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2013/14 - Catechesi Adulti

IL LIBRO DELLA SAPIENZA

Riprendiamo gli incontri di catechesi per gli adulti per metterci insieme in ascolto della Parola del Signore. Quest'anno ci guiderà il libro biblico della Sapienza.

Scritto intorno all'anno zero ad Alessandria d'Egitto, grande città sede di biblioteche e musei, ricca di scuole filosofiche e scientifiche, convergenza di culture, civiltà e culti popolari, il libro della Sapienza porta al culmine la rivelazione precristiana fungendo da ponte tra l'Antico e il Nuovo Testamento.

L'autore, un saggio ebreo ellenizzato che ben conosce i Salmi, i Profeti e tutta la Scrittura, la fa riecheggiare nel suo libro che è rivolto sia ai suoi compatrioti ebrei che ai pagani, ed oggi a noi, perché ricerchiamo il Dio che ama tutti gli uomini. Egli nella sua speculazione sui temi fondamentali della vita, caratteristica di tutta la letteratura sapienziale, fonde culture diverse ma complementari, assumendo le nuove terminologie filosofiche del tempo per offrire una chiave interpretativa dell'enigma sul definitivo destino dell'uomo. Se l'angosciante problema di Giobbe della sofferenza del giusto rimane senza soluzione e la riflessione di Qoelet mette in seria discussione la teoria della retribuzione durante la vita, negando altresì ogni prospettiva oltre la morte, il libro della Sapienza ci insegnerà come non sia vero che la morte abbia l'ultima parola.

Presentando il progetto di Dio nei confronti dell'uomo, manifesta una fede sicura e ferma nell'immortalità personale al di là della morte e in una retribuzione ultraterrena, secondo il giudizio giusto e misericordioso di Dio. Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità ed essa assicura un posto presso di Lui come ricompensa della sapienza ricevuta in dono ma anche perseguita nell'obbedienza alla Sua Parola. La vita terrena non è che la preparazione all'altra vita ove i giusti vivranno eternamente con Dio e gli empi saranno puniti.

Non meraviglia che il N.T. attinga abbondantemente da questo libro. Avremo modo di riflettere e confrontarci sui temi centrali quali: la Sapienza, lo Spirito, l'immortalità, la giustizia.

Come negli anni precedenti gli incontri saranno al martedì con cadenza bisettimanale, alle 16,30 oppure alle 21 nella canonica di S. Egidio.

Contiamo di vedervi numerosi per metterci insieme alla scuola della Parola di Dio.

Le catechiste: Margherita, Elena, Aurora.

Tobia

Scritto nel 2° secolo a.C., ambientato nel tempo della distruzione di Samaria e della prima deportazione assira, il libro di Tobia è una deliziosa narrazione biblica di tipo sapienziale. L'alto ideale religioso tradotto nei comportamenti quotidiani, una profonda fiducia nella Provvidenza di Dio, una rappresentazione molto elevata del matrimonio, il senso della famiglia, l'esemplarità delle relazioni familiari e parentali, l'elemosina elargita ai bisognosi e la pietà verso i morti, la vita morale fondata sul timore di Dio e l'obbedienza alla sua legge, la preghiera innalzata nel dolore e nella gioia, fanno di questo libro un insegnamento edificante molto vicino allo spirito del N.T.

Si tratta di una storia familiare. A Ninive, Tobi, un deportato della tribù di Neftali, pio, osservante e caritatevole, è divenuto cieco. A Ecbatana, il suo parente Raguele ha una figlia, Sara, che si è vista morire successivamente sette mariti, uccisi nella sera stessa delle nozze dal demone Asmodeo. Da queste due situazioni infelici e dalle due preghiere che ne scaturiscono, Dio farà nascere una grande gioia: manda il suo angelo Raffaele che guida Tobia, figlio di Tobi, presso Raguele, gli fa sposare Sara e gli procura il rimedio che guarirà il padre cieco.

L'angelo Raffaele nasconde dapprima e poi manifesta l'azione di Dio di cui è lo strumento. Il messaggio del libro è appunto l'invito a riconoscere la provvidenza con cui Dio si fa prossimo all'uomo e si prende cura dei suoi fedeli.

