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Intervento del Papa all'Università Sapienza

Nel seguito, un resoconto sintetico e chiaro dell'episodio. 
Grave o insignificante, più reale o più strumentalizzato, più etico o più politico... ? 
Comunque, ennesima ferita inferta alla volontà di dialogo, di confronto, di ricerca costruttiva di un punto di incontro anche in presenza di posizioni contrapposte...
 

(clicca qui per leggere l'articolo originale...)   


 

ROMA - Un evento «incongruo» e non in linea con la laicità della scienza: così i sessantasette firmatari di una lettera indirizzata al rettore dell'Università La Sapienza Renato Guarini giudicano l'intervento di Benedetto XVI previsto giovedì 17 al termine della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico. E scoppia la polemica: Radio Vaticana reagisce bollando l'iniziativa come «censoria», il vicesindaco di Roma Maria Pia Garavaglia parla di «richiesta paradossale». «Nessun cambio di programma. La visita del Papa alla Sapienza, giovedì, si terrà» comunicano intanto fonti del Vaticano. «Il Papa è stato invitato - sottolineano le fonti - e la visita si terrà regolarmente». 

I FIRMATARI - Tra i firmatari della lettera inviata al rettore della Sapienza compaiono i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Luciano Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli.  

IL TESTO - «Magnifico Rettore - si legge nella lettera -, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato». «Non abbiamo voluto le firme dei colleghi che hanno incarichi direttivi, ma le adesioni sono arrivate numerose e superano di dieci volte il numero dei firmatari», spiega il fisico Andrea Frova. «La lettera - aggiunge - era un documento interno, poi finito nelle mani della stampa». Non c'è alcune legame con la protesta studentesca che si sta organizzando in queste ore in vista della cerimonia di giovedì 17. 

«È UN MESSAGGERO DI PACE» - «Rispetto le opinioni di tutti coloro che le esprimono con correttezza» e, in ogni caso, l'inaugurazione dell'anno accademico e la visita di Papa Ratzinger saranno due «momenti separati» e il Pontefice sarà accolto come un «messaggero di pace». È quanto scrive il Rettore dell'Università «La Sapienza» Renato Guarini rispondendo così agli oltre oltre 60 docenti che gli hanno chiesto di annullare la visita di Benedetto XVI. 

RADIO VATICANA: INIZIATIVA CENSORIA - «La comunità universitaria attende con interesse l'incontro con Benedetto XVI, tuttavia non manca qualche contestazione e iniziative di tono censorio» segnala la Radio vaticana a proposito della visita del Papa alla «Sapienza. L'iniziativa dei 67 docenti è definita ironicamente dalla emittente pontificia «tollerante appello». La Radio vaticana inoltre intervista il genetista Bruno Dalla Piccola, docente di genetica medica alla «Sapienza», che definisce l'appello anti-Ratzinger «un'uscita vergognosa che sicuramente non fa onore ad un'università grande, importante come la Sapienza». Dalla Piccola ricorda che la sua università «alcuni anni fa ha ospitato dei Raeliani che volevano fare la clonazione dell'uomo» e «in altri tempi è stata aperta a politici di ogni tipo o addirittura a degli attori». «Non si vergognano coloro che hanno firmato - si chiede il genetista - di voler impedire di parlare a una persona che gode di rispetto a livello mondiale?». A giudizio di Dalla Piccola «qualcuno ha paura di sentire quello che il Papa vuole dire» e contro di lui c'è «una pregiudiziale».

 

GARAVAGLIA: «RICHIESTA PARADOSSALE» - «Paradossale» è il termine usato dalla vicesindaco di Roma Maria Pia Garavaglia per commentare la richiesta di revocare l'invito al Papa. «Trovo paradossale - afferma Garavaglia - che un gruppo di docenti universitari, in vista della visita di Benedetto XVI all'Università romana La Sapienza, chieda di revocare l'invito rivoltogli in precedenza». 

«SETTIMANA ANTICLERICALE» - È partita intanto, con un pranzo a base di pane, porchetta e vino, la «settimana anticlericale», 4 giorni di contestazioni studentesche organizzate dal collettivo di Fisica che andranno avanti fino a giovedì contro l'intervento di Benedetto XVI all'apertura dell'anno accademico della Sapienza. I manifestanti si sono riuniti davanti al vecchio dipartimento di Fisica con dei banchetti su cui si vendono panini con porchetta a 1,50 euro; vino e succhi di frutta a 50 centesimi. Attaccati al muro alcuni manifesti rappresentano una parodia del ministro dell'Università Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni riuniti in un abbraccio al Papa. «Noi l'abbiamo chiamata la Santa alleanza dell'inquisizione alla Sapienza», hanno detto gli studenti intervenuti al pranzo sociale «anticlericale» inneggiando al «sapere che non ha bisogno nè di padri nè di preti». 

VEGLIA DI PREGHIERA - D'altra parte i giovani universitari cattolici si preparano all'evento con una veglia di preghiera che si svolgerà all'interno della cappella dell'ateneo. A presiedere la preghiera sarà monsignor Enzo Dieci, vescovo ausiliare per il Settore nord della capitale e incaricato per la cooperazione missionaria tra le Chiese. Il Papa visiterà il più grande ateneo d'Europa in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico. E tuttavia, si precisa nel programma ufficiale, il Papa offrirà la sua riflessione ai docenti presenti, dopo l'inaugurazione vera e propria dell'anno accademico; un modo per dire che l'intervento del Pontefice non costituisce un atto ufficiale ma solo un contributo, un elemento di alto profilo offerto all'attenzione di tutti.

capire ...

Tentiamo di capire meglio insieme origine e portata dell'episodio, consapevoli della difficoltà di interpretare eventi "in corso d'opera" e dei quali mancano, sfuggono o non sono ben definibili diversi degli elementi di comprensione.
Ma proviamoci ugualmente...

 

L'inaugurazione della Sapienza prevedeva inizialmente un intervento del ministro Mussi, successivamente sostituito da una Lectio Magistralis tenuta da Papa Ratzinger ai Docenti dell'Ateneo su invito del Rettore.
Una Lectio Magistalis non è una discussione ne' un confronto, è propriamente una lezione tenuta al corpo docente di un Ateneo, e in quanto tale ovviamente presuppone che i destinatari riconoscano la piena titolarità e autorevolezza del docente che la tiene.

