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Moratoria per l'aborto

Amici, mi permetto di aprire questa nuova discussione su un argomento d'interesse nell'ultimo mese che credo possa e debba trovare spazio e divenire motivo di confronto sul nostro sito. Dopo l'approvazione da parte dell'ONU della moratoria contro la pena di morte nei primi giorni di dicembre, c'è stata una importante proposta del giornalista Giuliano Ferrara il quale ha invitato ora a creare una moratoria contro l'aborto. Di seguito riporto l'articolo dove il giornalista propone e motiva l'importanza di tale proposta:

 

Appello, ora la moratoria per l’aborto

Scritto da  Giuliano Ferrara Il 20/12/2007

C’è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell’Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista degli innocenti

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486.
Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo “concepiti” ma “feti”, hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio. La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono due cose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l’aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell’amore. E’ lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E’ oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l’aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell’eugenetica. Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l’arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l’evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.

il no del vescovo Busti

A beneficio dei nostri lettori extra-muros, riporto nel seguito il breve trafiletto tratto dalla Gazzetta di Mantova che documenta il no del Vescovo Roberto Busti all'utilizzo del Chiostro della Parrocchia di San Barnaba per ospitare il comizio elettorale di Giuliano Ferrara.

Questo il resoconto della stampa locale:

Il vescovo di Mantova, Roberto Busti, ha negato la sede parrocchiale per un comizio di Giuliano Ferrara, capolista della lista "Aborto? No, grazie". La manifestazione, già annunciata con largo anticipo sulla stampa e attraverso i volantini, si sarebbe dovuta svolgere questa mattina nel chiostro della chiesa San Barnaba di Mantova. Il vescovo, nella nota inviata al parroco e agli organizzatori, scrive che "la curia vescovile vieta l'uso di tali ambienti a manifestazioni di aggregazioni di parte, concedendole, quando opportunamente richieste per motivi di pubblico interesse, alle istituzioni civili per usi destinati all'intera collettività". Il no del vescovo all'uso del chiostro della chiesa, restaurato di recente e che in passato ha accolto varie manifestazioni culturali, come gli incontri del Festivaletteratura, ha suscitato malumori tra i sostenitori della lista di Giuliano Ferrara, i quali ricordano che in altre regioni italiane i vescovi hanno autorizzato l'uso di spazi di proprietà della Chiesa.

Sottolineo volentieri, a margine di questo episodio, la mia piena sintonia con il provvedimento del vescovo Roberto. A prescindere da qualunque valutazione nel merito dei contenuti del comizio, non c'è dubbio si trattasse di un'iniziativa di stampo essenzialmente politico, tenuta non a caso in sede di campagna elettorale della Repubblica Italiana, e che di conseguenza risultasse fuori luogo il suo svolgimento in una sede che è casa della comunità cristiana. Troppe le strumentalizzazioni, troppa l'attitudine all'uso e all'accaparramento dell'elettorato di cui un po' tutti i politici usano e abusano oltre modo. 
Come cristiani piuttosto leggiamo, informiamoci e cerchiamo di approfondire le tematiche per formare e plasmare la nostra coscienza, così da alimentare al meglio, in maniera coerente ed impegnata, le nostre personali posizioni politiche.

Questa non la sapevo. Sono

Questa non la sapevo.
Sono contento di questa decisione e spero che in futuro anche altri vescovi prendano le distanze da una politica che strumentalizza la chiesa per fini politici/elettorali.

testimonianze

Desidero condividere un frammento di lettera ricevuta da Gighessa, che ci parla di una capacità di accogliere la vita che fa' pensare e sicuramente ci mette in discussione...


(...) In questi giorni abbiamo sentito alcune testimonianze in una Missione del Kenya.

