezie di salvezza e lo vede tardare, diventa supplica fiduciosa non nella propria giustiza che è manchevole, ma nella divina misericordia.

Con le parole del profeta invochiamo anche noi: - Signore ascolta; Signore perdona; Signore guarda e agisci senza indugio!- 

NULLA !

Dn.4        Sotto forma di una lettera indirizzata a tutti i popoli della terra, Nabucodonosor, divenuto adoratore del vero Dio, racconta quanto Egli ha operato nella sua vita. Il re ha avuto un sogno di cui solo Daniele è in grado di dargli la spiegazione. E' l'allegoria dell'albero-ceppo-uomo che riguerda la persona di Nabucodonosor     e il suo regno. All'apice della sua potenza e grandezza, il sovrano, colto da follia, sarà costretto a vivere in luoghi appartati come gli animali.

Daniele invita Nabucodonosor a riconoscere il supremo dominio di Dio e a compiere opere di misericordia per ottenere la rimessione delle colpe, ma resta inascoltato. Nel momento stesso in cui il re si compiace della sua grandezza e della magnificenza del suo regno, la misteriosa voce dell'onnipresenza e onnipotenza di Dio ne annuncia la distruzione che si compie immediatamente con la follia di Nabucodonosor.   Solo dopo aver riconosciuto il dominio di Dio sopra i regni ritorna in senno e poi sul trono più glorioso di prima.

Ora vuole comunicare a tutti la lezione che ha imparato: che i regni umani dipendono dal volere di Dio e che i monarchi di questa terra, invece di inorgoglirsi devono riconoscerne la sovranità.

Dn.5   L'episodio si presta allo stesso scopo di quello precedente, invece dell'orgoglio di Nabucodonosor quì c'è la sacrilega profanazione dei sacri vasi del tempio di Gerusalemme da parte del re Baldassar. Invece che in sogno questi riceve la comunicazione divina presagio dei castighi da lui meritati, attraverso una misteriosa scrittura sulla parete della sala.   

Anche in questo caso Daniele è interprete e annunciatore del messaggio di Dio e la lezione è quasi la stessa: Non solo Dio interviene nella storia, ma punisce anche sia l'orgoglio smisurato dei sovrani, sia ogni attacco alla santità sua e delle cose sacre a Lui dedicate.

Il messaggio, per il periodo in cui fu scritto, sembra riferirsi alle vicende del tempo di Antioco IV , anche lui profanatore del tempio e delle cose sacre del culto, ma è significativo per noi oggi, ci propone infatti una domanda drammatica:  Che vale tutto il potere, l'orgoglio e l'autosufficienza ostentata se il Signore ci dice: - Sei stato pesato e sei stato trovato insufficiente!-?    NULLA !

Dio solo può salvare

Dn. 3   

Il racconto tratta della testimonianza dei tre giovani giudei Anania, Azaria e Misaele. Essi subiscono il martirio per non compiere un atto di idolatria adorando la statua che Nabucodonosor ha fatto erigere in onore delle sue divinità perchè fosse adorata da tutti, pena la morte nella fornace ardente.

L' angelo del Signore che è sceso con essi nella fornace, allontana dai martiri le fiamme ed esse non fanno loro alcun male. La narrazione,  pervasa da un profondo sentimento di fiducia in Dio e di umile sottomissione ai suoi disegni, si conclude con la liberazione dei giovani e con il riconoscimento pubblico da parte del re,della potenza di Dio:" Nessun altro dio può in tal maniera liberare". (Dn. 3,96)

Il capitolo si completa con una grande preghiera penitenziale di Azaria che riconosce la giustezza del castigo meritato da Israele per le sue ripetute infedeltà e supplica ardentemente il Signore perchè intervenga in favore del suo popolo  offrendo il sacrificio della contrizione dell'animo e il fiducioso abbandono suo e dei suoi compagni nell'attuale persecuzione.

La salvezza operata da Dio è celebrata infine con uno splendido canto di lode e ringraziamento che invita tutte le creature a celebrare l'amore eterno di Dio. A questo sembra si sia ispirato San Francesco nel comporre il suo " Cantico delle Creature".

Naturalmente una breve sintesi non può rendere la vivacità e la ricchezza delle riflessioni e dello scambio che avviene in un incontro di catechesi, partecipate e vedrete.

 

Daniele 3

Premetto che io sono nella pratica impossibilità di essere presente presso di voi.

