Ricordo di Papa Giovanni Paolo II
Qualche giorno fa ricorreva il terzo anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo II.
Alla sera alle 20 in casa c’era il solito fervore: la preparazione della cena, i bambini che raccontavano gli episodi e le esperienze della giornata, la televisione sullo sfondo per orecchiare cosa era successo nel mondo. Ma quando è partito il servizio del TG che richiamava la figura di Giovanni Paolo sulle note di un canto proposto per la prima volta durante la GMG del 2000 ci siamo fermati tutti in un silenzio carico di commozione. Personalmente ho un ricordo veramente speciale di Papa Giovanni Paolo, è stato il Papa della mia vita, da quando avevo 10 anni e l’ho visto affacciarsi dalla finestra su Piazza San Pietro a dire “se mi sbaglio mi corigerete” fino ai giorni della sua malattia e della morte.
Ho due ricordi particolari che desidero condividere con voi: il primo, nel ‘90 quando venne a Mantova. Noi giovani (allora…) lo aspettavamo a Castiglione delle Stiviere, in canto e in preghiera: quando entrò con la “papa-mobile” nel luogo deputato alla sua accoglienza e ce lo trovammo lì a pochi metri, mi prese un’emozione indescrivibile che ancora adesso ricordo come una cosa unica. Anzi per la verità a distanza di anni mi è capitato di riprovare qualcosa del genere quando mi sono trovata per caso a Roma proprio l’ultima domenica in cui si è affacciato alle finestre prima che la malattia glielo impedisse definitivamente. In quell’occasione la certezza che sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei potuto stare alla sua presenza e avrei potuto godere della sua guida appassionata e gioiosa mi diede molta tristezza. Il ricordo del suo tono flebile, quasi un lamento, di un piccolo momento di stizza per non riuscire a dire quello che avrebbe voluto alla folla numerosa presente in Piazza San Pietro mi dà ancora un senso di malinconia. Ma adesso, nel rivedere le immagini in cui dirigeva la “sua orchestra” i suoi giovani, sulle note di “Jesus Cristh you are my life”, penso che il suo messaggio ancora ci accompagna e ci sostiene nei momenti di difficoltà, di dubbio, di fatica. Sarebbe bello che il suo invito alle nuove generazioni a non avere paura, ad aprire le porte a Cristo, a seguire con gioia la Sua strada risuonasse ancora anche qui, attraverso le parole di chi c’era ed ha vissuto quelle GMG indimenticabili (anche per chi, come me… non c’era!)
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il pastore
Per comprendere tutta la grandezza di papa Carol Wojtyla ci vorranno molti anni ancora, e una capacità di leggere gli eventi possibile solo con il passare del tempo...
Ma forse per noi cristiani è più importante cogliere alcune cose, piccole ma altrettanto intense.
Di papa Wojtyla porto dentro la voce, quella voce capace di catturare la mia attenzione anche dalla stanza più lontana, richiamandomi dai miei pensieri. Quella voce tante volte mi ha regalato una sosta. Quella voce a Roma mi ha commosso. Tante volte seguita con profonda attenzione, altre volte semplicemente ascoltata come uno sguardo nuovo verso l’alto. La voce del pastore, capace di radunare e incoraggiare pecore svagate e disperse.
Di papa Wojtyla porto dentro la forza, quella forza di “montanaro” che mette in fila un passo dietro l’altro e che alla fine scopre di essere arrivato su una vetta impensabile, a due passi dal cielo.
Di papa Wojtyla porto dentro l’amore e la fiducia genuina e tangibile per i giovani e quella capacità di mettersi in relazione intima e profonda con loro che solo un’anima umile e sinceramente ispirata da Dio può manifestare in maniera tanto vera e gioiosa.
Di papa Wojtyla porto dentro il coraggio: ha incontrato tutti e a tutti ha offerto riconciliazione: con tutti "ha fatto Chiesa", con santi e dittatori, nelle nostre parrocchie come con i popoli posti agli estremi confini della terra. Pastore senza paura, senza protocolli, pronto a tendere a ognuno una mano che dona pace e fede.
Papa Wojtyla ha segnato la mia crescita di ragazzo e di uomo, tante volte mi ha donato l’orgoglio di essere un cristiano cattolico, universale e aperto al mondo, pronto a donare e a ricevere da tutti: perché il seme di Dio è in ogni uomo. Senza rinunciare ad un’identità che è dono divino non trattabile, ma senza cadere in un’arroganza che è presunzione tutta umana e offesa a Gesù Cristo che ancora sulla croce ha chiamato all’amore e alla riconciliazione.
Grazie Cristina di questo spunto che ci da’ nuova forza, nuovo coraggio, nuovo amore, nuova voce ...
Grazie Gristina
Grazie Cristina. Il tuo commento e le immagini che hai inserito ( e che io non avevo visto ) mi hanno commossa. Giovanni Paolo è stato un grandissimo che rimarrà per sempre nei nostri cuori per la Sua spontaneità, per il Suo pensiero profondo, per le Sue innovazioni, per il Suo modo di stare con la gente di qualsiasi età o etnia, per la Sua grande umanità.
Anch'io ho dei ricordi bellissimi di quando è venuto a Mantova; la carica che ci ha trasmesso in quei giorni non si è esaurita anzi .........