Una prima rimostranza contro tale Lectio Magistralis viene espressa in forma di lettera aperta dal prof. Marcello Cini, che esprime in maniera molto forte un disconoscimento sia del titolo che dell'autorevolezza del teologo Ratzinger (clicca qui per la versione integrale della lettera aperta di Cini...) su un piano, a suo dire, sia FORMALE che SOSTANZIALE.

 

Sul piano FORMALE, Cini sostiene che: "...Anche se nei primi secoli dopo la fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali, non è da ieri che di questa disciplina non c’è più traccia nelle università moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali. Ignoro lo statuto dell’università di Ratisbona dove il professor Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermerò più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose. I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non dovrebbero comunque rientrare nell’ambito degli argomenti di una lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una università della Repubblica italiana. Soprattutto se si tiene conto che, fin dai tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato con la condanna di Galileo da parte del Santo ufficio, a una spartizione di sfere di competenza tra l’Accademia e la Chiesa. La sua clamorosa violazione nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel mondo, come un salto indietro nel tempo di trecento anni e più.".

 

Su un piano SOSTANZIALE, Cini poi argomenta che: "...Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più devastanti. Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma. In essa viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più: «Nel profondo, vi si tratta - cito testualmente - dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall’intima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non agire “con il logos” è contrario alla natura di Dio». ..."

 

Nella parte conclusiva della propria lettera, Cini da' infine una propria lettura molto cruda di quella che a suo dire sarebbe la "strategia" di Papa Ratzinger: "... Ha tuttavia cambiato strategia. Non potendo più usare roghi e pene corporali ha imparato da Ulisse. Ha utilizzato l’effige della Dea Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga. Non esagero. Che altro è, tanto per fare un esempio, l’appoggio esplicito del papa dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo - condotto tra l’altro attraverso una maldestra negazione dell’evidenza storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della caricatura delle posizioni dell’avversario - di ricondurre la scienza sotto la pseudo-razionalità dei dogmi della religione? E come avrebbero dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un attacco più o meno indiretto alla teoria darwiniana dell’evoluzione biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia evolutiva?..."

 

Qualcosa si potrebbe dire delle argomentazioni di Cini, che trovo estreme e comunque ampiamente discutibili soprattutto quanto alla cosiddetta argomentazione "sostanziale", ma in prima battuta mi fermo volutamente ad un livello più espositivo. Osservando che in breve tempo le argomentazioni di Cini sono state fatte proprie anche da un consistente nucleo di docenti (in prevalenza di Scienze Fisiche) nella forma già riportata nell'intervento iniziale.

 

Il gruppo docente addirittura rinforza l'argomentazione di Cini con un breve richiamo ad un'uscita di Ratzinger del 1990: "...Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. ...".
Mi limito ad osservare che la frase menzionata, che nei termini riportati risulta in effetti alquanto discutibile, come ogni frase estrapolata meriterebbe quantomeno di essere letta e commentata all'interno del contesto completo in cui è stata espressa, e che personalmente non conosco.

 

A ruota dei docenti si sono poi mobilitati alcuni collettivi studenteschi, trasformando così la polemica in "lotta": dialettica, dibattito e polemica hanno presto lasciato il posto alla mobilitazione.

 

A questo punto la Santa Sede ha preso in mano la cosa decidendo di annullare (l'invito del Rettore in effetti era ancora valido) la partecipazione del Papa.

 

 

Quali dati-base emergono dall'episodio ?

 

1. Viene negato su un piano formale ad un teologo il TITOLO ad insegnare (in particolare in materia di scienza), in nome di un principio di "spartizione di sfere di competenza tra l’Accademia e la Chiesa". In questo senso è doveroso quantomeno annotare che non si è tanto tolta la parola al Papa quanto piuttosto si è zittito, in sede universitaria, il teologo.

 

2. Viene espresso un forte dissenso rispetto all'impostazione più profonda data da Ratzinger al rapporto fede-ragione-scienza, e dunque di fatto al suo approccio epistemologico. Forse espresso in maniera non sufficientemente nitida (o magari un po' troppo estrema? ...) da Ratzinger, forse manipolato (volutamente? ...), mi pare però anche poco compreso dagli stessi docenti nel suo significato più profondo.

 

Fatto sta che il "gruppo dissidente" è arrivato addirittura a esprimere INDIGNAZIONE per l'invito rivolto dal Rettore a Ratzinger. E senza tanti complimenti gli studenti hanno rivendicato piena autonomia per la scienza.
E la Santa Sede ha prontamente chiuso la querelle cancellando l'evento dall'agenda di Ratzinger.

 

Fin qui solo un provvisorio e sommario tentativo di dare un primo ordine alle idee, alle ideologie, ai fatti.

 

Ma la domanda cruciale che vedo ancora aperta è: E ADESSO ???

 

Si va' avanti facendo finta di niente, senza che nessuno si metta in discussione, senza provare a capire e conciliare le ragioni di un simile solco ? Perchè si può tacere quanto si vuole, ma le questioni poi rimangono tutte lì... e oggi le distanze sono se possibile ancor maggiori, e l'aver tutti quanti "preso cappello" riconducendo al silenzio il confronto certo non costituisce una strada promettente.

 

E questo:
- ne' per i docenti e gli studenti che condividono le obiezioni di Cini (che in Italia e nel mondo non credo siano pochissimi), che a mio avviso dovrebbero dare un corpo più consistente a questa parola "LAICISMO", abusata e ormai svuotata di ogni contenuto e utilizzata un po' da tutti come ampio contenitore di rifiuti culturali, morali e pure scientifici. Vorrei che gli scienziati ci aiutassero a definire e capire davvero cos'è per loro una "scienza laica", evitando però di ritornare gli sterotipi di una scienza cieca e sorda che brancola a casaccio alla ricerca di teorie e risultati usa-e-getta che poi neppure sa comprendere e pesare.

 

- ne' per i cattolici, come scippati del proprio diritto alla ragione; una ragione che certo dev'essere indipendente, ma che per altro verso stenta visibilmente a trovare in se' medesima le proprie ragioni e i propri significati. E forse neppure può farlo...

 

- ne' per l'umanità intera, che vede riaffiorare i fantasmi di una dicotomia fede-ragione che si dovrebbe piuttosto a tutti i costi cercare di conciliare sollecitando da un lato una dimensione di fede più consapevole, intelligente e umile e dall'altro una ragione/scienza meno cieca, autoreferenziale e arrogante.