Scusate, visto negli appuntamenti che l'incontro su Dn 7 si svolgerà il 5/4, deduco che quello in oggetto si sia già svolto quando qualcuno (magari AuroraB) leggerà questo commento.
Perciò faccio una domanda cui sarà facile dare risposta sulla base dell'avvenuta discussione (in caso contrario potrebbe fornire uno spunto di dibattito): per me o per chi come me, vivente nel XXI secolo, che interesse può avere questo racconto che tratta dei problemi di Israele di oltre 2500 anni fa e di tre giovani condannati ad essere bruciati nella fornace, visto anche che la liturgia delle ore lo mette in luce TUTTE le domeniche come cantico delle lodi?

Grazie

Atty

Grazie Atty

Grazie Atty del tuo intervento molto intelligente. Quella che tu presenti è proprio la difficoltà maggiore nel leggere la Bibbia che è sì parola viva e non archeologia, come ben ha sottolineato Leo, ma per risuonare in  tutto il suo profondo significato ha bisogno di qualche aiutino. Questo è il motivo per cui invitiamo a partecipare agli incontri che hanno lo scopo non solo di fornire le chiavi di lettura dei brani man mano presentati ma anche  quello di scambiarci le nostre riflessioni per l'arricchimento di tutti. Data la tua impossibilità pratica a partecipare mi complimento con te per questa tua forma di partecipazione e cerco di risponderti. Come premessa devo dirti che il libro del profeta Daniele che stiamo leggendo si compone di racconti di tipo parabolico.E' importante  il messaggio che vogliono comunicare nella sua globalità; in questo racconto  è messa in evidenza la fedeltà dei tre giovani  e il loro fidarsi di Dio anche in una situazione di persecuzione. La cosa che più colpisce è che essi non sanno se Egli interverrà in loro favore, sanno che ne ha il potere ma se anche non intervenisse per un suo misterioso disegno, essi sono pronti a subire il martirio pur di mantenersi fedeli a Dio.  Questo messaggio non è archeologico ma diventa attualissimo nella misura in cui noi uomini e donne dl XXI secolo lo viviamo e lo testimoniamo nelle scelte di ogni giorno, ci aiuta a verificare la nostra fede: ci fidiamo di Dio in questo modo o la nostra fede è così fragile da crollare alla minima difficoltà? Hai detto bene, si capisce che sei una persona attenta,  la Liturgia ci propone il cantico dei tre giovani nelle lodi della domenica, è un canto meraviglioso e ci ricorda  i tanti motivi che abbiamo per lodare e ringraziare il Signore. Lasciamoci coinvolgere da questo inno e aggiungiamo i motivi personali per cui lodare sempre il nostro Creatore.  Ciao, Atty, spero di averti risposto almeno in parte.  

Daniele 3 bis

Per gli aficionados Leo, AuroraB e quanti si appassionino e si aggiungano alla discussione.

Mi sembra scontato che la mia domanda non fosse per sapere qualcosa di più sul libro di Daniele ed in particolare sull'episodio dei tre giovani, ma piuttosto per cercare un argomento concreto da proporre a un (ipotetico ma non troppo) ascoltatore qualunque, disattento, non iniziato, al limite addirittura non credente (quanti ce ne sono nelle nostre chiese?), tale che l'affermazione

"Questo messaggio non è archeologico ma diventa attualissimo nella misura in cui noi uomini e donne del XXI secolo lo viviamo e lo testimoniamo nelle scelte di ogni giorno..."

diventi per lui almeno interessante. Che la Parola sia ricchissima di sfaccettature e significati per cui lo stesso brano possa suonare diverso per il contesto nel quale viene proclamato, o per lo stato d'animo dell'ascoltatore, o per mille altre ragioni anche momentanee ed irripetibili è fuori di dubbio. La mia domanda voleva piuttosto significare: visto che io vivo oggi con i miei problemi pratici o le mie mormorazioni più o meno represse davanti per esempio ai fatti di cronaca per esempio politica, che chiave di lettura mi dà questo brano per acquietare la mia angoscia esistenziale che ne scaturisce?... e poter davvero lodare il Signore?

Altrimenti, dov'è l'attualità della Parola, senza negarne il valore intrinseco? Non può essere semplicemente "esempi a cui tanti cristiani [...] si sono trovati a guardare" ma i giorni stessi (quasi una cronaca) che stanno vivendo. Dalla Catechesi perciò io desidero ricevere UN motivo per dichiarare apertamente: questa Parola è vera ed io l'ho sperimentato!

