Dibattito Chiesa
diaconi 08
Inserito da chiara il Dom, 13/04/2008 - 10:54pmDa oggi la nostra chiesa mantovana ha due nuovi diaconi ordinati dal Vescovo Roberto.
Sono Alessandro Tommasi di Sant'Antonio e Nicola Sogliani della parrocchia di S. Giuseppe Artigiano in città.
Messaggio ai Mass Media di Papa Benedetto XVI
Inserito da MarcoB il Ven, 25/01/2008 - 12:01pmCari Amici del Forum, anche ieri Papa Benedetto XVI in occasione della "Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali" ci ha regalato importanti spunti di riflessione. Riporto qui il testo completo del discorso e non i titoli estrapolati dai quotidiani per poter avere una visione chiara, totale e contestualizzata di quanto detto da Papa Ratzinger:
MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA XLI GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Tema: "I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l'educazione"
Cari Fratelli e Sorelle,
1. Il tema della 41ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, "I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l'educazione", ci invita a riflettere su due aspetti che sono di particolare rilevanza. Uno è la formazione dei bambini. L’altro, forse meno ovvio ma non meno importante, è la formazione dei media.
Le complesse sfide che l’educazione contemporanea deve affrontare sono spesso collegate alla diffusa influenza dei media nel nostro mondo. Come aspetto del fenomeno della globalizzazione e facilitati dal rapido sviluppo della tecnologia, i media delineano fortemente l’ambiente culturale (cf. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Il Rapido Sviluppo, 3). In verità, vi è chi afferma che l’influenza formativa dei media è in competizione con quella della scuola, della Chiesa e, forse, addirittura con quella della famiglia. "Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale" (Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, 4).
2. Il rapporto tra bambini, media ed educazione può essere considerato da due prospettive: la formazione dei bambini da parte dei media e la formazione dei bambini per rispondere in modo appropriato ai media. Emerge una specie di reciprocità che punta alle responsabilità dei media come industria e al bisogno di una partecipazione attiva e critica da parte dei lettori, degli spettatori e degli ascoltatori. Dentro questo contesto, l'adeguata formazione ad un uso corretto dei media è essenziale per lo sviluppo culturale, morale e spirituale dei bambini.
In che modo questo bene comune deve essere protetto e promosso? Educare i bambini ad essere selettivi nell’uso dei media è responsabilità dei genitori, della Chiesa e della scuola. Il ruolo dei genitori è di primaria importanza. Essi hanno il diritto e il dovere di garantire un uso prudente dei media, formando la coscienza dei loro bambini affinché siano in grado di esprimere giudizi validi e obiettivi che li guideranno nello scegliere o rifiutare i programmi proposti (cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 76). Nel fare questo, i genitori dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti dalla scuola e dalla parrocchia, nella certezza che questo difficile, sebbene gratificante, aspetto dell’essere genitori è sostenuto dall’intera comunità.
L’educazione ai media dovrebbe essere positiva. Ponendo i bambini di fronte a quello che è esteticamente e moralmente eccellente, essi vengono aiutati a sviluppare la propria opinione, la prudenza e la capacità di discernimento. È qui importante riconoscere il valore fondamentale dell’esempio dei genitori e i vantaggi nell'introdurre i giovani ai classici della letteratura infantile, alle belle arti e alla musica nobile. Mentre la letteratura popolare avrà sempre il proprio posto nella cultura, la tentazione di far sensazione non dovrebbe essere passivamente accettata nei luoghi di insegnamento. La bellezza, quasi specchio del divino, ispira e vivifica i cuori e le menti giovanili, mentre la bruttezza e la volgarità hanno un impatto deprimente sugli atteggiamenti ed i comportamenti.