 

- ne' per il Papa, il cui silenzio in qualche modo lascia echeggiare ancora di più le obiezioni mosse e la cui assenza crea un vuoto che tutti oggi vorremmo poter colmare.

 

 

Questa éra dell'intransigenza sempre-e-comunque mi preoccupa: mi preoccupa questo voler ostinatamente dividere tra fede e ragione, tra credenti e atei, tra buoni e cattivi, tra bianchi e neri... la realtà è altro, la realtà è incontro, è confronto (anche interiore e personale), è conflitto, è ricerca, è fatica, è gioia, è delusione, è complessità... e sempre e comunque è mediazione, che è insieme la pianta e il frutto tanto insospettato quanto ricco di un operoso cammino di reciproca conoscenza e riconoscimento ...

qualche riflessione su papa e dintorni

Credo che il rettore abbia sbagliato l'occasione dell'invito. All'inaugurazione dell'anno accademico il papa non c'entra niente. Figuriamoci poi a tenere una lectio magistralis. Ma, fatto l'errore, bisognava subirlo e accettarne la presenza. Comunque, se il papa avesse voluto essere pastore,  poteva andare lo  stesso alla Sapienza subendo a sua volta le manifestazioni, i cartelli, gli slogan ma nulla di più. Ci sarebbe stato deplorevole folklore ma non violenza. Ma il papa non vuole essere papa-pastore bensì papa-re e allora si fa guidare dalla diplomazia vaticana. Potrà cadere il silenzio sull'episodio, prima o poi è fatale, ma non sui rapporti tra Stato e Chiesa. Perché la chiesa cattolica, in Italia, è troppo invasiva. Il clero, quello dei palazzi pieni di oro e di marmi pregiati fino a quello delle parrocchie, tranne rare e preziose eccezioni, ha la pretesa di dettare l'agenda politica dell'Italia. Vedete forse che il Papa o i vari cardinali Ruini mettano becco nella politica di altri paesi a maggioranza cattolica, per esempio la Spagna? In realtà non sembra che il Papa sia ecumenico sembra che sia il Papa dell'Italia. Per concludere: se il Papa non facesse politica i contrasti diminuirebbero, gli animi si placherebbero e, forse, si favorirebbe il dialogo. La politica la facciano i governanti e i cittadini. I cittadini cattolici porteranno avanti le istanze della loro Chiesa. Quelle che condivideranno. Un saluto cordiale e sincera ammirazione per chi si dedica al sito.

Siamo a quanto pare in una

Siamo a quanto pare in una situazione di paradossi, in cui anche chi si fa promotore di laicità cade nell'intolleranza.
Sorge inoltre una domanda: il discorso immaginario è tale in quanto lo si immagina pronunciato dal Papa all'università la Sapienza o perché lo si immagina pronunciato da questo Papa all'università la Sapienza?

L'autore reale e il discorso immaginario

L'autore reale del discorso immaginario pubblicato sul nostro sito ha immaginato un possibile discorso tenuto da un cristiano (e il papa è in quanto pastore supremo della chiesa cattolica anzitutto un cristiano) in visita ad una università, nella quale si vivessero le contrapposizioni emerse in questi giorini a La Sapienza di Roma. Lo scopo del discorso immaginario è solo quello di invitare a valutare un possibile contributo di un cristiano sul tema in oggetto.  Del resto non manca una vasta letteratura di discorsi all'università da parte di cristiani assai eminenti: a mente ricordo almeno il Cardinale inglese John Henry Newman e il filosofo-teologo italotedesco Romano Guardini. Ciao a Rob e a tutti gli amici lettori.

riguardo al discorso del Papa

Ho letto il testo del discorso di Papa Benedetto XVI e ne sono rimasto incantato. Questo Papa ha una profondità incredibile e per ogni sua frase potremmo trovare spunti per numerose discussioni. Sarebbe bello se Don Alberto facesse una spiegazione/commento a questo discorso come fece per il discorso tenuto dal Pontefice all'Università di Ratisbona.

ciao, Marco

il Papa all'università

Non sono mai riuscito a comprendere come l'uomo sia stato così miope da non vedere nella figura di Gesù il salvatore del mondo ( lo ha mandato a morte preferendogli Barabba) - con fede ho però sempre accettato che il disegno di Dio prevedesse questo tragico passaggio.

Oggi dico che gli errori del passato riaffiorano pressochè identici - riappare infatti l'incomprensibile miopia dell'uomo ribelle a Dio che con il suo sapere è arrivato a pensare di poter mettere tutta l'acqua del mare in un buco o peggio l'idea dell'onnipotenza e della razionalità a tutti i costi di fatto sembra rifiutare l'esistenza della grandezza di Dio .

Spero che Gesù non debba morire di nuovo per illuminare le nostre menti anche se da quanto si sta verificando sulla croce ce lo mettiamo un po tutti i giorni.

Mi pare che giudicare l'uomo ma soprattutto il Papa Ratzinger sia sbagliato, fuorviante principalmente se si mette in dubbio che il suo operato sia o meno illuminato dal Signore - personalmente credo in Dio e continuo a credere in Dio sia se il sacerdote mi volta le spalle durante la messa sia se dice frasi in latino magari di difficile comprensione. Se c'è la fede le scelte di chi ci guida vanno accettate riscoprendo magari l'umiltà - non possiamo e non dobbiamo discuterle come se fossero rivendicazioni salariali o di contratto .

Discorso (immaginario) del Papa all'Università La Sapienza

Signor Rettore, signori docenti, signori studenti,

 

vi ringrazio di offrirmi questa graditissima occasione di condividere con voi un'esperienza di riflessione in questo luogo tanto significativo, in cui donne e uomini si incontrano nella ricerca e negli interrogativi che la mente umana non cessa di generare, e che provocano insieme sgomento ed entusiamo.

 

1. Un mio grande conterraneo, Immanuel Kant, identificava la prima domanda dello spirito umano così: che cosa possiamo sapere? Lasciamo risuonare la domanda in questo luogo deputato istituzionalmente proprio al sapere; o meglio, prima che al sapere alla ricerca, la quale tanto assomiglia alla penombra in cui vive l'uomo: luce che invita a non dare tregua alle impellenti domande, e oscurità che ogni volta segna la riapparizione del limite, che come un fratello maggiore siede sempre alla mensa della scienza. Ora l'esperienza della ricerca segnala un desiderio assai misterioso dell'essere umano: nei molti oggetti dell'indagine non cerca egli infine se stesso? Quella domanda che spinta dalla curiosità scruta la natura e la storia, la natura e le scritture, ritorna per molte vie dirette e indirette all'interrogante: chi sei tu, uomo? Chi siamo noi uomini?