Atty

le "risposte" e il cammino di fede ...

Caro Atty, mi colpisce davvero l’intensità della tua richiesta, così ripetuta, come quando ad esempio dici “…Dalla Catechesi perciò io desidero ricevere UN motivo per dichiarare apertamente: questa Parola è vera ed io l'ho sperimentato!".

Se questa risposta definitiva esistesse, e fosse valida per tutti, certo farebbe la felicità di tutti i catechisti. Ma purtroppo, anzi direi per fortuna, questo "motivo" non esiste.

Mi vengono alla mente le parole di Gesù, tanto chiare seppur appena mitigate dalla forma di parabola… quando l’uomo straricco, che in vita non aveva mai posto la minima attenzione a Lazzaro, il poverissimo, dopo la propria morte parla con Abramo: “E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi

E in effetti neppure l’autorevolezza e la testimonianza di Cristo, vero Dio e vero Uomo, hanno potuto fornire “la risposta”, "il motivo", "la prova" schiacciante della verità capace di convincere ogni uomo…

Questo mi dice che la strada deve essere necessariamente un’altra. Perché una strada c’è!! Una strada dove le parole, “la Parola”, si incarna prendendo anima e forma nella vita. In cui le risposte, certo anche verbali, si ritrovano poi soprattutto nelle scelte di vita, quando la nostra libertà è esposta alla scelta e ci scopriamo via via più o meno capaci di spenderla per il bene… Il nutrimento è vario, la catechesi ma anche una partecipazione eucaristica intensa, continuativa e ricca. I momenti di luce si alternano ai momenti di buio, ma con cura e amore si cerca far germogliare i primi per trovare la forza nei secondi… Dove lo spazio della discussione e dell’approfondimento ci forniscono delle ragioni, ma poi la preghiera, le buone relazioni e le scelte coerenti danno luce e forza giorno dopo giorno nel cammino.

In un percorso da un lato profondamente comunitario ma poi anche del tutto personale, dove ciascuno è chiamato per nome a mettersi in gioco e soprattutto a restare in gioco. Che è storia dura... ed allora il sostegno della comunità dei fratelli è tanto importante.

Caro Atty, “la risposta“ vincente, "UN motivo" speciale temo che non sapremo dartelo, ma forse in queste pagine potrai intravedere i segni, le tracce di una comunità di persone impegnate a cercare le ragioni della propria fede e, per quanto possibile, a viverla e testimoniarla. 

Alla prossima…

Incomunicabilità

Dicendo "UN motivo" intendo "uno, almeno uno convincente" e non "IL motivo, cioè quello definitivo".

E dicendo "Parola vera, sperimentata" intendo che ognuno la può vivere in modo differente da un altro, e non per questo sarà meno vera, proprio perché sperimentata.

Scusami carissimo Leo, hai fatto seguire una colta dissertazione, che non fa una grinza, ma che trovo non in tema, visto che non risponde alla mia domanda. Ritorno all'argomento iniziale e pongo la questione in altri termini: che ha a che fare la storia dei tre giovani nella fornace con l'OGGI, quanto mi aiuta nella mia vita se la sfrondo della dimensione storica, culturale, anche esegetica? Chi è Nabucodonosor, chi sono i tre giovani, che cos'è la statua, cos'è la fornace, chi è l'angelo... li ho incontrati nella mia storia (li hai incontrati nella tua)?

Tutto il resto è bello, anche bellissimo, ma lontano. Nella tua ultima frase parli di "ragioni della fede", di "viverla" e "testimoniarla"; mi piacerebbe saperne di più, ma questa forse è un'altra storia...

Sto forse esagerando? Saluti

Atty

Dentro o fuori la fornace?