Martedì 10 giugno, nell'ultimo incontro prima della pausa estiva, completeremo la lettura e la riflessione sugli spunti forniti da questo libro che consigliamo a tutti anche come gradevole lettura estiva. Arrivederci.

L'incontro di catechesi

L'incontro di catechesi degli adulti del 13 maggio è stato dedicato solo in parte alla presentazione del libro di Tobia di cui abbiamo letto i primi tre capitoli (prossimamente ne faremo la sinossi). Ci siamo presi un po' di tempo per rispondere ad alcune domande lasciate alla nostra riflessione fin dall'incontro in preparazione al Sinodo Diocesano svoltosi il 21 febbraio.

Esse riguardano i ministeri nella Chiesa, quelli ordinati del Vescovo e dei Presbiteri e quelli comuni di tutto il Popolo di Dio. Le istanze emerse nell'incontro del pomeriggio e in quello serale sono state condivise successivamente con quelle dei vari gruppi della comunità parrocchiale la sera del 23 maggio durante la recita del santo Rosario in S. Spirito.

Ne è risultata una sinfonia di pareri e di sentire che testimonia quanto sia viva e partecipe la Comunità cristiana e come questo Sinodo in preparazione ci stia mettendo in movimento. Lasciamoci coinvolgere con attenzione, disponibilità e apertura del cuore.

Chi non può impegnarsi attivamente non faccia mancare ogni possibile contributo e soprattutto il sostegno della preghiera!

Giuditta 1

Gdt. 1-8
Scritto nel 2° secolo a.C. in epoca ellenistica, il libro di Giuditta, ha un'ambientazione storica approssimativa, contenendo molti svarioni storico-geografici che ci danno l'idea di un racconto del passato ma in realtà vuole denunciare la drammatica situazione del popolo sotto Antioco lV Epifane e i suoi successori che con violenza volevano imporre lo stile di vita ellenistico anche per quello che riguarda la fede. Il libro vuole incoraggiare e sostenere la fede con la radicata convinzione che Dio non abbandona il suo popolo e lo salva. In questo caso lo strumento della salvezza è l'avvenenza di una semplice donna contro un agguerrito esercito.

I nomi stessi sono simbolici, Giuditta sta per donna giudea e la città assediata si chiama Betulia, che significa casa di Dio. Il racconto inizia con Nabucodonosor, il potente re pronto a distruggere tutti i popoli che non riconoscono la sua superpotenza. Il suo generale Oloferne con grande dispiegamento di forze conquista molte genti saccheggiando e distruggendo i loro templi perché tutti adorino Nabucodonosor come unico loro dio. Solo il piccolo popolo giudeo non manda ambasciatori di pace ma allestisce le sue difese e vettovagliamenti arroccandosi nella città e invocando con preghiere e suppliche l'aiuto del Signore. Il nemico li cinge d'assedio e si impossessa delle sorgenti per cui gli abitanti assetati son tentati di cercare un accordo con gli assedianti.

Nella tentazione generale si erge la figura di Giuditta come maestra di spiritualità. Ella, stimata, agiata e avvenente vedova che vive modestamente e in penitenza dalla sua vedovanza, invita gli anziani e tutto il popolo ad aver fiducia nel Signore e ad accettare il grande pericolo in cui versa come una prova con la quale Dio vuole saggiare e correggere i cuori dei suoi fedeli.

Maestra spirituale anche per noi, ci invita a non tentare Dio con la nostra mormorazione ma ad abbandonarci nelle sue mani fiduciosi nella sua volontà salvifica verso tutti coloro che Egli ama.

Giuditta 2

Gdt. 9-14
Giuditta bella, elegante e femminile ammalia i soldati assiri e il loro condottiero Oloferne. Nel gioco della seduzione appare bisognosa di protezione, in realtà ribadisce il messaggio fondamentale: Dio non abbandona il suo popolo che deve restare fedele al Signore e confidare in Lui. La mancanza di fiducia porta a peccare e fa perdere la sua amicizia.

