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Questo tempo 'virale': che senso può avere?

Stiamo vivendo da oltre due settimane un tempo 'strano': non usuale e a prima vista non provvisto di senso; non serve granché per l'impegno scolastico dei ragazzi, molte attività sportive sono bloccate, lo stesso vale per non pochi lavori e professioni, non si celebrano Messe con la partecipazione dei fedeli, cresce una moderata paura di essere contagiati, gli spostamenti sono molto limitati. Dunque ?....  Chi crede opportuno può suggerire qualche spunto per la riflessione. Grazie!

Per parte mia penso che può essere una buona occasione per riprendere da qualche angolo della vita esperienze tralasciate o trascurate per i più diversi motivi; può trattarsi di incontri (il telefono non diffonde virus), di un primo approccio a persone o famiglie che abitano di fronte a noi, o nelle immdiate vicinanze e con le quali non si è avviato ancora un minimo di rapporto; può trattarsi di 'scoprire' un angolo o una via finora sconosciuta della nostra bella città, oppure di una chiesa, nella quale non siamo ancora entrati; oppure di inseguire un pensiero che nella mente non ha trovato la sua maturità, o di una convinzione importante che merita di essere approfondita o riscoperta.

Insomma una specie di messa in ordine o di pulizia dell'anima; ed è noto che quando si tratta di anima si spazia dal mio sé fino ... a dove non si sa, forse fino a un essere umano che soffre, o forse fino a un Dio che rapidamente può avvicinarsi da un lontano orizzonte: o forse fino alle migliaia di persone che in questi giorni svolgono un servizio importante per la salute di tutti; anche questa è una scoperta importante. E anche se ci sentiamo un tantino smarriti forse non è un gran male, visto che alcune certezze o abitudini vanno sottoposte a revisione critica, quell'esame in cui ciascuno è onestamente esaminatore di se stesso e della propria vita, nella luce inconfondibile della coscienza. Non tutto il male viene per nuocere...

Malattia e morte: una riflessione pericolosa o saggia?

Ho pensato e ripensato più volte prima di postare queste brevi righe. La domanda che propongo è forte, provocatoria, tanto più quanto più mi sembra elusa, evitata accuratamente in queste settimane. Ogni giorno si parla (e si mostrano immagini) di malattia e di morte. Ambedue appatengono alla nostra attuale vita quotidiana in modo molto forte. Perché continuare a evitarle? Perché non metterle a discorso con rispetto e fiducia? Per ché alimentare la paura col silenzio, invece di spendere parole di grazie, di consolazione, di speranza? Vogliamo provarci insieme? Come cristiani conosciamo queste parole piene di vita.

Riflessioni in libertà

Questo virus sconosciuto è venuto a farci toccare con mano la nostra fragilità, la nostra impotenza. Mai lo spettro della morte è stato così concreto, cosi spaventoso...In verità ogni volta che celebriamo le esequie dei defunti facciamo i conti con la nostra morte, sappiamo che essa fa parte della vita e, come cristiani crediamo che non è la fine ma l'inizio di una vita nuova, diversa, in una parabola ascendente che culmina nella vita eterna in Cristo. Tuttavia mai come in questo periodo questa realtà si è fatta così vicina e shoccante.

Quello che stringe il cuore è la solitudine assoluta in cui si muore in questi giorni, senza il conforto dei Sacramenti, senza la vicinanza dei familiari, degli amici più cari che piangono senza potersi stringere in un abbraccio consolatorio. Penso a tutti i moribondi, prego e spero con tutto il cuore che la solitudine non sia totale, che Gesù sia accanto a ciascuno di essi per consolarli, sostenerli nel passaggio ed accoglierli tra le Sue braccia per presentarli al Padre purificati dal Suo Sacrificio e dalle sofferenze patite.

Che senso può mai avere tutto ciò? Eppure Gesù c'è lo ha detto: "Tenetevi pronti perché il Figlio dell'uomo verrà quando voi non ve lo aspettate" (Lc. 12,40). Diciamo spesso che Dio è il padrone della vita ma nella realtà di tutti i giorni ci comportiamo come se non dovessimo mai morire, ci affanniamo per tantissime cose, anche le più vane e perdiamo di vista quella più importante: vivere la vita al cospetto di Dio, in intima relazione con Lui.