Carissimo Atty, seguire in questi giorni la discussione che si è aperta a seguito delle tue "provocazioni" così disarmatamente condivisibili è UN motivo convincente (un altro), per me, per sentire la Parola viva. In questa tua voglia di ricercare con ostinazione (propositiva!) un senso in qualche cosa che viene così da lontano mi fa credere ancora di più quanto sia importante quel messaggio. Hai ragione Atty quando dici che oggi è improbabile che qualcuno possa pensare di buttarsi in una fornace in nome di Dio con la speranza di essere salvati da Lui e, in ogni caso, accettando la Sua volontà. Lasciamo affondare barconi carichi di persone senza battere ciglio, applaudiamo con calore i Laqualunque di turno e li mettiamo a sedere nel nostro Parlamento, gli concediamo i Sacramenti (perché non spetta a noi giudicare!!) e il perdono non si nega a nessun Ser Ciappelletto … Eppure - cosa vuoi che ti dica Atty -, proprio di fronte a questo sconforto – molto simile credo a quello che avranno vissuto quei tre giovanetti che chissà quanto si saranno domandati “Perché??!!??” non è possibile non sperare, non avere fiducia. La vita può essere qualche cosa di diverso da una somma di egoismi e il Vangelo ce lo dimostra con Cristo che “vive” solo 33 anni. 33 anni, 2 o 100, ciò che fa la differenza è il come e non certo il quanto. Forse chi crede di essere eterno crede anche di potere fare e disfare della vita propria e degli altri a piacimento. Ma prima si comprende ciò che può rendere la propria vita degna di essere chiamata tale e meno si rischia di avere vissuto per niente. Io, finora, tutte le volte che faccio qualche cosa in linea con la strada indicata nel Vangelo (cosa davvero non facile!!) sono una persona più felice e credo lo siano anche le persone che mi sono vicine. Il problema è quindi fidarsi. E credo che uno dei motivi per cui ci viene ancora raccontata la storia dei giovanetti e la fornace possa essere proprio questo.

Spiraglio

Forse è il caso di togliere le virgolette a quel "provocazioni": spero proprio che sia così. Complimenti, ma ancora, cara Mariangela, tratti questa storia EMBLEMATICA come qualcosa che ci viene raccontato perché costituisce un insegnamento, che si può imitare o meno. Forse è il momento di fare un salto di qualità verso il CONCRETO. Un'altra piccola richiesta: che ci fa l'immagine dei tre giovani nelle fiamme nelle catacombe di Priscilla, rare figure dell'antico testamento accanto a tante relative ai primi tempi della Chiesa nascente?

Saluti vivissimi a tutti.

Atty

Concretezza e simbolismi

Sai Atty, credo che la sfumatura sia un po’ più sottile. Non credo che la storia ci venga raccontata per insegnarci qualche cosa, ma piuttosto che cerchi di dirci qualche cosa di importante. Impresa non da poco. Non perché non sia comprensibile … tu ed io, Atty, la stiamo comprendendo fino in fondo (ahimè!!). Ma perché quello che ci dice va contro tendenza. Ci “provoca” (non togliermi le virgolette!!). E’ una colossale provocazione. Allora come oggi. E penso che chi ha fede/fiducia oggi sia un vero alternativo. Del resto credo che uno che è andato controcorrente quanto Gesù sia difficile da trovare… un re che nasce in una stalla da una donna che rimane “incinta” prima di sposarsi e che crescendo non fa altro che passare da una cattiva frequentazione a un’altra e che infine sale su una croce per tutti noi che facciamo pena!! … se non è essere controtendenza questo!! Il punto è che Lui è Lui e noi siamo quello che siamo. Quindi, tutto ciò premesso, tornando alla tua domanda, concretamente come si fa oggi a stare dentro alla fornace senza essere degli eroi? d’istinto direi, ad esempio, dentro ad un matrimonio fedele e rispettoso, dentro alla malattia e alla morte di tante persone care con la certezza che non è finita qui, rimanendo dentro ad un Chiesa che mi fa arrabbiare un giorno sì e l’altro pure sentendo che comunque ne faccio parte e i miei limiti non sono da meno di quelli degli altri … se vuoi posso andare avanti … dentro a delle amicizie che durano da una vita con le loro fragilità e la loro forza. Un’ultima cosa: ma questi giovinetti te li ritrovi proprio da tutte le parti … che voglia dire qualche cosa????    

Tombola

Non è che me li ritrovi da ogni parte per qualche recondito motivo... il fatto è che quei tre (o uno, o cinque, che importa?) sono io stesso, sei tu, è questa stessa Chiesa che ti sta stretta, oppure che ti sta (ci sta) giusta perché è fatta di noi.