Oloferne, nel suo maschio istinto di conquista equivoca le affermazioni di Giuditta, non sospetta neppure di doversi guardare da una leggiadra donna e, preda dei sensi, si ubriaca fino allo stordimento. Così Giuditta può attuare il suo piano.

Una debole donna di un popolo di schiavi, getta la vergogna sulla casa del potente e orgoglioso re Nabucodonosor. Esplode nel finale la gioia e la danza con il canto di ringraziamento e lode al Signore.

Principio di sapienza e fonte di salvezza è il timore di Dio creatore e reggitore del mondo e della storia. Il vero culto da rendere a Lui è l'onestà della propria vita, la fedeltà del Signore rende forti anche di fronte alla persecuzione e alla morte!

Nel prossimo incontro, il 13 maggio, inizieremo il libro di Tobia.

ESTER prima parte.

Est. 1-4,16.

Scritto intorno al 150 A.C., il libro di Ester è nato nella comunità ebraica della diaspora persiana e descrive le avvisaglie delle prime persecuzioni antiebraiche sotto l'impero persiano raccontando di come il popolo ebraico fu liberato dal pericolo di sterminio per mezzo di una donna. Anche questo libro, come Rut, è molto caro agli Ebrei e viene letto nella Sinagoga per la festa dei Purim.

E' un dramma ricco di intrighi in cui la Provvidenza di Dio conduce tutte gli avvenimenti per la salvezza del suo popolo. Strumenti dell'azione divina sono: Ester, giovane donna ebrea che una sorta di concorso di bellezza porta a diventare regina, e il suo tutore Mardocheo.

Incorniciati da un sogno simbolico di Mardocheo e la sua spiegazione, gli avvenimenti principali si svolgono durante sontuosi banchetti.

Il dramma prende corpo con l'emanazione di un editto di sterminio degli ebrei per il quale si tirano i purim (le sorti) onde stabilirne la data di attuazione. L'editto contiene tutti i luoghi comuni della propaganda antisemita che nel corso della storia umana ha avuto tante tragiche conseguenze.

Una frase di Mardocheo alla regina Ester fornisce la chiave di lettura teologica della vicenda: " Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione di una circostanza come questa?" (4,14).
Vi risalta la convinzione che il Signore scrive diritto nelle nostre linee storte e conduce gli avvenimenti per la salvezza del suo popolo.

Ester seconda parte

Est. 4,17-10.
Ester e Mardocheo usano i mezzi conosciuti attraverso la fede per invocare l'intervento di Dio: il digiuno, la penitenza e la preghiera. La loro preghiera individuale è sostenuta da quella corale di tutto il popolo e mostra una fiducia esemplare in Dio che opera la salvezza per i suoi fedeli.

Pur nell'angoscia del momento, essi non mancano di lodare e ringraziare il Signore riconoscendo tutti i benefici ricevuti e scrutando alla luce dei suoi comandamenti i propri comportamenti, scorgono i peccati commessi e ne chiedono perdono. Ester invoca dal Signore il coraggio di parlare in favore del suo popolo anche se questo metterà in pericolo la sua stessa vita. E il Signore volge il cuore del re in favore di Ester e di Mardocheo che riescono a sventare le trame di Aman, il nemico. Poiché l'editto che decretava la distruzione del popolo ebraico è irrevocabile, il re ne emette uno nuovo in cui si lodano gli ebrei come amici leali del regno che hanno ricevuto dal loro Dio una legge universale preziosa per tutti gli uomini. Si consente quindi agli ebrei di organizzare la propria difesa con tutti i mezzi ritenuti opportuni e così invece che lo sterminio del popolo ebraico, il 14 e il 15 del mese di Adar si potè festeggiare lo sterminio dei nemici di Israele.

Questo delizioso libretto che affido alla vostra lettura personale, si conclude con l'istituzione della festa dei Purim che viene celebrata ogni anno tra febbraio-marzo, corrisponde al nostro carnevale, per ricordare come Dio interviene per la salvezza del suo popolo e cambia in danza il lamento di quanti si affidano a Lui.