 

2. Indaga la mente umana su molte strade. E quante vie ha aperto la mente, né si vede un termine alla moltiplicazione del sapere: le scienze innumerevoli stanno a significarlo, e questa vostra università lo attesta. Ogni scienza si trasforma in madre feconda, e genera altre scienze, delle quali ha intimamente bisogno, cosicché non v'è limite alle scienze e l'esplorazione scopre insospettati ambiti: la realtà, alla quale appartiene anche la mente umana, è sempre più in là dei saperi, che in tutta la loro solennità appaiono caratterizzati da una logica come di gioco (l'espressione è di un noto epistemologo). E' pellegrino l'uomo, apre molti sentieri: questi gli permetteno di cogliere qualche fiore (e quanti vantaggi hanno procurato alla nostra comune umanità diverse forme di sapere!), non senza ferirsi, talora in modo dolorosissimo, le mani e il cuore. Ognuna delle molte scienze è solo una guida provvisoria, un sentiero destinato a interrompersi, una compagnia che cede il passo ad una guida diversa e migliore.

 

3. Con le diverse scienze siamo invitati a cercare un sapere in qualche modo unitario: è, come noto, l'ideale scientifico dell'istituzione universitaria, che deriva il suo nome esattamente dalla totalità del sapere, un'impresa evidentemente impossibile per il singolo scienziato, eppure irrinunciabile per la mente umana. Che cosa infatti al di fuori dell'orizzonte dell'unità del sapere garantisce all'uomo che la direzione intrapresa dalla sua conoscenza abbia una consistenza intrinseca, tale cioè da meritare ciò che tanti uomini e donne spendono per il sapere, ossia una parte consistente della propria vita, di se stessi? Due sono quindi le direzioni da seguire. L'uomo pellegrino del sapere interrotto ricerca una unità vitale nella quale infine possa ritrovare se stesso.

 

4. Non crediamo che l'unificazione delle scienze si possa ottenere con l'uniformità dei metodi, e meno che mai dei risultati (tutti rifiutiamo una dittatura della scienza); occorre piuttosto un termine medio e insieme superiore nel quale l'uomo veda o almeno intravveda non la somma dei saperi ma la totalità del sapere, totalità nella quale egli possa risultare trasparente a se stesso, o almeno un poco più trasparente e intelligibile a se stesso. Ci sembra che tale temine medio sia piuttosto vicino a noi tutti, e particolarmente in questa Università, chiamata a ottimo titolo 'La Sapienza'. E' la sapienza l'unità incipiente di un sapere plurale che, con tutti suoi momenti empirici, storici e dialettici tesse i fili delle relazioni, avendo come prospettiva l'uomo saggio ( virtuoso, come asserivano i medievali che hanno fondato questa Università): attento, coltivato, intelligente, amante del bene, amico degli uomini (cfr. Sapienza, 7). E' il sapere che ora ritorna come un dono sullo scienziato stesso, il gusto (non l'nagoscia) nel sapere il mondo (di cui scopre progressivamente il senso), gli altri uomini, e infine anche se stesso. E così, egregi signori, la scienza ci si avvicina come compagnia (dialogo), anche quando la ricerca fosse solitaria e silenziosa.

 

5. Non vi appaia dunque fuori luogo il richiamo alle scritture cristiane, le quali chiamano Sapienza colui nel quale i cristiani riconoscono il Figlio di Dio (cfr. 1 Corinti 1, 24): poiché infine la sapienza deve avere un carattere personale, capace non solo di mediare i saperi, ma ancor più di provocare, giustificandola, la libertà. Voi sapete quante insidie minacciano la libertà del sapere, tanto più quanto meno esso si rende disponibile al richiamo della sapienza. Non solo le insidie di potenti di questo mondo, ma quella di una autosufficienza che chiusa in se stessa si contempla nella vanità, gonfiandosi e svuotandosi. E' ben per questo che lo scienziato non si chiude a nessuna domanda, tanto meno a quelle che lo superano, ma ognuna vaglia e medita. Questa pronta attesa è il luogo umano nel quale lo scienziato può anche cogliere la voce gentilissima di Dio, che si annuncia nei meandri dei segni, dei gesti, delle parole umane, e che appunto invita alla libertà.

 

6. La libertà è l'allargamento del cuore e della mente, quel fare spazio nel quale si esalta la verità, che appare non come dominio, nemmeno della scienza, ma piuttosto come un sorprendente dono, cercato ma non prodotto, sperato ma non costretto. E se la parola della verità da noi appena pronunciata può allarmare chi ritiene che la verità equivalga all'imperio sulle menti e sulle coscienze, noi la cogliamo e la apprendiamo, quali discepoli, sulle labbra di colui che oppose la verità della vita al dispotismo di un potere imperiale: Gesù di Nazaret (cfr. Giovanni 18, 37). E se rimane qualche ombra di dubbio quanto a comportamenti tenuti nel corso dei tempi da uomini di chiesa nei riguardi delle competenze e dei metodi scientifici, ricordo a me stesso e a tutti i cristiani, così come propongo ad ognuno di voi, l'esortazione dell'Apostolo Paolo secondo cui il vertice del sapere è la carità o fraternità tra gli uomini (1 Corinti, 13). Eventuali responsabilità dell'uno o dell'altro cristiano, delle quali noi e la chiesa ci facciamo carico, non diventino occasione o pretesto per spezzare un dialogo o almeno un confronto che noi sentiamo, pur nella diversità delle opinioni e delle ricerche, tanto connaturale e necessario.

 

7. La Sapienza diventa così la via aperta che collega l'università del sapere alla comunità umana, diventa un luogo in cui si ricerca nella libertà quella verità che costituisce il mistero della nostra comune vita umana, il patrimonio per la riconciliazione. E' l'augurio col quale rinnovo l'apprezzamento della comunità cattolica che rappresento, augurio che rivolgo con rispetto ad ognuno di voi e all'intera Università, nella quale nuovamente mi rallegro di essere stato oggi accolto.

