Margherita Hack... "sarebbe bello essersi sbagliati"
In questi giorni che seguono la morte di Margherita Hack siamo tutti circondati da un improvviso fiorire di citazioni di questa grande donna e scienziata, soprattutto in materia di fede ed ateismo. Frammenti di frasi spesso spesi in chiave ideologica (della scienziata e divulgatrice si parla molto meno).
Per quanto mi riguarda, in Margherita Hack ho potuto cogliere invece il tentativo di leggere la fede nel quadro dell'approccio scientifico, ma con grande onestà intellettuale, cioè con la consapevolezza che si trattava di un tentativo estremo in qualche modo disperato.
E allora mi permetto anch'io una citazione, che mi pare renda ragione della sofferenza e dell'onestà di questa ricerca, in cui Margherita con semplicità riconosce proprio l'impossibilità di affidare alla scienza le chiavi della ricerca di una "risposta totale" sulla vita:
"La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c'è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c'è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliati. (Dove nascono le stelle, Sperling & Kupfer, Milano 2004, pag. 198)"
Cara Margherita, per una volta almeno ti auguro di cuore di esserti sbagliata, e di poter contemplare ora nella maniera più luminosa possibile il mistero della vita, dell'Universo e del creato intero.
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Sapere e amare: qualche domanda a Margherita Hack
Casualmente nll'incontro con alcuni giovani ieri sera è stato ricordato l'aforisma di Margherita Hack a proposito della ricerca di Dio; con lei intendo dialogare e discutere, nell'apprezzamento per la sua ricerca di astrofisica e per la sua intelligente, arguta e simpatica persona.
Che il sapere empirico (l'esperimento) non possa dare una risposta totale, esauriente e definitiva alle domande infinite di ogni essere umano mi sembra evidente: chi potrebbe sostenere il contrario? Eppure l'essere umano, esplicitamente o implicitamente pone domande intelligenti infinite, dunque è bene cercare la risposta, e cominciare presto a cercare, essendo il tempo delle risposte breve quanto è breve il vivere umano. A questo punto è impensabile che la risposta possa essere mediata da un approccio empirico di alcune forme di sapere (o scienze): ogni uomo mediante l'esperienza, il dialogo, il confronto, la storia, ecc. sa molto di più circa la propria vita di quanto può apprendere tramite una ricerca empirica. Inoltre mentre nella ricerca empirica il soggetto uomo o donna, pur sempre rilevante, deve per così dire mettersi tra parentesi, quanto alla vita (eterna o no) l'uomo non può restare dietro le quinte; al contrario vi è sempre presente e del tutto interessato, soggettività e oggettività qui - a differenza dell'esperimento in laboratorio - sono inscindibili. Di conseguenza non posso rimandare la questione al dopo morte, perché essa riguarda direttamente la vita presente e la mia esistenza personale, il senso del mio vivere attuale. Ad altri posso e in ogni caso devo lasciare l'ulteriore ricerca sperimentale sui molti enigmi dell'universo; la mia vita invece non posso lasciarla a nessun altro. Allora non è più questione di aver fatto centro o di essersi sbagliati, né qualcuno potrebbe pensare che sia bello essersi sbagliati; anche se questo può avvenire per ogni essere umano e non spetta a me giudicare gli altri.
Quando Agostino scoprì Dio mediante la fede in Cristo esclamò: TARDI ti ho amato, o bellezza tanto antica e tanto nuova! Certo, tardi perché il Dio vivente è arrivato ad Agostino prima di Agostino, e Agostino è arrivato a Dio dopo Agostino, attraverso l'amore. Che sia questa la via che conduce a Dio: l'accoglienza del suo amore per me, amore che nel rispetto per ognuna delle molte forme del sapere umano, tutte le abbraccia nella forma suprema del sapere, che è l'esperienza diretta e personale dell'amore che si dona?