RUT

RUT

Questo piccolo gioiello della narrativa ebraica faceva parte dei rotoli sapienziali e veniva letto per la festa di Pentecoste, quando si compie la mietitura. Ambientato al tempo dei giudici, ma scritto molto più tardi, ha per protagoniste due donne, Rut, giovane vedova moabita e Noemi sua suocera, che viene da Betlemme e lì vuole tornare dopo essere rimasta vedova e priva di figli.

Rut, invece di tornare alla sua famiglia di origine, decide di restare con la suocera ed entra a far parte del popolo ebraico affidandosi al Dio di Israele. Protagonista maschile è Booz, nel cui campo Rut si trova a spigolare; è un uomo ricco e generoso che apprezza l'attaccamento della donna per Noemi e vuole aiutarle nel loro stato di indigenza.

La Sapienza divina guida gli avvenimenti umani secondo il suo disegno di salvezza, infatti " Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio". (Rm.8,28)
Assistiamo dunque all'incanto di una storia d'amore che nasce all'interno di norme che possono sembrare fredde e cristallizzate ma che in realtà sono a tutela della famiglia, struttura portante della società e di chi cade nell'indigenza.

Dalla conoscenza delle leggi che il Signore ha dato al suo popolo e dall'obbedienza ad esse è resa possibile l'unione tra Booz e Rut e la nascita di un figlio, Obed, che riempirà di gioia il cuore di Noemi.
Grande nella storia della salvezza sarà l'importanza di questo bambino che genererà Jesse, padre di Davide.

E così, attraverso una pagana convertita arrivò per il popolo ebraico il grande re Davide e il filo d'amore dalla terra straniera raggiunge anche noi credenti in Gesù Cristo, discendente di Davide.

La bontà e la comprensione percorrono tutto il libro, vi troviamo degli esempi meravigliosi di relazioni riuscite, suocera e nuora, l'integrazione della straniera, l'accoglienza e l'interessamento delle persone... quasi un riflesso della benevolenza di Dio stesso e simbolo di quello che Dio desidera siano i rapporti tra le persone e tra i popoli.

Non prevarranno.

Sap. 13-19.
Un breve trattato sull'idolatria, cc 13-15, interrompe l'escursus sulla storia d'Israele guidata dalla sapienza di Dio. Israele è presentato idealmente come il popolo dei giusti in contrapposizione agli Egizi, popolo degli empi. In una società che si fonda sull'errore e l'ignoranza di Dio non può che regnare la corruzione e l'ingiustizia. L'idolatria genera una grande confusione nelle coscienze e porta a compiere e giustificare quelle azioni che ne sono i frutti odiosi: "...sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro, confusione dei buoni, ingratitudine per i favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini matrimoniali, adulterio, dissolutezza." (14,25-26)
Invece conoscere Dio e la sua giustizia porta a fuggire il peccato, perché apparteniamo al Signore; "Conoscerti infatti è giustizia perfetta, conoscere la tua potenza è radice di immortalità." (15,3)I capitoli seguenti mostrano la protezione del Signore sui giusti.

Dal cap. 16 continua la riflessione sulla storia di Israele: attraverso sette contrapposizioni si osserva come ciò che per gli Egizi fu un castigo rappresentò invece una benedizione per il popolo di Dio.
Gli Egizi adoratori di animali furono puniti e tormentati attraverso numerose bestiole, mentre le quaglie furono mandate a nutrire gli Ebrei; gli Egizi morirono per le cavallette mentre gli Ebrei scamparono ai morsi dei serpenti perché si fidarono della parola di Dio. Dal cielo piovve grandine di fuoco per gli empi e dolcissima manna per quelli che appartenevano al Signore; la nube era tenebra per gli uni e luce per gli altri, il passaggio dell'angelo sterminatore morte per gli empi e vita per i giusti.
Il libro si chiude con l'affermazione della protezione costante che Dio assicura al suo popolo santo, alla sua santa Chiesa, sulla quale le forze del male non prevarranno.

Messaggio di speranza.