  • Una famiglia con 10 figli era andata in Missione a chiedere di poter adottare un bambino. In quei giorni era stato trovato un bambino cerebroleso. Il missionario chiese loro se, oltre al bambino che volevano adottare, potevano tenere questo bambino ammalato per alcuni giorni, in attesa di trovare una ‘sistemazione presso un orfanatrofio’. “Non per alcuni giorni - fu la risposta - ma lo terremo con noi per sempre”. Dopo un anno la famiglia ritornò. “Forse si saranno stancati”, pensò il missionario. “Padre - dissero - siamo qui per ringraziarla del grande dono che ci ha fatto; questo bambino ha cambiato la nostra vita. Ora siamo diventati tutti, noi genitori ed i nostri figli, più generosi ed attenti agli altri”.
  • Una ragazza disabile di 17 anni era stata trovata chiusa in casa sua. In quegli anni non era mai uscita di casa, era stata picchiata, abusata, aveva partorito un bambino ed ora il suo carattere era molto scontroso. Non volendo abbandonarla, la missione cominciò a cercare una famiglia del vicinato che potesse adottarla. Era il Giovedi Santo. Trovata una famiglia, dopo aver spiegato la situazione della ragazza, la risposta fu sorprendente. Il padre di famiglia disse: “Non abbiamo problemi ad adottarla: abbiamo cibo, sapone e molte figlie che potranno seguirla. Se a voi va bene, lei può entrare subito nella nostra famiglia”. La madre aggiunse: “Questa ragazza è la benvenuta. Siamo vicini a Pasqua e noi crediamo che lei è il Signore Risorto che è venuto a visitarci”.

Da queste persone del ‘terzo mondo’ ma dalla fede semplice e profonda possiamo imparare cosa significa essere cristiani, aperti a tutti e missionari. (...)

clicca qui per leggere tutta la lettera...

A proposto di moratoria sull'aborto

Credo che sarebbe veramente cosa buona che intervenissimo liberamente per dire la nostra opinione e scambiarci pareri, esporci in prima persona per affermare il diritto alla vita di chi non ha voce, di chi ha l'unica "colpa" di esistere e di crescere nel seno materno.

Mi associo alla richiesta di moratoria per questo GENOCIDIO CENSURATO e auspico  per lo meno che in Italia  la legge 194 venga applicata integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione e il sostegno alle mamme in difficoltà.

 

Opinione Cardinal Ruini su moratoria contro l'aborto

ROMA. «Credo che dopo il risultato felice ottenuto riguardo alla pena di morte fosse molto logico richiamare il tema dell’aborto e chiedere una moratoria quantomeno per stimolare, risvegliare le coscienze di tutti, per aiutare a rendersi conto che il bambino in seno alla madre è davvero un essere umano e che la sua soppressione è inevitabilmente la soppressione di un essere umano». Così il cardinale Camillo Ruini ha risposto, durante un’intervista al Tg5, riguardo alla proposta di una moratoria degli aborti lanciata da più parti, e in particolare dal giornalista Giuliano Ferrara all’indomani dell’approvazione all’Onu della analoga moratoria delle eesecuzioni capitali. Parlando, poi, della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, il vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha aggiunto: «Si può sperare che da questa moratoria venga anche uno stimolo per l’Italia, quantomeno per applicare integralmente la legge sull’aborto che dice di essere legge che intende difendere la vita, quindi applicare questa legge in quelle parti che davvero possono essere di difesa della vita». Inoltre, ha proseguito Ruini, si potrebbe aggiornare la normativa rispetto «al progresso scientifico che ad esempio ha fatto fare grandi passi avanti alla sopravvivenza dei bambini prematuri. Diventa veramente inammissibile procedere all’aborto ad una età del feto nella quale egli potrebbe vivere anche da solo».

© Copyright Avvenire, 2 gennaio 2008

Aborto...

L'aborto è un argomento molto delicato da trattare. La vita umana deve essere rispettata e protetta fin dal momento del concepimento e al bambino ancora nel grembo materno devono essere riconosciuti i diritti fondamentali della persona. Essendo l'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, togliergli la vita implicherebbe inoltre un'offesa al Creatore.

Da donna mi sento comunque vicina a tutte quelle si trovano in situazioni difficili da gestire come gravidanze conseguenti a stupri e violenze e credo sia indispensabile fornire gli aiuti adeguati a chi ha la sfortuna di trovarsi in determinate situazioni.

Perchè non ho sottoscritto la petizione

Credo che l'argomento aborto (come quello divorzio, iniziato su un altro thread parallelo di questo forum) siano temi piuttosto spinosi per una serie di ragioni. Provo sinteticamente ad esporre il mio pensiero in merito, chiarendo anche il perchè non ho sottoscritto la moratoria proposta da Ferrara.