Ecco il vero discorso del Papa per la visita alla Sapienza

clicca e buona lettura:

www.korazym.org/news1.asp

Uno spunto sul discorso del Papa per l'Università di Roma

L'incontro di venerdì sera 25 Gennaio ul discorso invitao dal Papa ai docenti e agli studenti dell?università 'La Sapienza' di Roma è stato molto denso di spunti: più punto di partenza che non punto di arrivo. A beneficio di coloro che non hanno potuto partecipare, provo a ricostruire in estrema sintesi uno specifico approfondimento che ho trovato cruciale su un piano teorico, ma direi soprattutto metodologico per tutti noi.

La questione è la seguente: i cristiani esprimono o meno una vera ragione etica, e di conseguenza hanno o meno pieno titolo a porsi come voce accreditata sull'arena pubblica?

 

A) Il papa parte dall'obiezione base, secondo cui:

«... il Papa, di fatto, non parlerebbe veramente in base alla ragione etica, ma trarrebbe i suoi giudizi dalla fede e per questo non potrebbe pretendere una loro validità per quanti non condividono questa fede. »

 

B) All'obiezione, il Papa ribadisce che il messaggio cristiano al contrario deve costituire sempre forte incoraggiamento alla purificazione della ragione nel suo progressivo cammino verso la verità:

« ... il messaggio della fede cristiana non è mai soltanto una “comprehensive religious doctrine” nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi. »

 

C) Ma... come una ragione si dimostra ragione vera? Ascoltando, nel cammino di ricerca, istanze significative diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse.

« Che cos’è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla “ragione pubblica”, come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: Che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza. »

 

D) Dunque il papa (e come lui ogni cristiano) rivendica il diritto/dovere di porsi come voce razionale e intelligente sull'arena pubblica, perchè in grado di esprimere una ragione etica accreditata. Beninteso in una dimensione di ricerca comune e nel rispetto della pluralità delle voci.

« Il Papa parla (...) come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l’intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica. »

 

notevole ...

ieri sera ho subito letto (con una certa cura ma senza pretesa di un'immediata e completa comprensione) l'intervento preparato da papa Ratzinger per la Sapienza, e d'acchito l'ho trovato davvero notevole. Mi pare abbia provato ad accogliere le provocazioni e si sia davvero addentrato nel merito di tutti i problemi e le obiezioni poste con passione dagli uomini di scienza (e comunque dal pensiero diffuso), e l'abbia fatto con profonda pertinenza e sapienza.

 

Di più non chiedevo, e credo che questo discorso, al di la' di tutto, riapra il dialogo, distinguendo, accogliendo le domande senza arretrare ma senza arroganza ... e soprattutto individuando limiti per l'indicibile ... come indicibile è (e sempre resterà per l'uomo) la risposta alla domanda di Pilato: "Che cos’è la verità? E come la si riconosce?" ...

 

«Così, a questo punto, neppure io 
posso offrire propriamente una risposta, 
ma piuttosto un invito 
a restare in cammino con questa domanda 
– in cammino con i grandi che lungo tutta la storia 
hanno lottato e cercato, con le loro risposte 
e con la loro inquietudine per la verità
che rimanda continuamente 
al di là di ogni singola risposta.
»

Laicismo?

Ciao a tutti,

per chi non mi conosce, mi chiamo Marko e sono ricercatore in informatica a Pisa. Sono felice di fare finalmente il mio primo intervento su questo bel forum. Come MarcoB, anch'io penso che sia un'idea molto carina quella di potersi confrontare anche virtualmente tra noi della parrocchia, anche se a volte non associo i volti delle persone ai nicknames...

Volevo intervenire sul tema forse più dibattuto di questi giorni: il ruolo del credente nella società laica. Ho apprezzato entrambi i discorsi virtuali papali: sia quello ufficiale del papa vero, che quello dell'antipapa Bonandzinger, alias DonAlbertus decimosesto. Credo che, come me, ognuno di voi si sia trovato a dibattere di tale argomento più o meno animatamente. Io,in particolare, sono spesso bersagliato dai miei colleghi ghibellini pisani, in quanto mosca bianca credente in mezzo ad un nutrito gruppo di simpatici scienziati nichilisti, anarchici, atei, veterocomunisti, anticlericali, razionalisti e positivisti. Come immaginerete, spesso facciamo scintille, ma per fortuna c'e' anche qualche collega con posizioni simili alle mie. Di solito si finisce in una di quelle inutili discussioni senza capo nè coda che lasciano insoddisfatte entrambe le parti, ma, col tempo, ho capito come gestire meglio tali discussioni. Dato che il mio lavoro è costruire algoritmi, eccone uno per evitare litigi in temi delicati quali la laicità dello Stato:

1) Focalizzarsi su un problema solo, evitando di tirare in ballo (o farsi tirare in ballo su) 10 cose contemporaneamente: la ricchezza del Vaticano, la gerarchia ecclesiastica, i miracoli di Padre Pio, il 4 per mille, i finanziamenti alla scuola privata, l'interferenza della Chiesa in politica, la contraccezione, l'omosessualità, il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, Darwin, e chi più ne ha più ne metta.

2) Prescindere dagli schematismi classici destra/sinistra, ateo/devoto, clericale/anticlericale, o si ritorna subito al punto 1). Io pesonalmente sono devoto, clericale e di sinistra, ma posso elencare mille cose che non mi convincono nella mia devozione, in molti prelati e nella sinistra! Se uno prova a difendere o viene chiamato in causa a difendere tutta la fede, tutta la Chiesa o, ancora peggio, tutta la sinistra, è meglio che si ritiri subito e vada a giocare a freccette...

3) Cercare di capire da cosa derivano le obiezioni del proprio interlocutore. A volte fa male, ma se uno vuole veramente provare a mostrare la "ragionevolezza della propria fede" occorre innanzitutto mettere in discussione la propria posizione e capire come ricostruirla da premesse comuni.  Non vale dare per scontati certi comportamenti, ma occorre mostrare la ragionevolezza della propria posizione. Questa è la vera laicità, come ha ricordato bene questo articolo di Claudio Magris pubblicato oggi sul Corriere.

 

4) Se siete usciti indenni dai punti precedenti, allora forse c'e' speranza di uscire arricchiti dalla discussione. Vi ritroverete magari molto meno lontani di quanto pensavate dalle posizioni del vostro  amico e, forse, avrete anche riconosciuto un paio di punti deboli nel vostro ragionamento. Non sforzatevi di difenderli a tutti i costi, ma accettateli per quello che sono. Nessuno è mai morto per ammettere di non sapere tutto, ma semmai per il contrario..

