Noi poveri o poveri noi?
NOI POVERI, POVERI NOI !!!!
Nell’ambito del progetto cittadino Caritas, che ha il titolo provocatorio sopra riportato, anche la nostra parrocchia ha cercato di interrogarsi riguardo a una problematica che in questi ultimi anni sta assumendo connotazioni sempre più preoccupanti: le “emergenze sociali”.
La domanda sulla quale abbiamo cercato di ragionare insieme è la seguente:
- Qual’è la sensibilità delle nostre parrocchie nei confronti delle emergenze?
Per emergenze abbiamo inteso i bisogni, le emarginazioni, i disagi ecc.
Abbiamo evidenziato in primis che la crisi che ci sta via via coinvolgendo è una “ crisi di sistema” e i governi devono necessariamente cercare di elaborare progetti a lungo termine che abbraccino varie realtà e criticità.
E’ sotto gli occhi di tutti che sta crescendo in tutti gli strati della popolazione una sensazione di forte paura che non fa che alimentare negli animi un pericoloso senso di individualismi che inevitabilmente può sfociare in intolleranza e ostilità.
Il mercato del lavoro in forte crisi, sta creando nelle persona un grande senso di incertezza, insicurezza e timore per il proprio avvenire.
La situazione economica a livello mondiale ( siamo in un mondo globalizzato) sta favorendo un forte dislivello tra ricchi e poveri.
Nei cristiani senza dubbio non manca la sensibilità nei confronti delle persone più in difficoltà, ma riscontriamo una ambiguità di difficile soluzione: da una parte si capisce che è ingiusto dal punto di vista umano che alcune persone abbiano determinati beni quale la casa, il lavoro, i diritti in generale e altre persone no, dall’ altra non si riesce a mediare socialmente.
Se a questo proposito si parla di immigrazione, si capisce che è difficile coniugare la sensibilità del cuore che ci dice di abbattere le barriere per favorire l’ accoglienza e dall’ altra la legge che con le sue regole spesso complica la vita agli immigrati e alle loro famiglie.
In tutto questo i mass media contribuiscono, a nostro avviso, in modo davvero decisivo a enfatizzare situazioni e azioni delittuose compiute da cittadini provenienti da altri paesi così che a volte, magari senza rendersene ben conto, si tende a sparare nel mucchio, chiedendo a gran voce provvedimenti e leggi più severe, punizioni, pene e rimpatri nei confronti degli immigrati.
Molto spesso, invece, non sono solo gli immigrati a delinquere, tuttavia nei loro confronti si fa una campagna denigratoria così martellante, che viene recepita e canalizzata dando luogo ad atteggiamenti xenofobi e razzisti.
Rispetto agli altri paesi europei che già da tanti anni vivono il problema della immigrazione, l’Italia che è da sempre un paese di emigranti, solo recentemente è diventato un paese di rifugio per popolazioni che fuggono da fame, guerre e regimi totalitari dove non esiste alcuna prospettiva di miglioramento sociale.
Abbiamo evidenziato che è scarsa la sensibilità dei datori di lavoro nei confronti degli immigrati, che in molti casi hanno anche titoli di studio elevati, ma vengono impiegati in modo precario, per lavori pericolosi e faticosi, senza alcuna tutela o copertura assicurativa.
Altra problematica emersa, ma soltanto accennata nel nostro incontro, e degna comunque di essere ripresa, riguarda la non accettazione della propria nuova condizione sociale di “nuovi poveri”.
Mentre gli anziani, per il fatto di vedere diminuite le proprie esigenze e per aver vissuto esperienze difficili in altra epoca, può essere alla fine più sopportabile, per i più giovani la nuova povertà è senza dubbio una condizione vissuta come “ vergogna sociale”, in molti casi..
Paradossalmente non è infrequente, oggigiorno, vedere gli anziani che con le loro misere pensioni devono finanziare i propri figli che si ritrovano improvvisamente senza lavoro.
Rossana Signorini e gruppo Caritas della parrocchia
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