Questa prova tremenda che stiamo vivendo ci restituisce il sentimento della precarietà, il desiderio di aggrapparsi al Signore con la preghiera. Non certo una preghiera magica che risolve con un colpo di bacchetta tutti i problemi, ma la preghiera consapevole dei figli che si abbandonano al progetto di Dio che è all'opera nella storia e che ci ama con amore di Padre.

Pur nel dolore e nella paura che ci sovrasta, ci affidiamo al Signore, Dio nostro Gesù Cristo e invochiamo da Lui pietà e salvezza. Siamo nella barca di Pietro e mentre Gesù sembra dormire, gli urliamo:"Signore svegliati, non ti importa che affoghiamo? E anche a noi Gesù risponde: "Non temete, solo abbiate Fede!" Rifugiamoci sotto il manto di Maria, Madre di Cristo e Madre nostra e le chiediamo protezione per noi e per il mondo intero.

alcuni pensieri...

Sì, il tema scotta… viene toccato ogni giorno, forse anche troppo, da servizi e reportage… ma il punto è che ci mette davvero alle strette come cristiani.

Percepiamo dolore e morte incontrollate e globali diffondersi aggressive e subdole sulla nostra terra, senza argini, senza distinzioni. E capiamo di poter solo chinare il capo, tanto gli umili quanto gli arroganti, i piccoli come i “potenti” del mondo. Dolore e morte ineluttabili e fuori controllo.

E poi immagini di persone che danno la vita per curare, per sostenere, per garantire a tutti di godere di beni e servizi primari… Vite cambiate, relazioni mutilate, timore per il presente, per il futuro… Tante immagini, le nostre piazze vuote, le bare, i numeri, le statistiche, i decreti sempre più stringenti. La sofferenza delle persone, delle comunità, delle nostre terre, delle nazioni. La mancanza dell’incontro nella comunità cristiana, del cibo eucaristico e della Parola.

Un dolore e una morte tanto fuori controllo e fuori misura ci richiamano come all’essenza stessa del “Dolore”, prefigurato in Genesi e culminato nel sudore di sangue del Getsemani e poi sulla Croce… le categorie umane non ne sanno trovare un senso, solo rassegnazione a un destino ignoto e senza nome. E allora noi cristiani siamo davanti ad una prova dura: siamo in grado di attingere al “pozzo zampillante” di senso dell’insegnamento di Cristo per dare un senso a tutto ciò? Siamo portati nel cuore più profondo della nostra fede, perché il dolore accolto con fede e donato ha un valore anticipato nella sacra scrittura ed espresso compiutamente proprio nel sacrificio di Gesù, Uomo-Dio che accetta il martirio e la croce come donazione di amore. Difficile cogliere il senso profondo di questa necessità, c’è come un velo spesso che sfoca un mistero originario che solo a sprazzi è dato perforare… per i mistici questa comprensione si fa più limpida ma per il popolo cristiano è necessario soprattutto abbandonarsi alla Parola di Vita e di Verità, che può rendere anche questo dolore e questa morte denso di significati… alcuni più semplici (ci focalizza sulle cose importanti, dona proporzioni più appropriate alle cose e dunque ci purifica), altre più dure (sferza il nostro senso di onnipotenza e di controllo sul creato, sul bene e sul male), altri profondi e quasi mistici (dolore offerto con amore, unito al sacrificio stesso di Cristo sulla croce e dunque salvifico…).

Con l’angoscia e la preoccupazione nel cuore, chiediamo il sostegno dello Spirito Santo perché questo tempo duro possa finire quanto prima, ma anche per riuscire a mantenere il nostro sguardo fermo sulla Parola che salva, per riuscire a trovare in noi significati che ci possano rendere uomini e cristiani migliori.

Questo mi viene da dire... Approfitto per augurare una buona domenica a tutti, a presto!