5) Pazienza, pazienza, pazienza. Sarà pure una virtù cristiana o no?

Insomma, è più o meno così che sono riuscito a sopravvivere nel covo di quei professori antipapali che mandano lettere eretiche a destra e a manca. E, dal mio osservatorio privilegiato, mi sono accorto che dietro le farneticazioni laiciste insensate di molti, c'e' anche qualcosa da salvare. Si fa fatica a vederlo perchè spesso, come detto, prevale la logica del muro contro muro (finendo in un ciclo infinito dei punti 1 e 2), ma certe istanze portate avanti dai "nemici della fede" non sono "ispirate dal diavolo", ma hanno un loro senso. Dato che è già stato chiarito abbastanza dalla discussione dove sbagli chi si è opposto al discorso del papa alla Sapienza, credo che sia più giusto per noi cercare di capire perchè e da dove è nata tale opposizione. Se dovessi schematizzare indegnamente le motivazioni principali della gran parte degli oppositori che ho incontrato, direi che i nodi più indigesti (da cui nasce la lista di cui al punto 1) sono questi:

- il modo in cui alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica a volte si impongono ai fedeli, manifestando quasi una volontà di controllo più che di stimolo: mobilitazione politica, chiamata alle armi, argomentazioni dogmatche, quando non minaccia, scomunica, o rifiuto di prestare sacramenti...

- l'assenza di criticità con cui molti credenti accettano le disposizioni in materia di fede: ricorso a motivazioni tradizionalistiche o quasi razziste, isolamento in una fede che si chiude alla ragione, argomentazioni per slogan.

- la lontananza della Chiesa (purtroppo, anche per causa dei media, le persone identificano con tale termine lo Stato della Chiesa, il Vaticano) dalla sensibilità comune delle persone e l'immagine di opulenza, di agio, di tradizionalismo, di difesa di diritti acquisiti e di chiusura che si manifesta dietro certe ritualità, per cui quasi mai vengono percepite le motivazioni alla base di certe direttive "impopolari".

 

E allora cosa possiamo fare noi? A mio parere noi abbiamo il dovere di difendere costruttivamente la Chiesa. E' facile criticarla, come sappiamo. E' facile anche chiudersi a riccio per difendere anche chi forse non lo merita. Più difficile è cercare di cambiare le cose dall'interno. Anche per questo mi sembra che, nel nostro piccolo, questo nuovo strumento di cui si è dotata la nostra parrocchia possa favorire il dialogo ed il confronto di sensibilità e storie personali diverse.

Mi fermo qua per ora, ma mi riprometto di partecipare molto più spesso al dibattito nel forum.

Un abbraccio,

Marko

 

 

 

il laico magris

Grazie per aver citato il pezzo di Magris sul Corriere.

E' un  pezzo così chiaro e onesto che dovrebbe essere letto nelle scuole. Aiuterebbe gli insegnanti ad affrontare, con efficace equilibrio, certi temi con le giovani menti loro affidate.

 

Anche S. Tommaso algoritmeggiava

La metodologia proposta da Marko richiama molto da vicino quella seguita dai grani teologi medievali, i quali nelle loro Summe procedono esclisivamente per quaestiones (domande, problemi), ne distinguono accuratamente le parti, raccolgono tutte le opinioni di cui sono a conoscenza, presentano e argomentano la propria, rispondono alle obiezioni avanzate da coloro che la pensano diversamente (cioè filosofi pagani, filosofi e teologi ebrei e arabi, oltre che naturalmente teologi e filosofi cristiani). E dopo tanto lavoro passano ... ad un'altra quaestio! S. Tommaso è solo uno dei più eminenti di migliaia di docenti cristiani. E in tale ricerca hanno intuito e gioito della verità, pur con i loro limiti!

Ciao Marko

Ciao Marko e grazie per il bel contributo dato con il tuo intervento, incredibile visto che sei juventino (naturalmente scherzo).Concordo  quasi completamente con quanto hai scritto e scrivo quasi perchè io credo invece  che su certe istanze portate avanti da chi tu virgoletti come "nemici della fede" cia sia invece proprio lo zampino di colui che purtroppo sa fare bene il proprio lavoro e che fin dal peccato di Adamo ed Eva spinge ogni giorno l'essere umano a credere di poter fare a meno di Dio o addirittura di potersi sostituire a lui, in maniera naturalmente molto democratica ma  come lupo travestito da agnello.

Visto che  sei nel forum ti segnalo la sezione aperta da Matteo sul dibattito Chiesa in Spagna. Se non ricordo male tu dovresti conoscere una ragazza spagnola che magari potrebbe portare il suo contributo alla discussione, o mi sbaglio? :-)

Ciao e a presto

 

Grazie Marko...

...per il tuo intervento molto circostanziato. Davvero mi è piaciuto e mi sono ritrovata pienamente nelle tue argomentazioni. Non che sia facile riuscire a mantenere una posizione così equilibrata quando si discute, ma credo davvero che tenere presente i tuoi "consigli"  per dialogare con chi la pensa diversamente sia il punto di partenza per un arricchimento reciproco. Soprattutto per evitare quel muro contro muro che oggi pare l'unica strada proposta a tutti i livelli per parlare e per non ascoltarsi, in modo da poter mantenere sempre la propria posizione e, se possibile, denigrare quella altrui. Dunque grazie davvero per questo spunto di riflessione importante che ci hai offerto dal tuo osservatorio.

grazie!

Grazie Marko del tuo intervento, nel quale mi ritrovo in una maniera pressochè totale (che c'entri qualcosa l'aria di Pisa?). 
In effetti il nucleo/cuore della fede è certamente un immenso tesoro da valorizzare, preservare e condividere, ma altrettanto importante è il modo di porsi in relazione e in dialogo, e in tal senso trovo il tuo intervento prezioso e ricco di spunti che a mio avviso dovrebbero essere ripresi e sviluppati, magari proprio a partire dal nostro ambito parrocchiale, e soprattutto a beneficio dei più giovani.
Ti attendo al più presto per un prossimo intervento   ;-) 

che vergogna!