Come l’educazione in generale, quella ai media richiede formazione nell’esercizio della libertà. Si tratta di una responsabilità impegnativa. Troppo spesso la libertà è presentata come un’instancabile ricerca del piacere o di nuove esperienze. Questa è una condanna, non una liberazione! La vera libertà non condannerebbe mai un individuo - soprattutto un bambino - all’insaziabile ricerca della novità. Alla luce della verità, l'autentica libertà viene sperimentata come una risposta definitiva al "sì" di Dio all’umanità, chiamandoci a scegliere, non indiscriminatamente ma deliberatamente, tutto quello che è buono, vero e bello. I genitori sono i guardiani di questa libertà e, dando gradualmente una maggiore libertà ai loro bambini, li introducono alla profonda gioia della vita (cf. Discorso al V Incontro Mondiale delle Famiglie, Valencia, 8 Luglio 2006).
3. Questo desiderio profondamente sentito di genitori ed insegnanti di educare i bambini nella via della bellezza, della verità e della bontà può essere sostenuto dall’industria dei media solo nella misura in cui promuove la dignità fondamentale dell’essere umano, il vero valore del matrimonio e della vita familiare, le conquiste positive ed i traguardi dell’umanità. Da qui, la necessità che i media siano impegnati nell'effettiva formazione e nel rispetto dell’etica viene visto con particolare interesse ed urgenza non solo dai genitori, ma anche da coloro che hanno un senso di responsabilità civica.
Mentre si afferma che molti operatori dei media vogliono fare quello che è giusto (cf. Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Etica nelle comunicazioni sociali, 4), occorre riconoscere che quanti lavorano in questo settore si confrontano con "pressioni psicologiche e dilemmi etici speciali" (Aetatis Novae, 19) che a volte vedono la competitività commerciale costringere i comunicatori ad abbassare gli standard. Ogni tendenza a produrre programmi - compresi film d’animazione e video games - che in nome del divertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali o volgarizzano la sessualità umana, è perversione, ancor di più quando questi programmi sono rivolti a bambini e adolescenti. Come spiegare questo "divertimento" agli innumerevoli giovani innocenti che sono nella realtà vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’abuso? A tale proposito, tutti dovrebbero riflettere sul contrasto tra Cristo che "prendendoli fra le braccia (i bambini) e imponendo loro le mani li benediceva" (Mc 10,16) e quello che chi scandalizza uno di questi piccoli per lui "è meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino" (Lc 17,2). Faccio nuovamente appello ai responsabili dell’industria dei media, affinché formino ed incoraggino i produttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a proteggere la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessità della famiglia.
4. La Chiesa stessa, alla luce del messaggio della salvezza che le è stato affidato, è anche maestra di umanità e vede con favore l'opportunità di offrire assistenza ai genitori, agli educatori, ai comunicatori ed ai giovani. Le parrocchie ed i programmi delle scuole oggi dovrebbero essere all’avanguardia per quanto riguarda l’educazione ai media. Soprattutto, la Chiesa vuole condividere una visione in cui la dignità umana sia il centro di ogni valida comunicazione. "Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno" (Deus Caritas Est, 18).
Dal Vaticano, 24 gennaio 2007, Festa di San Francesco di Sales.
BENEDICTUS PP. XVI
© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana
Intervista de "L'Osservatore Romano" al Presidente della Cei, Cardinal Bagnasco
Inserito da MarcoB il Mer, 23/01/2008 - 1:30amIn queste ore il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Cardinal Angelo Bagnasco in una intervista all'Osservatore Romano ha rilasciato molte dichiarazioni che credo siano spunti importanti per le nostre riflessioni sia perchè toccano molti argomenti che già hanno alimentato il nostro confronto sul sito (esagerando potremmo immaginare il Cardinal Bagnasco come utente del nostro Forum visto che esprime la sua opinione sugli argomenti trattati in questi giorni) e soprattutto perchè ci chiama in causa direttamente chiedendo ai cattolici più coraggio e coerenza nel dibattito pubblico.
Di seguito l'intervista completa da "L'Osservatore Romano"
La vicenda della mancata visita del Papa alla Sapienza ha posto di nuovo con evidenza la questione del rapporto fra laici non credenti e cattolici. Crede che si possa parlare di un clima mutato in Italia nel rapporto fra Chiesa e società?