Preciso subito che sono perfettamente d'accordo sulla moratoria, quando essa richiama ad una "ridiscussione" del problema, che in molti casi sembra quasi essere tabù. Non concordo affatto invece sulle modalità e le tempistiche con cui tale moratoria è stata proposta. Senza voler fare il processo alle intenzioni dei promotori, nè voler entrare in questioni politiche contingenti, ritengo che riaprire la discussione in termini di contrapposizione e in modo un tantino provocatorio non sia affatto utile. Non è con gli slogan (aborto = omicidio) che si aiuta una persona a capire la gravità di una scelta. Seppure io sia d'accordo che l'aborto implichi la soppressione di una vita umana, so che molte persone hanno una sensibilità piuttosto diversa dalla mia. Fin qui tutto scontato. Ma cerco ora di esprimere cosa capisce una di queste persone quando noi ci poniamo in maniera così netta di fronte all'abolizione della 194. Cosa vedono in tale legge? Per esperienza personale, dopo innumerevoli discussioni (stimolate anche dai precedenti referendum sulla procreazione assistita) credo di poter affermare che in gioco non vi sia solo l'aborto, ma tutta quella serie di (per alcuni) "conquiste civili" che hanno consentito il graduale (e non concluso) passaggio da una religiosità fatta di imposizioni e rigide norme sociali ad una di libere scelte e motivati comportamenti individuali.  La prima è più dogmatica e, ritengo, eredita la sua verticalità da quell'autoritarismo che ha caratterizzato le istituzioni (e tra esse anche la Chiesa) nei secoli passati. La seconda, più "laica", è orizzontale e meglio si presta alla discussione ed all'annuncio della Parola nel mondo di oggi. Ammesso e non concesso che una persona non credente, o credente ma favorevole all'aborto, sia disponibile ad ascoltare le nostre motivazioni, credo che il modo migliore di esporre la nostra posizione non stia nello sbandierare i nostri proclami, ma nel mostrare la ragionevolezza dei nostri convincimenti, lasciando lo spazio perchè il nostro interlocutore intraprenda liberamente la sua scelta.

Ricollegandomi ad un paio di temi toccati dal discorso del Papa di cui abbiamo recentemente discusso, ritengo che, sebbene la ragione non esaurisca nè in questo caso nè in generale la ricerca della Verità, essa sia uno strumento fondamentale per la valorizzazione della propria fede (ragione privata), ma ancor di più per l'annuncio del messaggio cristiano affinchè esso possa proporsi (e non imporsi) nel discorso pubblico. 

Ebbene, dove sta la ragionevolezza nel caso in questione? Naturalmente non ho la risposta. Ma cerco di dare il mio contributo. Non ho una posizione precisa su quale possa essere la legge "migliore". Difficile parlare di legge giusta in questi casi: comunque la mettiamo, la libertà di qualcuno viene limitata. Da una parte le migliaia di vite di embrioni soppressi. Dall'altra migliaia di donne che rischierebbero la vita sui tavoli chirurgici clandestini. Da una parte una personalità ancora non formata ma sempre vita umana, dall'altra una storia umana già presente con precisi legami affettivi. Da una parte una vita che si interrompe, dall'altra una libertà che viene a mancare. Infine, da un lato la possibilità uniltarale di scelta, dall'altro la "costrizione ad accogliere" una vita. Ce n'e' molta di carne al fuoco. Sebbene secondo me la bilancia penda comunque a favore del bambino non nato, credo che molti di voi abbiano sensibilità piuttosto diverse, che mi piacerebbe ascoltare.

Non con gli appelli televisivi o gli ipocriti richiami alla vita degli "atei devoti", ma con la vostra testimonianza personale.

Un'ultima nota. Vorrei sapere perchè i giornali (sia di destra che di sinistra) parlano per mesi fino alla noia della contrapposizione tra papisti e anticlericali, ma non danno più di mezza notizia senza nessun approfondimento di quando il Papa parla contro le ingiustizie del capitalismo, dell'illegalità, dell'egoismo e, proprio oggi, di condivisione?