In una nota della CEI si legge: Il Papa è «oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale».«Tanto più che la visita del Santo Padre era una cordiale risposta a un invito espresso dagli organi responsabili dell'università, ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi».
Già... il ricatto di una minoranza che offusca l'immagine dell'Italia nel mondo, una minoranza che plaude ,dopo aver gettato l'onta.
Ecco a cosa ha portato la continua accusa, delle frange politiche, di ingerenza della chiesa negli "affari" dello Stato; siamo così passati dalla tanto acclamata laicità ad un laicismo oltremodo limitato che va contro ogni forma di democrazia, cultura e civiltà di cui, invece, questa minoranza pensa di farsi portavoce.
Sconcertante il fatto che a minare l'evento siano stati, oltre ad un manipolo di studenti, i grandi scienziati-pensatori che nel mio immaginario reputavo persone di larghe vedute. 
Abbiamo esempi quotidiani di una laicità autentica e rispettosa e di reciproca cordialità tra Stato e Chiesa, ogni volta che vediamo un Cardinale o Vescovo presenziare a eventi pubblici come l'apertura dell'anno accademico in questa o quella facoltà, inaugurazioni di eventi pubblici che esulano dalla professione del culto, ma che stanno ad indicare la civile e pacifica convivenza tra i due organi.
Reputo innammissibile che il Vescovo di Roma non possa presenziare, tra l'altro su invito di terzi (organi responsabili dell'università), dando gli spazi per un confronto costruttivo e contribuire al dialogo tra scienza e religione, tanto per la levatura del personaggio quanto per la sua intenzione di parlare, appunto, a tutti, credenti e non.

purtroppo è una conseguenza logica e coerente

Purtroppo  quanto è accaduto non mi stupisce ed  a mio modesto parere è una conseguenza logica e coerente di quanto da anni sta accadendo nel nostro paese (ed  anche nell' Europa, che si è unita rifiutando le proprie radici cristiane) e cioè che minoranze estremiste tengano in pugno l'intera classe governativa, la quale asseconda tali imposizioni per motivi opportunistici (stare attaccati alla poltrona). Inoltre, che per gli autoprlocamatisi "Cattolici adulti"  la Chiesa ed il Papa fossero il nemico numero uno era già evidente da tempo visti gli sforzi politici ed i tempi parlamentari impiegati per distruggere la famiglia a dispetto dei reali problemi del nostro paese. Personalmente se questi sono gli insegnanti e scienziati delle nostre università sono seriamente preoccuato per il futuro dei figli che un giorno  il Signore vorrà concedermi. Rattristandomi per quanto accaduto ripenso alle parole di Gesù nel Vangelo "Se hanno odiato me odieranno anche voi ma non temete, io non vi lascio soli" e prego affinchè il Signore illumini questa società sempre più convinta di poter fare a meno di Lui.

preoccupazione sì, ma.....

Ti rispondo di getto: credo che preoccuparsi dei propri figli ( e di quelli degli altri ) sia legittimo e sacrosanto ma così facendo restiamo chiusi in casa " nostra ". Invece è necessario trovare la motivazione per educare ogni giorno i figli ad un dialogo il più possibile sincero , aperto ,non timoroso del giudizio altrui e nello stesso tempo responsabile e rispettoso.Solo così può esserci confronto vero e costruttivo delle coscienze e ognuno può essere stimolo all'altro, anche chi la pensa in modo diverso.
Per quanto riguarda la politica direi che maggioranze, minoranze, estremiste o meno........non si salva nessuno, al momento: la gara non è fare il meglio, ma il meno peggio ( riescono?). Ad esempio hai visto per quanto riguarda la famiglia: chi si batte per la  famiglia tradizionale, quale famiglia  si è costruito? Non si può generalizzare ma a me viene qualche dubbio sulle motivazioni che sostengono i suddetti!
Dunque non resta che aprire la porta di casa, uscire, fare entrare, parlare, ascoltare e attrezzarsi della propria coerenza e anche di quella convinzione cristiana ( fede!?! )di cui ognuno è dotato.
Non aspettiamo dagli altri.
Ciao Laura

mah......

Già ora inizio a preoccuparmi per il futuro dei figli che il Signore mi vorrà donare ed anche per quelli degli altri perchè  anche se, inculcando i nostri valori, cerchiamo di  crescerli nel dialogo "sincero, aperto e non timoroso del giudizio altrui", alla luce dei fatti accaduti in questi giorni rischieranno di non trovare per il confronto persone capaci di ascoltarli ma individui che in maniera antidemocratica ostacoleranno la loro crescita e libertà di parola proprio come successo al nostro Papa Benedetto XVI. La cosa a mio modesto avviso ancor più grave è che tale democrazia è minata proprio dalle "menti" che dovrebbero essere guida ed esempio per i nostri ragazzi, come gli scienziati ed i docenti dell'Università La Sapienza di Roma.

Proseguendo il discorso a livello politico (perchè credo che ciò che è accaduto abbia anche una  importante rilevanza politica) mi sento in coscienza di aver solamente fotografato quello che sta accadendo e che possiamo constatare ogni giorno. Come cristiano non mi sento in grado di giudicare le persone facendo processi alle intenzioni o giudicandole nel privato (cosa che reputo per fortuna ancora esclusiva prerogativa di Nostro Signore) ma solamente riferirmi agli ideali che queste propongono ed orientarmi su chi appoggia e sostiene la Chiesa ed il nostro Papa.

 Di questi tempi possiamo e dobbiamo sicuramente ritenerci delusi da quelli che, dimostrando totale incoerenza con i propri ideali, contraddicono con i fatti il pensiero illuminista al quale dicono di ispirarsi (Peraltro indicato dalle "menti" come radice e origine della nostra Europa). Se non ricordo male, Voltaire esprimeva tale pensiero dicendo "Non condivido la tua opinione ma sono pronto a morire affinchè tu possa esprimerla",  pensiero che purtroppo non hanno incarnato i docenti dell'Università La Sapienza di Roma.

Alzare lo sguardo con i piedi per terra

Anche tu Marco puoi essere una " mente" e allora non lasciarti abbattere da chi al momento non sembra essere all'altezza.Se Cristo avesse aspettato che la politica facesse con serietà e responsabilità la sua parte noi saremmo messi piuttosto maluccio.
Anch'io credo di valutare i fatti politici così come sono ma non posso trascurare la valutazione (non il giudizio ). Non posso giudicare ma devo fare funzionare il mio cervello oggettivamente per poi trarre conclusioni e decisioni in linea con le scelte che tento di fare per me e per qualcuno di cui ho responsabilità.Come faccio a fidarmi di un incoerente?Ovvio che non posso invadere la sfera personale ma quantomeno quando devo esprimere la mia scelta tego conto.Certo sono scelte personali e private quelle che riguardano alcuni politici, ma allora " fate quel che dico ma non fate quel che faccio"?
Non mi piace! Ho avuto esempi molto più .......alti! E a quelli guardo ( quando riesco)perchè sono stati coerenti e da me condivisi. Sono un po'.." sofistica"?

