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Riflessioni

Ancora Covid-19.... che fare in questo tempo così "impensabile"?

La mancanza di elementi favorevoli nell’evoluzione della situazione sanitaria nei confronti di Covid-19 (CoronaVirus Disease - cioè malattia - 2019, per distinguerla da quella del 2003 e del 2015) ci costringe a non poterci incontrare oltre che a rivedere molti dei programmi e abitudini di ciascuno di noi.

È certamente un cambiamento molto grande, al quale nessuno di noi ha probabilmente mai pensato prima d’ora. E ci troviamo invece a viverlo, anzi a doverlo vivere, perché non ci sono né scappatoie né possibilità alternative, per nessuno. Armiamoci dunque, con fiducia, di buona volontà e pazienza.

Tali eventi generano l’importanza di riflettere su quanto accade per accettarlo e renderlo comunque un elemento di crescita nella nostra vita e per la nostra persona, sia come singoli che come coppia, famiglia.

Ecco allora la proposta di un semplice spunto di riflessione che nasce da due elementi che appaiono in contrasto tra loro: da un lato l’obbligo per tutti di rimanere insieme in casa con i nostri famigliari, talvolta anche oltre l’immaginato, senza tutti gli altri impegni (dal lavoro agli svaghi) che ci riempivano la vita e ce la facevano apparire più “significativa”. Dall’altro l’impossibilità, per chi ha dei cari lontani o ammalati ricoverati (sia per causa del coronavirus che per qualsiasi altra), di incontrarsi e di stare loro vicini, persino anche negli ultimi momenti della vita: in questo caso emerge fortissimo il distacco obbligato che fa capire quanto preziosa sia la relazione.

Da qui l’invito, che con forza ci giunge dagli eventi, a rivalutare la gioia della relazione con il prossimo (dai famigliari, agli amici, ai conoscenti) ri-portandola ai primi posti tra i nostri valori anche quando essa appare scontata e non “a rischio” di essere perduta, cioè nella normale quotidianità (alla quale certamente torneremo) e a non banalizzarla in periodi come questi in cui la sua spontaneità potrebbe essere nascosta dall’“obbligatorietà”.

Al fine di proseguire questa brevissima riflessione possiamo leggere in Amoris Laetitia i numeri sul dialogo dal [136] al [141] magari preceduti dai numeri dal [120] al [130], che nel capitolo IV sono raccolti nella sezione “Crescere nella carità coniugale”.

Con grande fiducia nel futuro (che trova un solido appoggio su un buon vivere il presente), a tutti i lettori l'augurio di trovare la ricchezza nascosta di questo tempo!

Questo tempo 'virale': che senso può avere?

Stiamo vivendo da oltre due settimane un tempo 'strano': non usuale e a prima vista non provvisto di senso; non serve granché per l'impegno scolastico dei ragazzi, molte attività sportive sono bloccate, lo stesso vale per non pochi lavori e professioni, non si celebrano Messe con la partecipazione dei fedeli, cresce una moderata paura di essere contagiati, gli spostamenti sono molto limitati. Dunque ?....  Chi crede opportuno può suggerire qualche spunto per la riflessione. Grazie!

Per parte mia penso che può essere una buona occasione per riprendere da qualche angolo della vita esperienze tralasciate o trascurate per i più diversi motivi; può trattarsi di incontri (il telefono non diffonde virus), di un primo approccio a persone o famiglie che abitano di fronte a noi, o nelle immdiate vicinanze e con le quali non si è avviato ancora un minimo di rapporto; può trattarsi di 'scoprire' un angolo o una via finora sconosciuta della nostra bella città, oppure di una chiesa, nella quale non siamo ancora entrati; oppure di inseguire un pensiero che nella mente non ha trovato la sua maturità, o di una convinzione importante che merita di essere approfondita o riscoperta.

Insomma una specie di messa in ordine o di pulizia dell'anima; ed è noto che quando si tratta di anima si spazia dal mio sé fino ... a dove non si sa, forse fino a un essere umano che soffre, o forse fino a un Dio che rapidamente può avvicinarsi da un lontano orizzonte: o forse fino alle migliaia di persone che in questi giorni svolgono un servizio importante per la salute di tutti; anche questa è una scoperta importante. E anche se ci sentiamo un tantino smarriti forse non è un gran male, visto che alcune certezze o abitudini vanno sottoposte a revisione critica, quell'esame in cui ciascuno è onestamente esaminatore di se stesso e della propria vita, nella luce inconfondibile della coscienza. Non tutto il male viene per nuocere...