 

Vita, morte e speranza cristiana

Vorrei provare a rispondere alle sollecitazioni di Marko con la mia “testimonianza”.
Nelle mie preghiere, cioè nel momento in cui mi metto nella condizione di figlia e parlo a mio Padre (che è anche tanto Madre!) sapendo che è in grado di ascoltare, comprendere, perdonare - in una parola, amare -, le giovani donne che ho incontrato al Centro Ascolto di San Martino e che nella loro tribolata esperienza hanno interrotto anche una gravidanza, occupano il primo posto. Perché occupano la mia mente e soprattutto il mio cuore. Hanno non solo un nome, ma un volto e in esso impresso un dolore immenso. Hanno vissuto la morte. Le donne tutte sanno bene che sono inutili le disquisizioni scientifiche su quando un feto si può considerare “uomo”. Sanno bene che la vita si impossessa del loro corpo (e della loro anima) immediatamente. Lo sanno, lo sappiamo e basta. Interrompere la gravidanza al primo, al secondo, al terzo …. mese non fa differenza. Il punto è che in quel momento della loro vita non sanno più che cosa sia la speranza (e non sarà certo la presenza o meno di una legge a distoglierle da quella prospettiva cieca - se non c‘è un ospedale pubblico troveranno altre strade). Non hanno il mio/nostro privilegio di sentirci amati da un amore che "tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor. 13: 4-7). E io, mi sento responsabile del loro gesto.

Mi chiedo e rifletto

Leggo con piacere il vostro intervento e riflettendo sull'argomento  mi sgorgano dal cuore domande e pensieri forse disordinati ma che vorrei condividere:

-Il compito di noi cristiani è farci accettare perchè la nostra voce possa essere  accreditata nel dialogo col mondo contemporaneo?

- Nel dialogo dobbiamo mitigare la Parola, aggiustarla perchè non sia rifiutata in blocco o annunciarla nella sua semlicità e linearitaà e in tutto il suo spessore?

-Per favorire il confronto il quinto comandamento non deve essere esteso all'aborto? Questa potrebbe essere ritenuta arroganza o durezza di cuore o irragionevolezza dei cristiani verso chi non crede o pur ritenendo di credere la pensa diversamente?

- E' lodevole e doveroso avere compassione della donna che ha vissuto il dramma dell'aborto, essere afflitti per lei e a lei vicini col cuore e con la preghiera,ma non riesco a non affliggermi soprattutto per il bimbo rifiutato e ucciso proprio da chi doveva amarlo e proteggerlo sopra ogni cosa. Penso che molte di quelle mamme non sarebbero arrivate ad una decisione cosi tragica se nel momento della disperazione e dell'incertezza avessero avuto vicino qualcuno che le aiutasse le consigliasse, se fra tante voci ed esempi che la spingevano a "liberarsi del problema" ne avesse sentita una che la incoraggiasse e le ricordasse il dono grande della vita che cresceva in lei, che facesse gesti concreti di aiuto.

- La moratoria è strumentale? Quale momento più opportuno per proporla se non questo in cui l'eco del successo della moratoria sulla pena di morte ci aiuta a riflettere sulla sacralità della vita umana? Coerenza vuole che OGNI vita umana sia sacra e intoccabile, anche quella del bimbo non nato. Perchè allora tanta difficoltà ad appoggiare la moratoria? Forse perchè è tata proposta da un uomo di cui non ci si fida, da un ateo? Forse perchè si temono strumentalizzazioni politiche?  Mi rendo conto che l'ultima frontiera della libertà è quella dal pregiudizio, ma non ci sentiamo liberi e in grado di saper riconoscere e apprezzare una proposta buona anche se viene da una parte che possiamo ritenere "sbagliata"? Dio fa nascere i fiori dal letame figuriamoci se non può suscitare ispirazioni buone anche in chi non crede.

Scusatemi  se mi sono lasciata trascinare dalla passione, spero che non sia scambiata per aggressività.

         Grazie ,    Aurora

 

riflessioni...

Cara Aurora, ti ringrazio per la tua passione che esprime cuore ed anima… in particolare mi sono soffermato su queste parole: “Penso che molte di quelle mamme non sarebbero arrivate ad una decisione cosi tragica se nel momento della disperazione e dell'incertezza avessero avuto vicino qualcuno che le aiutasse le consigliasse, se fra tante voci ed esempi che la spingevano a liberarsi del problema ne avesse sentita una che la incoraggiasse e le ricordasse il dono grande della vita che cresceva in lei, che facesse gesti concreti di aiuto.”

 

Provo ad allacciare ulteriori spunti a queste parole, su piani distinti ma collegati.