Laura condivido quanto

Laura condivido quanto scrivi e credo che nella vita di ogni giorno ci si debba ispirare agli alti esempi, primo fra tutti quello di Gesù ed anche orientare le nostre scelte prendendo ad esempio la   vita dei Santi.  Quanto volevo dire nel mio precedente commento è che purtroppo quando andiamo alle urne i Santi non sono mai tra i candidati e personalmente mi sento più vicino a chi in un programma esprime gli ideali che si avvicinano a quelli in cui credo rispetto magari a chi da subito mi propone tutto il contrario e  va in parlamento travestito da donna.

Questa discussione  forse  si sta  un po' troppo allontanando dal tema principale e rischia di entrare in campi che esulano da quanto accaduto al Papa. Ribadisco la mia indignazione per quanto successo. In un paese che si professa democratico questo non dovrebbe avvenire  ma non ritengo opportuno proseguire su questo sito un dibattito politico, piuttosto allora soffermiamoci sulla riflessione proposta da Don Alberto.

un saluto  affettuoso a te ed a tutti gli amici che leggono e commentano all'interno del sito. Ciao!!!!!!

dico la mia!

Sto seguendo questa appassionante discussione fin dall'inizio anche perchè in effetti ciò che è successo offre molti spunti su cui riflettere. Rispondo anch'io un po' di getto e magari tralasciando molte delle cose che si potrebbero dire, anche perchè le ha dette così bene il "discorso immaginario"... (oggi ho sentito che il Papa ha mandato un intervento che è stato letto durante la cerimonia di inaugurazione della "Sapienza", sarebbe divertente confrontare la posizione ufficiale del Papa e quella immaginaria...)
Tornando a noi, credo che il dialogo e la tolleranza debbano sempre, anche se faticosamente, avere il sopravvento, perchè attraverso il dialogo, anche conflittuale si cresce. E perciò credo che il Papa avrebbe dovuto presenziare comunque all'evento.

Poi, credo davvero che ognuno di noi debba scomodarsi personalmente - come dice Laura - anche a costo di sbagliare, perchè le responsabilità non possono sempre essere date ad altri. Troppe volte scegliamo la strada del non confronto perchè non ne vale la pena o perchè siamo convinti di avere la verità in mano.

Sulla questione del voto... anche questo è un problema molto scottante e serio perchè lo scenario è davvero deludente. Ma anche qui ci viene dato uno strumento per dire la nostra e bisogna cercare di farlo nel miglior modo possibile. In questo caso, pur nella situazione spesso imbarazzante che la politica ci propone quotidianamente io tenderei a propendere per uno (eventualmente anche vestito da donna) ma che porti avanti un ideale in cui crede veramente, piuttosto che per uno che sposi un ideale (ideologia?) in cui non crede minimamente (tanto è vero che non lo pratica neanche lontanamente), solo per mera convenienza elettorale. Purtroppo la realtà che ci viene proposta dalla politica negli ultimi anni è quella di uno show mediatico in cui ciascuno dice quello che ritiene di dover dire per accaparrarsi consenso a buon mercato mentre gli ideali e i valori per cui battersi non si sa più dove siano. A destra come a sinistra, qui purtroppo non si fanno differenze!

Anche questa vicenda del Papa temo che non interesserebbe a nessuno nel merito, se non fosse un cavallo da cavalcare per accaparrarsi consenso o per svilire chi sta dall'altra parte e in ogni caso per riempire telegiornali e pagine di giornali di qualcosa di sensazionalistico. Che triste! Ancora di più dunque credo che ci sia una responsabilità individuale che deve emergere, affinchè possa avere spazio un metodo: quello del confronto e del dialogo invece che quello della contrapposizione e del muro contro muro a prescindere dai contenuti.

 

Che bello il nostro sito!

Non voglio allontanare ulteriormente il dibattito dal tema principale ed occupare il prezioso spazio del nostro amato sito con sterili polemiche ma da una cosa rimango sinceramente spiazzato, cosa che peraltro credo si possa ricollegare a quanto accaduto a Papa Benedetto XVI in questi giorni ed è la seguente:

In ogni contesto (anche nelle  parrocchie e ciò è la cosa che mi sorprende di più) se gli ideali proposti sono vicini alla Chiesa o comunque orientati ad essa vengono comunque visti con sospetto e rendono chi li propone oggetto di accurate verifiche ai raggi X per trovare l'inghippo mentre se sono esplicitamente contrari alla Chiesa, al Papa ed alla Fede cattolica diventano comunque rispettabilissimi (ed a volte anche simpatici) in quanto proposti da chi ci crede veramente e degni del maggior rispetto.Credo che questa sia ormai diventata una  assodata abitudine a qualsiasi livello, a partire dalle scuole che ormai sono diventate in gran parte fautrici di un crescente anticlericalismo. 

In riferimento al discorso immaginario proposto da Don Alberto, tra le importanti cose scritte mi ha colpito la citazione di San Paolo nella lettera ai Corinti dove l'Apostolo Paolo indica come il vertice del sapere la carità e fraternità tra gli uomini. Quanto è bella questa frase e quanto si rivela vera e salda negli esempi da seguire (come invitava giustamente Laura ) come Madre Teresa, Padre Pio, Papa Giovanni Paolo II e tutti quei tesori che la cristianità ha elargito in questa terra come luce per le genti.

Ancora un grosso saluto a tutti ed un grazie per il confronto proposto ed alimentato. Credo che soprattutto oggi sia prezioso  e raro avere uno spazio come questo  dove poter commentare in maniera civile e costruttiva i fatti e le tematiche di ogni giorno. La cosa a mio parere ancor più bella del nostro sito rispetto a qualsiasi altro è il fatto che sia frequentato da persone vere che non rimangono poi solamente "nickname" sullo schermo ma che in realtà sono amici con i quali si vive e condivide l'esperienza cristiana e parrocchiale e ciò è una cosa bella ed importante.

CIAO!!!!!!!!!!