LETTERA APERTA AL PARROCO

AL NOSTRO CARO E STIMATO PARROCO

l'innegabile benessere materiale procurato dai prodigiosi, nonche' rapidissimi progressi della tecnologia, hanno di contro sviluppato nell'uomo una nuova forma di egoismo, col denaro posso bastare a me stesso, non ho piu' bisogno degli altri. Di fatto si sono spalancate le porte della solitudine. La famiglia, quella preindustriale, ha da tempo cessato la sua funzione di rifugio, di unione e dissolvendosi ha lasciato il posto a nuove forme di famiglia piu' o meno allargate. Questi cambiamenti sociali, hanno prodotto non solo la solitudine, ( che sotto certi aspetti e' positiva ), ma l'abbandono degli anziani, che possiamo definire una vera e propria piaga sociale, proprio nel momento in cui gli stessi mostrano maggior fragilita'.
Da qui nasce l'esigenza cristiana di favorire le condizioni per rendere piu' sopportabile questa condizione.
Un'astrazione mi sovviene, un vecchio sogno, quello di veder attrezzati i sotterranei della Parrocchia di Sant'Egidio, dove allestire un centro di ritrovo aperto a tutti. Dove le persone si possono incontrare e discutere, magari davanti ad una tazza di te', dove trovare qualcuno che ascolta, con la quale raccontare e condividere la giornata. E se vogliamo centro di lettura, libri giornali riviste, proiezioni di video, magari sui quali riflettere per contrastare la stupidita' degli slogan, ( tanto di moda ). Insomma non solo un centro ricreativo, ma anche un mezzo per partecipare piu' attivamente alla politica, ( intesa come conoscenza ) con l'intento di essere piu' informati e avere piu' consapevolezza nelle decisioni e forse diventare un po' piu' liberi. E dove un Parroco sgravato da troppi impegni e illuminato dalla luce del Cielo, possa dedicarsi totalmente alla cura delle anime dei parrocchiani, oggi piu' che mai, immensamente bisognose. Nella speranza che maturino tempi e dinamiche, accontentiamoci dell'utopia. Con Affetto
Un Parrocchiano

9 Febbraio SANT'APOLLONIA

Oggi 9 febbraio, la Chiesa ricorda e festeggia Sant'Apollonia, vergine e martire.
Essendo la nostra la parrocchia di Sant'Egidio e Sant'Apollonia, è doveroso ricordare questa grande Santa.
Di seguito la sua storia ed in particolare il ricordo di una sua frase purtroppo oggi più che mai attuale, per i continui e numerosi attacchi subiti da ogni parte dalla Santa Chiesa Cattolica: Rinnegare la propria fede significa perdere se stessi, rescindere il legame vitale con Dio e quindi morire dentro, perché noi siamo ciò in cui crediamo.

S. Apollonia subì il martirio per la fede durante la persecuzione di Decio. Così scriveva l'allora Vescovo di Antiochia: « I cristiani vengono arrestati, imprigionati, privati d'ogni alimento, tolti dalle proprie famiglie, e perciò i genitori divisi dai figli e i figli dai genitori. Alcuni sono esiliati, altri stritolati sotto le ruote e moltissimi precipitati nelle fornaci ardenti od esposti alle fiere. Se i denti delle belve o l'ardore delle fiamme qualche volta li risparmiarono, è sempre pronta la spada che taglia la loro testa. Affermare di essere cristiano basta per incontrare i più terribili tormenti ».

Apollonia fin dai più teneri anni venne educata nella religione cristiana. Accesa di ardente amore per Gesù, decise di darsi interamente a Lui, facendo voto di perpetua verginità.

Quando uscì il decreto di persecuzione, Apollonia prodigò tutti i suoi averi in favore dei cristiani e si adoperò con ogni mezzo nell'esortare i martiri alla fortezza e alla speranza del gran premio del cielo.

« Pensate, diceva, che è breve il patire, ma il gaudio sarà eterno! ». Ma non potè durare a lungo in questo pietoso ufficio, poichè venne subito scoperta. Accusata al prefetto della provincia come cristiana, si vide tosto arrestata e rinchiusa in una orrenda prigione, dove passò una notte.

Il giorno dopo, venne presentata al prefetto ed interrogata circa la sua fede. « Sono cristiana e adoro il vero Dio », rispose francamente Apollonia. Ma questa sincera confessione le costò la vita: le furono subito rotti tutti i denti e fu condannata ad essere bruciata viva. In breve venne preparata una grande catasta di legna, e tra una numerosa folla di pagani venne condotta al luogo del martirio. Una grande serenità traspariva dal volto di Apollonia : ciò spinse il prefetto a farle altre interrogazioni e a prometterle gli onori e beni del mondo. Ma essa invariabilmente rispondeva: « Sono cristiana; breve è il patire, ma eterno è il gaudio ».

Appiccato il fuoco al rogo, venne nuovamente interrogata. Apollonia non rispose e stette un istante in preghiera. Volto pertanto lo sguardo al cielo si ricordò che Gesù l'attendeva. E così, spinta da questo pensiero, si gettò da se stessa tra le fiamme. In breve il sacrificio fu consumato, e lo spirito suo, sciolto dal corpo, se ne volò al suo Celeste Sposo a ricevere la doppia corona della verginità e del martirio.

Venne poi eretta in Roma una chiesa in suo onore. Essa è invocata come protettrice contro il mal di denti.

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