E non è che la fornace, come dici pure tu, me la debba andare a cercare tanto lontano; è la nostra giornata, il brodo nel quale siamo immersi, dove sono mescolati seduzioni, ipocrisie, violenze mediatiche, buonismi, opportunismi, qualunquismi morali, desideri di giustizia sommaria, conformismi... non dobbiamo cercarla: ci siamo dentro e basta.

Un re che si chiama potere politico, ricatto morale, Europa (questo oggi mi sembra il migliore), ci mette davanti una bella statua che ha le fattezze del lavoro, della visibilità, della fuga dalla sofferenza, dall'emarginazione, dalla depressione, oppure ha la maschera dell'inutilità che ti distoglie dalla grigia realtà (lo spettacolo, lo sport, il consumismo, le offerte speciali, i dibattiti che ti vengono agitati davanti al naso come verità che risolvono le tue aspettative).

Il re fa leva sulla nostra fame di idolatria, che ti inganna presentandoti dei più piccoli di te, che adula la tua intelligenza che vuole "capire" Dio: molto meglio questo vitello d'oro che posso carezzare e tirare dove voglio io piuttosto che un Dio così difficile da interpretare che ti spinge dove tu non vuoi (ma questo Dio, c'è o non c'è?).

Sono un fallito, il mio spirito diventa più debole della mia carne, sono preda delle fiamme... ma c'è uno Spirito che soffia per me e mi salva, mi dà un potere profetico sulla realtà di ogni tempo; Anania e soci, presentati come funzionari del regno, non esprimono un giudizio sulla politica di Nabucodonosor, che poteva essere più o meno buona, come oggi del resto, ma dalla fede dei loro padri hanno ricevuto una scala di priorità inderogabile: IO SONO, non avrai altro Dio all'infuori di me! Sono chiamato nella più grande libertà ad essere santo, ad essere come Dio, ad essere Dio (non sto dicendo eresie), invece sto sbavando per essere capufficio, o mi sto letteralmente prostituendo per essere assessore o per essere accettato al grande fratello...

E tutti questi parlatori, opinionisti, demagoghi, buttano altra legna per distruggere le mie radici e nascondermi la meravigliosa prospettiva di eternità. E chi si rifugiava nelle catacombe per sfuggire all'accusa di ateismo, paravento di un potere politico che non sopportava di essere secondo a nessuno, l'aveva capito molto bene.

Sono andato a ruota libera? In tutto questo non ho visto simbolismi. Scusate l'intrusione.

Atty

grazie

Grazie Atty perchè hai spezzato per noi il pane della Parola. Tutte le volte che vorrai e potrai farlo sarà un vero regalo per tutti noi, perchè le tue parole ci hanno fatto ardere il cuore!

Ciao Atty, non c'è dubbio

Ciao Atty, non c'è dubbio che all'orecchio di un cristiano che nutre la propria fede alla fonte della parola di Dio capiti spesso di trovare e ritrovare parole già meditate, lette o sentite. Ma il bello è che la ricchezza del testo biblico e la sua sorprendente novità sanno riecheggiare ogni volta in modo nuovo, vuoi per un nostro personale stato d'animo o momento di vita, vuoi per l'apporto di un fratello nella fede che riesce a far brillare ai nostri occhi qualcosa che avevamo sottovalutato o semplicemente mai colto prima.

Così la catechesi, ben lontana dall'essere una sorta di archeologia della parola, si anima ogni volta di nuovi significati in grado di vivificare e vivacizzare la nostra vita. Di questo, oltre che nostro Signore, ringraziamo le persone delle nostre comunità, come Aurora e tanti altri, che da tempo con impegno e sapienza ci offrono questa opportunità in maniera continuativa e ricca.

Personalmente trovo che proprio il racconto di questi tre giovani giudei, Anania, Azaria e Misaele, ci aiuti a entrare in sintonia con una capacità di conferma della fede che sa andare oltre la propria vita, e di cui Gesù Cristo si fa poi per tutti noi esempio potente e centrale. Esempi a cui tanti cristiani, dagli albori delle prime comunità fino ad oggi (e probabilmente per sempre...) si sono trovati a guardare, spesso in maniera drammatica, per trovare la forza di testimoniare fino in fondo, in pienezza e coerenza, la propria fede.

Ciao!!!!!
Leo

Dio concede il potere.