 

Coscienza individuale
Fisserei questo: come ogni madre sperimenta e testimonia e come ogni padre sa altrettanto bene, un figlio è inequivocabilmente e pienamente persona sin dal primo istante del suo annunciarsi.
In proposito penso che:

  • non abbia troppo senso un approfondimento scientifico (anche seriamente condotto) volto meccanicisticamente a individuare un momento biologico preciso in cui “si configura l’uomo”, semplicemente perchè la questione in gioco non è tanto biologica ma mira alla persona nella sua interezza, in una sfera ampia di significati che non può ad esempio non contenere anche la relazione con la madre e il padre che generano
  • ogni ideologia che teorizzi un “generico diritto della madre all’aborto” rende un pessimo servizio alla questione, negando oltre all’esperienza naturale anche molte buone argomentazioni razionali
  • un’interruzione di gravidanza è dunque un atto che nega il diritto alla vita di una persona.

 

 

Stato – educazione, formazione e impegno
Un buono Stato laico non dovrebbe limitarsi a normare sulla base di principi generali, per quanto validi, ma dovrebbe porre in atto tutti i presupposti atti a rendere le norme praticabili ed efficaci di fatto. Senza questo tipo di impegno, ogni principio enunciato sembra perdere forza e consistenza.
Nello specifico, penso ad esempio a:

  • sostenere l’educazione dei cittadini e in particolare dei più giovani al senso ed al valore concreto della vita, a partire dalla comprensione del valore di ogni creatura appena concepita (es: scuola, iniziative formative, media) ; 
  • sostenere l’educazione dei cittadini e in particolare dei più giovani all’esercizio di una sessualità matura, più responsabile, meno consumistica (es: scuola, iniziative formative, media);
  • impegnarsi per tutelare i lavoratori e per perseguire seriamente il fenomeno del lavoro nero (es.: garanzie di maternità retribuite, mantenimento del posto durante la maternità, etc.);
  • impegnarsi con la prevenzione e il controllo per avere delle città meno violente (es.: ci sono troppe violenze e abusi sessuali) ;
  • esprimersi in maniera esplicita e inequivoca per il diritto alla vita, ad esempio sgombrando il campo da possibili aberrazioni che tendono a insinuare l’idea dell’interruzione di gravidanza a scopo contraccettivo.

Stato – sostegno
Un buono Stato laico dovrebbe fornire riferimenti e sostegno concreto alla sofferenza e alle difficoltà di ogni donna che, in una chiara e oggettiva situazione di difficoltà, stia valutando l’aborto come una via d’uscita. Ad esempio istituendo e favorendo ogni iniziativa che incoraggi, ricordi il dono grande della vita che cresce in lei e promuova gesti concreti di aiuto.

Situazioni di chiara e obiettiva difficoltà potrebbero essere quelle di un’adolescente rimasta più o meno inconsapevolmente incinta, di una donna incinta perché stuprata, di un’immigrata con figli destinata a perdere lavoro e possibilità di sussistenza... Sono situazioni anche molto diverse, ma un serio impegno e investimento concreto potrebbe aiutare queste mamme in difficoltà a vedere una concreta speranza.

 

Dopo tutto questo, un nodo cruciale resta comunque aperto.

Alcuni lo esprimono così: è accettabile che un buono Stato laico consenta ad una donna, pur in una situazione di chiara e obiettiva difficoltà, di poter alla fin fine ricorrere legalmente ad un’interruzione prematura della propria gravidanza, commettendo cioè un atto che sul piano della coscienza personale è indubbiamente grave?

 

Altri preferiscono ribaltare la domanda: è giusto che uno Stato laico obblighi una donna ad accogliere il proprio figlio qualora lei - pur, per quanto possibile, sostenuta – non si senta in grado di farcela ?

 

Il dibattito politico e civile sulla questione resterà acceso: io spero solo che l’azione politica non si fermi agli slogan televisivi pre-elettorali del personaggio di turno, ma si sforzi di tenere in primo piano le donne concrete, i loro bimbi, le loro famiglie, le loro storie, le loro difficoltà e punti con forza a ravvivare quella speranza che in certi momenti indubbiamente può sembrare perduta.

condivido

Grazie Leo, condivido totalmente e ti ringrazio per aver esplicitato il mio pensiero.