Il rapporto tra Chiesa e società in Italia è un rapporto di grande stima e di estrema vicinanza popolare. Non sono episodi, pure gravi e incredibili, come quello della mancata visita del Papa alla Sapienza che possono pregiudicare un'intesa e una positiva collaborazione, che sono e restano nei fatti.
Pur essendo stata la dimostrazione di una parte ridotta della popolazione universitaria, questa contestazione ha portato alla fine alla necessità di annullare la visita. Perché tutto questo è accaduto?
È necessario recuperare una forte cultura della legalità e il senso vero del dialogo e della democrazia, per cui ognuno nel rispetto effettivo degli altri possa esprimere in modo sereno le proprie idee.
Nella sua prolusione alla riunione del Consiglio permanente della Cei lei fa riferimento anche della perduta capacità di costruire insieme lo sviluppo del Paese. Cosa si può chiedere ai cattolici per favorire una ripresa dell'Italia sotto questo aspetto?
È importante che i cattolici portino il contributo di valori spirituali ed etici nel dibattito pubblico. Questo compito deve essere peraltro interpretato con maggiore persuasione e capacità di argomentare rispettosamente le proprie convinzioni, sapendo che esse nascono sia dal Vangelo come anche dal senso comune della vita. Per questo i cattolici non vogliono imporre una visione religiosa, ma proporre dei valori universali. Beninteso, l'argomentazione più credibile nasce sempre dalla testimonianza della vita.
La crisi della politica italiana, di cui si parla, è spesso considerata crisi dei valori. Che ruolo hanno gli ideali nella politica? Ha ancora senso parlare di "questione morale"?
Non esiste politica senza alti ideali spirituali e morali. La politica infatti ha come scopo la giustizia che è anzitutto una virtù morale. Essa richiede pertanto da parte di tutti coloro che si occupano di politica un alto senso della persona umana, della vita e della famiglia.
Sviluppo economico e solidarietà spesso appaiono come elementi antitetici. È solo un'apparenza?
Si può realmente sperare in una via diversa di sviluppo?
È bene far crescere sempre di più il rapporto dinamico ed imprescindibile tra economia e solidarietà. Ciò comporta innanzitutto che il senso del bene comune prevalga sugli interessi individuali.
"Morti bianche", bassi salari e stipendi: esiste in Italia un'emergenza lavoro che interpella la Chiesa?
La Chiesa è interpellata da tutti i problemi dell'uomo, perché la fede salva, illumina e ispira tutta la vita. Grazie alla sua particolarissima vicinanza alla gente nelle parrocchie e nei gruppi, la Chiesa condivide i problemi anche economici che colpiscono, che assediano i singoli e le famiglie. In particolare mi riferisco a due emergenze: le famiglie con bambini che faticano ad arrivare alla fine del mese e le persone sole che vivono il dramma di un certo isolamento.
La Chiesa fa spesso appello ai valori cristiani dei politici credenti. C'è anche un'emergenza legata ai comportamenti civici del semplice cittadino?
La responsabilità di un Paese non riguarda solamente le istituzioni, ma tutti i singoli cittadini. Il cristiano trova nella propria fede un motivo ulteriore per partecipare cordialmente e attivamente alla vita pubblica.
Dopo la moratoria sulla pena di morte, la moratoria sull'aborto. Come si pone e si porrà in futuro la Chiesa in Italia nei confronti di quest'ultima iniziativa?
La Chiesa ribadisce come sempre che l'aborto è un crimine, come ricorda anche il Concilio Vaticano II. In questo momento storico si auspica realisticamente almeno l'applicazione più incisiva di quelle parti della legge che tutelano la maternità e inoltre che si prendano in seria considerazione i risultati della ricerca scientifica.
In riferimento all'enciclica Spe salvi lei parla della "restaurazione del paradiso perduto non più attraverso la fede ma attraverso lo sviluppo scientifico". L'uomo moderno crede cioè di raggiungere l'immortalità senza Dio? O semplicemente ha perso la speranza dell'immortalità?