Dn. 1     Quattro giovani ebrei fra i deportati in Babilonia vengono scelti oer la corte del re. Dalla loro nuova condizione nasce per essi la prova che manifesterà la loro fedeltà ai precetti di Dio e la loro fiducia nella sua protezione. Dio li ricompensa con il dono della sapienza e a Daniele concede in più il dono dell'interpretazione di sogni e visioni. La straodinarietà delle loro doti colpisce Nabucodonosor che li pone in condizione di spicco nella sua reggia.

Dn. 2   Nabucodonosor fa un sogno ma, essendosene probabilmente dimenticato, esige che i suoi sapienti, pena la morte, glielo ricordino e ne diano la spiegazione; ma neppure un re della sua potenza può ottenere l'impossibile, nessuno , se non Dio, può rivelargli il sogno. Daniele e  i suoi compagni rivologono al Signore la loro preghiera fiduciosa e a Daniele viene svelato il sogno e il suo significato da riferire al re. 

Con l'allegoria della statua di vari metalli di preziosità decrescente sono descritti i quattro grandi imperi che si succederanno da quello babilonese di Nabucodonosor fino a quello fino a quello dei Seleucidi, passando per Medi e Persiani, per affermare il loro inevitabile declino,  la loro scomparsa e l'avvento del regno messianico. Tutti gli imperi terrestri crolleranno per cedere il posto a un  regno nuovo che non sarà mai sostituito da nessun altro, la cui origine divina è simboleggiata dal sasso che, senza intervento umano, si stacca dal monte e colpisce i piedi di argilla della statua distruggendola.  

Il racconto ci ha aiutati a riflettere sulla transitorietà di ogni potere umano che tuttavia è concesso da Dio, Signore della storia, e ci invita a confidare solo in quel Regno che non avrà mai fine. 

 

Perseveranti nella fede.

Sof. 2,1-3; 3, 9-20.

Il profeta si rivolge agli empi invitandoli a rientrare in sè stessi e convertirsi, agli umili e poveri chiede di essere perseveranti nella fiducia verso il Signore e nell'obbedienza alla sua legge.

Gli umili e i poveri sono coloro che si fidano di Dio, riconoscono di dipendere solo dalla sua potenza creatrice e vivono da giusti mettendo in pratica i Comandamenti, per cui amano e temono Dio e sono leali, sinceri, solidali e accoglienti col prossimo.

Dal piccolo resto di poveri e umili Dio darà vita ad un popolo nuovo, un popolo radunato da ogni luogo della terra, rinnovato intimamente dall'amore del Signore;  per la sua salvezza Dio gioisce e fa festa.

Sul Suo amore potente e generoso si fondano la nostra gioia e la nostra speranza; è un fondamento solido che ci dà coraggio e fiducia nelle tempeste della vita.

Da esso deve sgorgare lo slancio di una testimonianza cristiana forte e gioiosa.

 

Afflitti ma non disperati.

Sof. 1; 3, 1-8.

Il profeta Sofonia con le sue denuncie veementi e accorate contro ogni forma di idolatria, corruzione e abuso dilaganti nella società del suo tempo ci ha dato modo di prendere coscienza del male che è fuori e dentro di noi.

In ogni epoca storica l'uomo, peccatore fin dall'origine, continua ostinatamente a volersi allontanare dai  comandamenti del Signore, non riconoscendo di fatto la  Signoria di Dio sul mondo e sulla storia.

L'uomo poggia la sua sicurezza sulle ricchezze accumulate e sul potere ma l'evangelista Luca ( Lc. 12, 15-21) ci mostra quanto sia stolto questo atteggiamento.  Conviene piuttosto arricchirsi davanti a Dio perchè nel  giorno del Signore in cui si scatenerà "l'ira di Dio" e la sua gelosia appassionata brucerà ogni empietà, non sarà la ricchezza o il potere umano a salvare ma le opere buone, la giustizia di chi ascolta la Parola del Signore e la mette in pratica.

La riflessione sul tema proposto  provoca in noi un  sentimento di afflizione:  siamo afflitti di fronte al peccato dilagante ma non disperati perchè confidiamo nella misericordia del  Signore; preghiamo perchè  Egli ci dia la grazia di mettere in atto un cammino di vera conversione. 

Incontro al Dio che ci salva

Mic.2,12-13 4, 1-8 5, 1-3; 7, 18-20.

Nei giorni precedenti il Natale del Signore il profeta Michea ha guidato la nostra preparazione alla venuta della Salvezza promessa.