Sap. 11-12
Meditando sugli avvenimenti dell'Esodo, l'autore oppone il trattamento riservato agli Israeliti, considerati il popolo dei giusti, a quello degli Egiziani divenuti simbolo dell'indurimento degli empi.

Per una sorta di contrappasso, l'acqua, che fu castigo per gli Egiziani, divenne dono di salvezza per gli Ebrei assetati nel deserto. Per la stessa legge, gli Egiziani, adoratori di animali, furono puniti proprio attraverso le stesse creature da essi divinizzate.

Tuttavia Dio mostra moderazione nel castigo, non vuole distruggere e annientare ma corregge chi è lontano dandogli il tempo e l'occasione di redimersi.

Questa moderazione rivela la giustizia di Dio che ama tutte le sue creature:" La tua forza infatti è principio di giustizia; il tuo dominio universale ti rende indulgente verso tutti." (12,16)

Il modo di agire di Dio insegna a noi fedeli due cose fondamentali ai quali modellare i nostri atteggiamenti e comportamenti: L'amore verso tutti gli uomini, oggetto dell'amore di Dio e la dolce speranza di ricevere il perdono.

Sia questo il messaggio che sostiene la nostra fede nell'attesa del Signore Gesù che viene nel Santo Natale.

Lodiamo e ringraziamo il Signore

C.9
Salomone prega per ottenere la sapienza; egli si rivolge al Dio dei suoi padri e Signore di misericordia che ha creato l'uomo con sapienza perché domini su tutte le creature, governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto(1-3). Ma l'uomo, se Dio non gli concede la sapienza non è in grado di rispondere a questa altissima vocazione.
La preghiera si fa più personale e Salomone guarda al compito particolare che gli è affidato: governare e amministrare la giustizia per il suo popolo e costruire il tempio per il suo Dio.
Compito immane senza la sapienza che lo affianchi e gli dia il discernimento per conoscere ciò che è gradito al Signore. Solo la Sapienza, dono dello Spirito, raddrizza i sentieri di chi è sulla terra e incapace di conoscere le cose di Dio, ci ammaestra in ciò che Gli è gradito e ci salva.

C. 10
Inizia la terza parte del libro. Ora l'autore ispirato, ripercorrendo la storia di Israele, mostra come la sapienza di Dio opera nella storia. Ricompare l'antitesi giusto-ingiusto.
Attraverso i giusti il Signore conduce la storia dell' umanità e del suo popolo che è storia di salvezza. Da Adamo in poi una sequenza di giusti, Noè, Abramo, Lot, Giacobbe Giuseppe e Mosè portano alla nascita del popolo dei giusti, il popolo di Dio reso capace di cantare le lodi del Signore che fa riuscire le loro imprese li fa resistere agli avversari e respingere i nemici.

La Sapienza di Dio apra le labbra di noi credenti perché, riconoscendo tutti i suoi benefici, possiamo cantare con gioia le sue lodi a testimonianza della sua Gloria.

Sapienza divina e sapienza umana.

cc 6-8
Inizia col cap. 6 la seconda sezione del libro in cui la Sapienza è protagonista assoluta. La personificazione della sapienza che sta seduta alla porta di quanti la cercano per farsi trovare, esprime l'azione di Dio nel mondo, la sua presenza nell'universo, nell'uomo e in particolare nei giusti. Il movimento parte sempre da Dio: quando Lo cerchiamo è perché Egli è già lì ad aspettare di accoglierci per poterci arricchire dei suoi doni.
In primo luogo la sapienza è indispensabile ai re e a quanti hanno responsabilità di governo. Essi sono ministri della regalità di Dio che affida il potere e ad essi chiederà conto del loro operato, del modo in cui avranno amministrato la giustizia nei confronti dei più piccoli. "Poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto." (Sap. 6,5b)