Ritengo che sia necessario, come ci insegna anche il Papa nella Spe salvi, annunciare in modo più esplicito e sistematico il vero destino dell'uomo: la vita eterna, che è quella pienezza di felicità, senza fine, che il cuore di ognuno in ogni epoca coltiva. Una pienezza assoluta che - occorre ricordarlo - non è nelle mani dell'uomo, che assoluto non è e non sarà mai.
Sui temi moralmente più impegnativi, lei ha detto che occorre fare ricorso al voto di coscienza, libero da qualsiasi mandato elettorale. Ma quale dovrebbe essere il comportamento di un politico cristiano di fronte alla possibilità che tale voto di coscienza possa aprire altri scenari negativi? In altri termini, esiste una gerarchia nella priorità dei valori cristiani da difendere?
Benedetto XVI ha spesso ricordato che esistono valori non negoziabili che sono costitutivi della persona umana e che pertanto non ammettono compromessi o mediazioni. In questo caso non solo sarebbero negati, ma verrebbe meno il fondamento stesso della dignità della persona umana, che sarebbe consegnata alle opinioni dominanti, secondo gli interessi e le utilità del momento.
(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2008)
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito
Inserito da gis il Lun, 21/01/2008 - 4:16pmE' il titolo del libro di monsignor Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano.
Non l'ho letto, ma ne ho piccoli stralci sulle agenzie di stampa con cui lavoro. Si rivolge ai divorziati, ai separati e ai risposati.
"Se avete trovato uomini o donne della comunità cristiana che vi hanno in qualche modo ferito, desidero dirvi il mio dispiacere".
"Sappiate che la Chiesa non vi abbanona né rifiuta perché anche la Chiesa sa che, in certi casi, separarsi non solo è lecito, ma può essere addirittura inevitabile" in quanto "il matrimonio non può trasformarsi in una insostenibile trafila di reciproche asprezze".
Ho trascritto queste parole perché potrebbero essere spunto di generosa riflessione, soprattutto per tentare di attenuare le posizioni integraliste che in ogni comunità esistono.
E' una voce autorevole e caritatevole, in senso etimologico, laddove "charitas" sta per "amore".
Sarà interessante seguire nei prossimi giorni, sulla stampa, le reazioni della Chiesa.
E speriamo che ce ne siano. E che si apra un dibattito fecondo.
Incollo la risposta di quel cattolicissimo democristiano che è Cossiga alle parole del Cardinale Tettamanzi. Secondo voi che leggete, una risposta così è rispettosa del pensiero altrui, nasconde, forse, il desiderio di dialogo? Non dovrebbero i nostri politici dare un esempio di correttezza? Almeno su temi "pesanti" qual è quello della sofferenza. No, Cossiga fa dell'ironia mettendo alla berlina il Cardinale. Cossiga non è migliore degli studenti che alla Sapienza avrebbero manifestato contro la presenza del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico. Secondo me. Speriamo che qualcuno glielo dica.
DIVORZIO: COSSIGA, SUL TEMA TETTAMANZI NON CAPISCE NULLA (ANSA) - ROMA, 21 GEN - ''Certo che al povero Cardinal Tettamanzi gli e' rimasto proprio in gola di non essere stato eletto Papa, cosa in cui sperava. Cosi', non essendosi potuto affacciare ieri lui in Piazza San Pietro dal Palazzo Apostolico, oggi discetta di cose dolorose come separazioni e divorzio: cose di cui, anche a motivo della poca esperienza pastorale da lui fatta, non credo capisca assolutamente nulla''. Lo afferma il senatore a vita Francesco Cossiga. ''So bene - sostiene Cossiga - che cosa dolorosa siano queste rotture, e certo so bene come Gesu' non solo perdono' l'adultera, ma quasi la esonero' non solo da pena, ma anche da colpa. Ma non per questo Gesu' le disse 'ma come ti comprendo; continua, figlia mia, che io ti comprendo. Anzi, sai che ti dico, perche' non vieni con il tuo fidanzato in Sinagoga?'''. (ANSA). FLB 21-GEN-08 16:02 NNNN
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