Associazione San Martino
La storia che accomuna Associazione San Martino e Parrocchia di Sant'Egidio è lunga quanto l'Associazione stessa e - col tempo - ne daremo conto su queste pagine, per non perdere il filo che ci lega e perchè la memoria delle persone, dei volti e delle storie che abbiamo condiviso rimanga patrimonio comune e costituisca ricchezza viva anche per chi non l'ha vissuta.
Intanto ecco qualche breve notizia di presentazione.
L'Associazione San Martino dal 1981 risponde nel territorio al bisogno di accoglienza di giovani in situazione di emarginazione e di difficoltà. E’ un'associazione di volontariato Onlus, iscritta all’Albo Regionale del Volontariato ed Ente Ausiliario della Regione Lombardia per le dipendenze. Aderisce al CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza). E’ socio fondatore del Collegamento Provinciale del Volontariato, del Centro Servizi per il Volontariato di Mantova (CSVM) e del Forum Provinciale del Terzo Settore.
Dopo una lunga e ricca esperienza di incontro e condivisione maturata nelle proprie strutture di accoglienza (Cascina Bosco di San Martino Gusnago e case di rientro dislocate sul territorio, in particolare quella di Bocchere), attualmente l'Associazione esplica la propria attività attraverso il CDF - Centro di Mediazione Sociale, istituito nel 1988 ed oggi più che mai nodo di rete del sistema di prevenzione del territorio di Mantova.
L’esperienza maturata in quasi trent’anni nel campo della prevenzione alle dipendenze e della formazione relazionale ha portato il Centro ad impegnarsi concretamente nella promozione e nello sviluppo dei processi di crescita dei bambini, degli adolescenti e dei giovani.
Il CDF - Centro di Mediazione Sociale attua un approccio formativo esperienziale. L’”esperienza diretta” appare infatti come il luogo più adatto per interagire in chiave formativa con i soggetti e i contesti di vita per favorire il cambiamento e la migliore risposta ai bisogni.
L’obiettivo è di favorire lo sviluppo delle potenzialità personali e delle comunità.
A tale scopo promuove percorsi di crescita personale e di gruppo rivolti ai singoli, alle famiglie, alla scuola e agli altri contesti istituzionali, a gruppi a base volontaria e professionale, attraverso:
- ascolto e counseling;
- laboratori di animazione psicopedagogica;
- tutoring e mentoring;
- formazione e supervisione.
Alcune delle iniziative proposte
- Iperattività e difficoltà di attenzione: cosa fare come genitori?
Percorso formativo per genitori di bambini da 6 a 12 anni volto a migliorare le competenze educative e il clima familiare del bambino iperattivo e con difficoltà attentive (marzo 2008).
Clicca sull'immagine della brochure del corso per leggerla o scaricarla.
Clicca qui per vedere/scaricare la brochure di presentazione delle attività del CDF - Centro di Mediazione Sociale dell'Associazione San Martino
Il 29/10/2016 , presso la chiesa di Pozzolo, si celebra una messa speciale in occasione del 15° anniversario della scomparsa di don Sergio.
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Ricordiamo don Sergio Barlottini
E' un momento importante in cui, dopo la celebrazione eucaristica, potremo fare memoria insieme di don Sergio Barlottini a 25 anni dalla morte.
Siete tutti invitati a partecipare.
Saluto a don Andrea Gallo
L’ultimo incontro di don Andrea con il CNCA è stato a Firenze nel dicembre passato, in occasione dell’Assemblea del Trentennale. È stato un incontro caldo, e un abbraccio vero quello che ha ricevuto da parte di tutti i presenti, esploso in un grande applauso quando ha detto “il mio CNCA, che è parte della mia vita”. Ci ha aperto il suo cuore e ci ha fatto sentire tutto il suo affetto.
Questo camminarci accanto lo abbiamo sempre percepito e si è manifestato spesso anche con richiami forti a non perdere lo slancio, a non diventare troppo “normali”, a non lasciare o dimenticare la strada.
Appena eletto presidente del CNCA mi è arrivato un suo libro, con un incoraggiamento e un abbraccio, e il richiamo a riscoprire le radici. Guardando le radici ha sempre saputo essere proiettato in avanti, con una grande aspirazione di libertà.
Di questo ha parlato in un altro passaggio del suo intervento dal palco a Firenze: “siamo piccoli, ma apparteniamo al CNCA, un popolo in cammino che cerca libertà, libertà di essere al servizio totale”. Vederlo fra noi in quei giorni così importanti per la nostra Federazione è stato davvero bello, è stato un segno di continuità fra coloro che hanno cominciato questa storia e chi oggi ha la responsabilità di portarla avanti.
Ha voluto salutarci dalla sua comunità di San Benedetto al Porto, fra la sua gente e i suoi libri, nella sua Genova, nella quale durante il G8 del 2001 ci accolse con tutte le nostre speranze e la nostra rabbia.