c7 Salomone divenuto re, è consapevole di non essere diverso da ogni altro uomo fragile e limitato, avverte la grande responsabilità che grava su di lui e chiede al Signore il dono della sapienza per ben governare. Egli la stima come un bene di immenso valore, più dell'oro e di ogni pietra preziosa, perfino più della salute e della bellezza e invoca Dio che solo può concederla.
La Sapienza infatti è un attributo divino, Dio è la sorgente della Sapienza e con essa governa il mondo. Questa ha in se lo Spirito divino che pervade tutta la realtà; in questa dinamica la trascendenza si fa immanenza: la Sapienza divina riversata su quanti la ricercano e si impegnano a coltivarla e a farla crescere di età in età, diventa sapienza umana.
c8
La Sapienza ora è tratteggiata come la sposa ideale del libro dei proverbi; essa vive con Dio e attingendo alle sue ricchezze, le comunica agli uomini e produce in essi le virtù della temperanza, prudenza, giustizia e fortezza insieme a conoscenza vasta e profonda. Sposa ideale che consiglia e conforta, convive felicemente con l'uomo saggio ed è per lui seme e garanzia di immortalità, non come diritto ma come dono del Creatore ai giusti

E' interessante il modo in cui l'autore entra in dialogo con gli uomini del suo tempo, con le culture filosofiche dominanti, usandone il linguaggio per mostrare come tutto ciò che di buono e valido nella vita, la verità, la sophia, l'immortalità hanno un'unica sorgente: Dio.
E' illuminante per noi credenti ci dice che la fede va trasmessa traducendola nel linguaggio degli uomini e donne del nostro tempo per entrare in dialogo con le culture dominanti e rendere ragione della nostra fede oggi.
E' quello che hanno fatto Papa Francesco dando risposta alle domande di Scalfari e il Papa emerito Benedetto entrando in dialogo con Odifreddi e facendo il punto su alcune affermazioni del suo libro.

Chiediamo al Signore il dono della Sapienza per crescere nella conoscenza di lui e vivere nella sua amicizia testimoniando le gioia di essere cristiani.

Appena nati siamo già scomparsi.

Sap4-5
Continua il discorso iniziato nel cap. 3 che esprime l'apprezzamento per la vita virtuosa. Essa infatti è garanzia di immortalità che va dal ricordo e fama imperitura alla sopravvivenza individuale e personale dopo la morte che Dio dona a quanti lo cercano.

Neppure la morte del giusto in giovane età deve mettere in crisi la fiducia nell'amore di Dio che chiama a sé coloro che ama quando essi hanno raggiunto la loro maturità interiore, quasi a custodirli e preservarli dalle cadute: Essi vivono per sempre della vera vita nell'intimità con Dio, che è iniziata sulla terra e non avrà più fine.

Invece gli empi, anche se in qualche caso longevi, quando compariranno in Giudizio proveranno grande terrore perché troppo tardi comprenderanno di aver sbagliato a riporre le proprie speranze nella ricchezza, nella forza, nel piacere, nella spavalderia e su tutto ciò che a nulla vale per la vita eterna e si dorranno di aver misconosciuto le vie del Signore.

E' una drammatica, reale possibilità, speriamo non si avveri per alcuno e che nessuno con orrore debba dire: "Appena nati siamo già scomparsi, non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare, siamo stati consumati dalla nostra malvagità." ( Sap.5,13)

Giusti ed Empi di Fronte al Giudizio di Dio

Sap.1-3
L'autore, che una finzione letteraria vuole sia Salomone, il grande re di Israele che ebbe da Dio in dono la sapienza, si rivolge ai suoi colleghi governanti perché cerchino Dio e la sua volontà; in realtà vuole rinvigorire la fede dei credenti perché non temano anche se si sentono schiacciati dal paganesimo dominante.

La prima pericope, Sap.1,1-15 è aperta e chiusa dalla parola "giustizia". C'è la giustizia umana che consiste nell'obbedienza alla legge del Signore ma prima c'è la giustizia divina che è l'amore misericordioso con cui Dio provvede agli uomini per i quali ha un progetto di vita immortale e la sua fedeltà alle promesse.
Il cammino della giustizia è l'unico che conduce alla vita, il suo opposto è il cammino dell'ingiustizia e dell'empietà che termina con la morte.