Al compimento del tempo Dio donerà al suo popolo un Re, Egli uscirà da Betlemme, dalla stirpe di Davide;  come un pastore raduna le pecore disperse Egli radunerà da ogni luogo il suo popolo e camminerà alla sua testa.

Al Signore si volgeranno tutte le nazioni e lo cercheranno per conoscere la sua Parola di vita; sotto il suo regno universale sarà Pace per tutti i popoli.

Questa profezia compiuta nel santo Bambino e da compiersi nel futuro escatologico ci riempie il cuore di gioia.

Al Dio misericordioso che ci salva,che perdona ogni colpa a chi si converte sinceramente, eleviamo la nostra preghiera di lode e di ringraziamento.

Giustizia, Amore, Umiltà

Mich. 1,8-16; 2,6-11; 3,9-12; 6,1-8.

         Il profeta rimprovera agli empi accaparratori i loro delitti. Costoro, basandosi sull'Alleanza, vogliono controbattere le gravi minacce di Michea, ma questi non desiste, ribadisce le sue accuse facendo notare con una punta di sarcasmo che essi accetterebbero volentieri solo vaticini benevoli di profeti prezzolati.

    Dopo Samaria anche Gerusalemme sarà distrutta e il suo tempio raso al suolo per colpa dei capi politici e religiosi;  questi hanno pervertito la giustizia e ottengono le proprietà altrui con usurpazioni ed omicidi.  Considerano la presenza di Jhwh in mezzo al popolo come una sorta di talismano per scongiurare la sventura,  sicuri come sono di essere a posto con Dio.

    Il Signore però non vuole il loro culto e i loro sacrifici, ciò che Dio vuole dagli uomini è la Giustizia come ascolto e obbedienza alla sua Parola, un cuore accogliente pronto all'Amore e alla Pietà,  Camminare Umilmente col Signore offrendogli il servizio della propria vita.

     Sarebbe facile usare le parole del profeta per stigmatizzare i mali della nostra società e del mondo, purtoppo i casi da additare sarebbero tanti, ma sbaglieremmo strada e ci ridurremmo a una disquisizione sociologica. Questa parola che Dio ci rivolge per mezzo del profeta Michea deve piuttosto aiutarci a verificare  atteggiamenti e comportamenti personali per crescere nella vita spirituale e nella santità di figli di Dio.

Ignari o indifferenti?

Am. 6, 1-7; 8, 4-8. 11-12; 9,11-15.

Le accuse mosse dal profeta agli Israeliti ci hanno dato modo di riflettere sui nostri stili di vita. Spesso anche noi viviamo spensierati e gaudenti, correndo freneticamente a fare i nostri affari, ignari o per meglio dire indifferenti dei seri problemi di molti che sopravvivono mancando del necessario mentre noi inseguiamo con affanno il superfluo.

Il castigo annunciato da Amos è terribile: il silenzio di Dio! Stanco di parlare senza essere ascoltato, Dio tace, non susciterà più profeti e il popolo infedele sarà abbandonato verso la catastrofe. 

La misericordia del Signore però andrà oltre il castigo comminato, infatti la promessa messianica che prevede la restaurazione del regno di Davide, la prosperità materiale e la permanenza definitiva nella patria recuperata chiude la profezia di Amos.

Dio castiga quelli che ama

Am.  3,9-5,7

Il profeta denuncia la corruzione di Samaria, la sua superbia effetto della ricchezza indegnamente accumulata, il culto ipocrita che si celebra nei suoi santuari; a queste colpe si aggiunge la chiamata in corresponsabilità delle  donne stigmatizzate per la loro scostumatezza e cattiveria verso gli umili.

Non si illudano i peccatori di cavarsela praticando un culto fastoso ma falso e ipocrita perchè accompagnato dal rifiuto di obbedire alla volontà di Dio e dalla compiacenza verso le proprie inclinazioni e illusioni.

Eppure il Signore in tutta la storia di Israele lo ha castigato in vari modi perchè si correggesse e tornasse al suo Dio. Ma nè la carestia, nè la siccità, nè l'alluvione, nè la guerra, nè la peste, nè il terremoto hanno indotto gli uomini a perdere la loro superbia, a pentirsi e convertirsi a Colui che li ha creati.

Senza conversione non c'è salvezza, solo chi cerca Dio per conoscere la sua volontà e compierla avrà la vita. 

una sintesi di Avvento?