Lo vogliamo ricordare così: sognatore, anarchico, appassionato, tenero, piantato con i piedi per terra e con il cuore sempre in cielo, figlio e padre. Lo vogliamo ricordare come vorremmo essere tutti noi!
Al CNCA di oggi lascia una grande eredità e un forte impegno: continuare a essere, a stare accanto alla gente, sempre coinvolti, ma mai assorbiti soltanto dal fare. Don Andrea ci chiede di continuare a prendere la parola e a gridare i nostri sogni e la nostra rabbia, magari cantando come lui quel “bella ciao” che parla di libertà e di democrazia.
Rivolgo un grande saluto a don Andrea Gallo, compagno di strada e maestro di tutti coloro che accolgono e lottano per un mondo migliore. Mi rimane la gioia di averlo conosciuto, l'orgoglio di essere stato suo amico, la voglia di continuare il suo impegno.
Don Armando Zappolini
Presidente del CNCA
Un'esperienza di fede
In attesa dell’intervento di Martina (che non tarderà ad arrivare) su chi era don Sergio, vorrei provare ad esprimere ciò che ha rappresentato e rappresenta per me. Per farlo devo risalire a molti anni fa, quando su invito di don Alberto, insieme agli amici del “Gruppo del sabato sera”, sono andata a cena da don Sergio e dai ragazzi della allora piccolissima comunità che aveva trovato accoglienza nella canonica di don Roberto parroco di San Martino Gusnago.
Avevo seguito, fino a quel momento, tutta una discussione – molto forte e critica – che gli abitanti di quella zona avevano sollevato per la presenza di una comunità di tossicodipendenti e per le conseguenze che ne sarebbero potute derivare (furti, violenze e chissà cos’altro). La partecipazione alle attività proposte all’interno del nostro gruppo “parrocchiale” non mi aveva mai fatto temere nulla, ma non nego che in quella occasione qualche perplessità mi era venuta circa l’opportunità di una “contaminazione” tra mondi che non avevano nulla in comune. I miei genitori dissiparono, tuttavia, le mie paure con la loro abituale serenità e mancanza di preconcetti e mi invitarono ad andare senza alcun timore.
E’ proprio vero che spaventa solo ciò che non si conosce.
Bastò infatti una serata in compagnia (alla quale ne fecero seguito, nel tempo, molte altre) per comprendere che non vi era nulla da temere da dei giovani che stavano cercando di recuperare il senso della loro vita accompagnati dal bene enorme, gratuito, semplice, profondo e soprattutto costante e coerente di don Sergio.
Mi fece una grande impressione questo prete così apparentemente schivo, di poche parole, quasi sussurrate, e mi fece (e mi fa) molto riflettere quella capacità di affrontare le situazioni più difficili e scomode che molti tendono a definire “straordinaria”. A pensarci bene, non vi era nulla di straordinario nella scelta di don Sergio. La sua scelta era semplicemente conforme e coerente al Vangelo. Nulla quindi di più “ordinario” per un cristiano.
Don Sergio rappresenta questo per me e per questo credo che chiunque pensi di essere un cristiano dovrebbe sforzarsi di pensare anche che “amare il prossimo” non sia un evento eccezionale, riservato a qualche eletto, ma il semplice fondamento della propria vita.
Essere chiesa viva
Potevo ben cercare il mio scritto. Mi ero dimenticata un passaggio, l'invio!!! Avevo volutorispondere alla domanda di don Alberto la vigilia di Natale...ma è andata così e ora riprendo dopo Mariangela che è stata proprio più brava...