In questa prima sezione del libro fino al cap.6 l'autore mette in evidenza lo stile di vita nichilista, godereccio e prevaricatore degli empi i quali deridono e perseguitano il giusto che con la sua fedeltà al Signore, rivela tutta la malvagità delle loro azioni. Essi non conoscono i progetti segreti di Dio che ha creato l'uomo per l'immortalità. I giusti infatti sono sotto la protezione di Dio, per essi sarà la sua pace, uno stato di sicurezza e felicità nell' intimità col Signore a ricompensa della loro giustizia; perché coloro che sono fedeli nell'amore di Dio vivranno con Lui.

Sono inopportuno se chiedo

Sono inopportuno se chiedo come si svolgono, a grandi linee, i vostri incontri di catechesi per adulti, visto che si protraggono già da parecchie stagioni e presumo perciò che abbiano un certo successo?

Faccio questa domanda perché d'altra parte l'Uffico catechistico ha indetto con la Pastorale della famiglia un CORSO (credo il primo di tale tipo) PER EDUCATORI ALLA FEDE DI ADULTI. Avrebbe dovuto cominciare domenica 3 novembre, 6 (dico sei!) incontri di due ore l'uno il primo anno, poi un secondo anno non ancora definito, quindi un impegno abbastanza limitato, ma il tutto è fallito per MANCANZA DI ISCRIZIONI! Riporto i link alle pagine interessate:

PROPOSTA: http://www.diocesidimantova.it/sezione3.asp?id3=184&id2=39&id1=13

COMUNICATO: http://www.diocesidimantova.it/sezione3.asp?id3=188&id2=39&id1=13

Come è possibile la mancanza di interesse su tale argomento ancora abbastanza inesplorato?

Un supplemento, ignoratelo se volete: perché solo donne come catechiste? Grazie per l'attenzione. e per la gentilezza,

Atty

PS purtroppo mi è impossibile iscrivermi per motivi logistici insormontabili, e me ne dolgo.

I nostri incontri, Atty si

I nostri incontri, Atty si svolgono in modo molto semplice: ci mettiamo tutti insieme in ascolto della Parola del Signore. Non ci sono maestri perché l'unico maestro è Gesù, ma qualcuno che ha il compito di contestualizzare i brani che vengono proposti e di fare alcune sottolineature utili per la comprensione e l'interiorizzazione del messaggio. Insieme liberamente ci scambiamo riflessioni, dubbi e commenti e sosteniamo reciprocamente la nostra fede cercando di tenerla legata alla vita della comunità pastorale e alla necessaria testimonianza che compete ad ogni cristiano.

Certo questa è solo una delle proposte e riguarda la formazione biblica. Non è l'unica possibile, altro sono gli incontri per i genitori, altro ancora gli incontri delle famiglie, quelli del gruppo degli adulti e quelli dei giovani adulti lavoratori o studenti.

E' vero che la proposta va avanti da anni e spero che continui e ci siano sempre uomini e donne che vogliono conoscere sempre più la Parola di Dio e camminare insieme per un arricchimento comune.

Iniziamo e finiamo con un breve momento di preghiera ma mi piace pensare che tutto l'incontro biblico è preghiera.

Riguardo alla tua domanda sul perché ci siano solo donne catechiste è vero che le donne sono la maggioranza ma c'è anche qualche uomo, voglio far riecheggiare la stessa tua domanda " perché solo donne?" certo non perché gli uomini siano esclusi... chissà!?!
Non ho la pretesa di aver soddisfatto la tua richiesta ma mi sembrava giusto tentare una risposta. Ciao Aurora

Grazie della sollecitudine.

Grazie della sollecitudine. La risposta è stata su misura. Sono un po' allergico alle divisioni settoriali preconfezionate, a meno che non si tratti specificatamente dei bambini o ragazzi fino alla cresima. Ma questi sono problemi miei e li dichiaro con beneficio d'inventario.

Voglio solo approfondire un aspetto per me molto importante. A chi sono rivolti tutti questi incontri a vari livelli, a chi frequenta normalmente la parrocchia o anche a chi brutalmente "non va in chiesa"? Non ti dovrebbe essere difficile rispondere, basta la banale statistica delle presenze.