Grazie Aurora di questa tua sintesi che mi pare dischiudere meravigliosamente al prossimo tempo di Avvento, venuta del Signore in mezzo a noi.

..... nè la carestia, nè la siccità, nè l'alluvione, nè la guerra, nè la peste, nè il terremoto hanno indotto gli uomini a perdere la loro superbia, a pentirsi e convertirsi a Colui che li ha creati. Senza conversione non c'è salvezza, solo chi cerca Dio per conoscere la sua volontà e compierla avrà la vita......

Cercare Dio, provare a riconoscere il suo volto nel volto del prossimo anche quando questo volto sembra tanto distante e deforme, cercare la volontà di Dio come grande chance per dar senso ogni giorno alla nostra vita, non standarci mai di chiedere la forza per compiere tale volontà, anche e soprattutto quando stentiamo a capirla, quando ci porta lontano dai noi stessi e dalle nostre più immediate inclinazioni.

Una voce libera... ma scomoda

         Il profeta è una voce libera che non dipende da questo o quel potente ma solo da Dio Il Quale lo ha chiamato in modo irresistibile e lo ha inviato a predicare agli Israeliti per annunciare il giudizio divino incombente.

        Essi sono accusati di gravi peccati contro l'uomo e  contro Dio:

- L' oppressione dei poveri, calpestati, trattati come merce di scambio, ridotti incondizioni disumane.

- Pratiche sessuali immorali che degradano la persona umana.

- Celebrazioni liturgiche trasformate in orge gastronomiche pagate coi soldi succhiati    ai poveri e agli oppressi.

Eppure il Signore ha ricolmato il suo popolo di innumerevoli benefici  non ultimo il dono della sua Parola annunciata dai profeti; ma essi si mostrano irriconoscenti per i doni di Dio e chiudono la bocca ai profeti tentando di asservirli al potere.

Siamo forse anche noi tra gli ingrati?                                         

 

  Ho visto solo ora

 

Ho visto solo ora l’intervento di Aurora di ottobre. Non so come mai, perché li aspetto come un appuntamento fisso e me li leggo sempre con molta attenzione. Già che ci sono: “Grazie mille Aurora!!” il tuo è un contributo importante per molti senz’altro, oltre a me.

Rispetto quindi all’intervento di ottobre dove il grido di Amos suona spaventosamente attuale, mi viene da rivolgere una provocazione: la domanda “Siamo forse anche noi tra gli ingrati?” che sicuramente dobbiamo farci, non rischia però di chiuderci dentro a un atteggiamento di colpevolizzazione (molto autoreferenziale?) che potrebbe impedirci di cercare e riconoscere i profeti tra noi? dietro all’innegabile verità che siamo tutti peccatori non corriamo anche il rischio di negare o soffocare la voce del profeta che è in noi?

Mi lascio provocare volentieri

Ti ringrazio Mariangela per le tue parole e per essere intervenuta in questa pagina che sembra non avere commentatori.

Fermo restando che è importante lodare e ringraziare il Signore e che spesso ce ne dimentichiamo, la gratitudine per eccellenza si mostra con l'obbedienza della vita.

Riguardo alla tua "provocazione" sono d'accordo che è scontato dire che siamo tutti peccatori, purtroppo è drammaticamente vero, e il peccato è propriamente ingratitudine. Non ritengo tuttavia che questo alimenti un atteggiamento di colpevolizzazione e di ripiegamento in sè stessi; certo tutto è possibile ma a me pare che l'interrogarmi sulla mia ingratitudine mi metta nella condizione di aprirmi all'amore di quel Dio che mi colma di doni grandi e impegnativi, che mi fa vivere e gustare la vita e che questo  mi permetta di aprirmi agli altri e al mondo con occhi benevoli.

Costituiti profeti in grazia del Battesimo che abbiamo ricevuto, siamo chiamati a lasciarci plasmare dalla Parola di Dio, tutta. Siamo anche chiamati a fare nostro l'intento del profeta, che è infine quello di Dio: denunciare il male perchè il peccatore si converta e viva. Lungi quindi dal soffocare il profeta che è in noi, dobbiamo compiere questo atto di carità che consiste nel denunciare e detestare il peccato da una parte e amare la persona, come Dio la ama, e desiderare ardentemente la sua salvezza dall'altra.

Preghiamo per la conversione dei peccatori  ( quindi anche per la nostra).

Con stima e simpatia, grazie ancora, ciao.