Comincio così come mi viene, con la memoria custodita nel cuore di un "dono" di relazione vissuto e condiviso con don Sergio. Certo la prima associazione spontanea è la Comunità san Martino, l'esperienza forte che ha cambiato la mia vita e penso proprio di non esagerare dicendo questo. Ma il volto di don Sergio mi porta anche più indietro a quando l'ho conosciuto ad Asola, giovane prete carico di energia, di entusiasmo, di proposte innovative. Già allora l'attenzione ai piccoli, ai più deboli con il desiderio di un modo nuovo di essere prete e di sentirsi chiesa. Ricordo il catecismo dei bambini e delle bambine nelle case, a piccoli gruppi. Le case di Asola "aperte" alla scoperta della Parola come relazione di amore, di scambio tra piccoli e grandi, tra i più giovani che sperimentavano la vita insieme e i grandi, mamme, papà, catechiste, che preparavano il clima dell' accoglienza cercando di fare gruppo, comunità, chiesa domestica. E questo avveniva più di trentanni fa! Come avanguardia, segno di ricerca di una chiesa viva dentro il tessuto quotidiano. E senza tralasciare lo studio di modalità innovative, l'approfondimento, il confronto insieme per essere sempre più aperti alla ricerca. Poi il gruppo giovani (allora si era giovani!) con tutte le esperienze condivise, da Spello ai campeggi, all'animazione, alle feste... Ricchezza di memoria che ha lasciato segni di gioia e di speranza nel cuore, nelle ossa...Le esperienze segnano il nostro corpo che non dimentica. Dopo Asola, san Pio: qui le cosidette "Svisce" potrebbero parlare di don Sergio e della relazione con lui. Sono cresciute con lui e hanno poi condiviso, alcune in modo molto forte nelle comunità di rientro dell'Associazione S.M. altre in forme più discrete, l'esperienza di San Martino.Mi piacerebbe che ne facessero memoria . (E' un invito per Angela, Maria Chiara e altre e anche per Renato, Enzo!!!) L'esperienza più forte per don Sergio, preparata nel tempo da piccoli passi ,alimentata dal suo desiderio di attenzione alle persone più fragili e dalla sua visione di chiesa incarnata nella storia, è certamente la Comunità San Martino. Ricordo l'inizio nella "casa" di don Roberto Milani, che rompendo la catena dei no di diffidenza che si erano succeduti in altri luoghi, aprì la sua canonica al piccolo gruppo di volontari e di giovani con problemi di dipendenza che con don Sergio diedero avvio alla comunità di accoglienza. Carico di tenerezza il ricordo di don Roberto, il "saggio nonno" dei giovani che li vivevano, discreto, schivo, attento, disponibile- Certo non è difficile immaginare perchè fossero così in accordo e relazione lui e don Sergio. Poi dalla canonica alla Cascina Bosco ristrutturata con l'aiuto e la competenza dei giovani accolti. Dire qualcosa di don Sergio nella comunità di San Martino non è così facile. Certo alcuni gesti, alcuni atteggiamenti vengono in mente, parole che tentano di comunicare: amore per chi soffre ed è ai margini, ascolto attento, disponibilità continua (anche eccessiva dicevo io a volte) accoglienza pronta senza pregiudizi e insieme decisione e fermezza nel chiedere ciò che ciascuno era in grado di dare, capacità di relazione profonda e chiara, coraggio nel prendere decisioni, nell'aprire nuovi spazi di accoglienza... Credo che per significare queste parole servirebbe raccontare, ascoltare storie vissute, eventi, difficoltà, scoperte... Forse a più voci si può provare per custodire una memoria che mi/ci ha fatto crescere, ci ha aperto gli occhi , e ci invita anche oggi a dire grazie.
Anch’io, Martina
Anch’io, Martina mi sento responsabile della memoria dell’esperienza di don Sergio che, come tu ricordi ci/mi ha aiutato a crescere. Ed è il motivo per cui ancora “lavoro” al Centro Ascolto dell’Associazione. Ma di questo magari parlerò in un altro momento. Ora trovo più urgente condividere questo pensiero che sempre più spesso occupa la mia mente.
Cosa può spingere una persona ad esporsi per il bene comune? Cosa spinge un magistrato a cacciarsi in un vespaio procedendo nei confronti di personaggi potenti e senza scrupoli quando il suo stato sociale ed economico è già molto alto? E cosa dire dei poliziotti che accettano di scortare questo magistrato sapendo a quali rischi vanno incontro? E quale sarà il motivo per il quale degli imprenditori siciliani ad un certo punto si stancano dell’oppressione mafiosa e decidono di ribellarsi pacificamente, riuscendo ancora a credere nelle Istituzioni che da moltissimo tempo li ha abbandonati a se stessi e sapendo bene che il prezzo che potrebbero pagare è ben più alto di tutto il denaro del mondo? E cosa ancora ha spinto don Sergio ad uscire dalla sua bella chiesa di San Pio e a sporcarsi le mani con tossici, transessuali, prostitute, malati di AIDS? Che cosa spinge don Alberto ad interessarsi di tutti nostri grandi, ma anche forse più spesso, piccoli problemi senza tregua? E don Gianfranco Magalini che cosa ci fa in quel caos di malattie e fame e guerra che è l’Africa, quando potrebbe stare comodo vicino alla sua famiglia?
Per i cristiani la risposta può apparire semplice. Ma allora perché noi cristiani di città non riusciamo non solo a sporcarci un pochino le mani, ma nemmeno a prendere posizione su ciò che è “cosa buona” da ciò che non lo è e sostenere, se non proprio a difendere, chi si trova in frontiera?
Chiedo un regalo di Natale
Ottimo inizio! Credo che ci siano tante belle esperienze da riferire, e tante belle domande che ci impediscono di non vedere i mille volti del disagio e dell'impegno dei singoli e delle famiglie, pur nel cambiare delle situazioni
In particolare invito direttamente Martina a offrirci una testimonianza sul senso del servizio di Don Sergio Barlottini. Una memoria preziosa per la nostra parrocchia, ma anche per la diocesi e oltre...
Buona continuazione!