Sulla questione del Corso diocesano sei passata oltre...

Saluti

Atty

Gli incontri naturalmente

Gli incontri naturalmente sono rivolti a tutti, ma normalmente vi partecipano solo le persone interessate ai vari percorsi proposti. Generalmente cerchiamo di proporne diversi così come diverse sono le persone e le loro esigenze. Questo consente di avere varie porte di accesso a vari livelli. Il problema dei lontani e degli indifferenti ci è ben presente e, fermo restando che non possiamo obbligare nessuno, ci interroghiamo spesso su come farsi vicini a quanti hanno smesso o quasi di venire in chiesa. Soprattutto cerchiamo di evitare l'atteggiamento giudicante e colpevolizzante mentre vogliamo stabilire relazioni di amicizia e collaborazione in ogni possibile ambito. Per il resto io personalmente mi affido alla preghiera che il Signore attiri tutti a sé, certo la nostra fede vissuta dovrebbe essere attraente... Il Signore ci aiuti tutti!
Non ti ho risposto sulla questione del corso diocesano perché non mi spiego la mancanza di iscrizioni. Ti posso assicurare che i corsi che io ho frequentato, a suo tempo, erano gremiti. Certo non si può frequentarli tutti...
La vita quotidiana è diventata tanto complicata che non mi sento di avanzare né ipotesi né accuse. A risentirci.

Maometto va alla montagna

Mi viene in mente il detto "se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna". Nessun dubbio sul fatto di pregare, sperare, soprattutto astenersi dal giudizio. Eppure la realtà di queste persone esiste e non possiamo nascondercelo: moltissimi di loro non verranno mai ai nostri o ai vostri o ad altri simili incontri, mai andranno a Messa, mai si rivolgeranno ad un prete, mai avranno occasione di sentire la Parola, eppure anche loro sono amati da Dio che però per raggiungerli vuole la collaborazione della Chiesa, che è la presenza visibile di Gesù Cristo.

Zaccheo (che è il Vangelo di oggi) ha in fondo al cuore, nonostante la sua coscienza sia offuscata dalla cupidigia, una nostalgia di Dio, della verità; fa il semplice gesto della curiosità, del guardare, incontra lo sguardo di Cristo che perciò va a casa sua.

Cosa può essere oggi praticamente questo "andare a casa del lontano"... una cosa è certa: deve essere Cristo a farlo, ma oggigiorno è la Chiesa che lo deve portare. Ma prediche, sacramenti e altro come ormai accertato non servono a nulla, e anche facendo un miracolo per rafforzare l'invito, sarebbe un po' "obbligare", e come tu dici non dobbiamo obbligare nessuno.

Eppure nei primi tempi della Chiesa i pagani si convertivano o mostravano di desiderare la conversione senza prediche dirette, anzi vivendo in un ambiente apertamente ostile alla Buona Notizia. Senza obblighi né discorsi moralistici. Come mai? Cosa c'era che portava nella loro casa (cuore, coscienza) la presenza del Risorto?

Papa Francesco butta lì certe espressioni... "...andate alle periferie, andate nelle piazze...". Andiamo noi alle periferie, nelle piazze, a scomodare gli indifferenti? Magari ci possono essere anche altre possibilità ma lo spirito deve essere quello di "andare a".

La missionarietà è lo scopo per cui la Chiesa sussiste, non è un corollario, è COSTITUTIVA, cioè se una Parrocchia o una Diocesi non fa nulla per i lontani, per coloro che non conoscono o hanno dimenticato Cristo, oso dire che rischia di non essere Chiesa.

Il tarlo che mi rode è l'indifferenza appunto, ma quella dei "di qua". Che si può fare per scalfire l'indifferenza dei "di là"? Tu stessa dici una frase illuminante "la nostra fede vissuta dovrebbe essere ATTRAENTE". Mi sembra un concetto da sviluppare.

Discuto su queste pagine perché almeno trovo qualcuno che mi risponde. Buona settimana,

Atty