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Per ricordare ELDA STAFFOLI

Tutti abbiamo ammirato di Elda la memoria. Una abilità straordinaria, che in un certo senso ha compensato la sua cecità, anche se ricordava volentieri per precisione che lei non era nata cieca, non vedente, ma che la sua cecità era dovuta ad un unguento sbagliato, fatale, che le era stato applicato quando era ancora molto piccola; infatti, per quanto vagamente, ricordava la luce e l’esperienza della luce.
Sua madre, Maria, volle che Elda studiasse, e molto seriamente. Ottima decisione, non solo sotto il profilo professionale, ma anche personale: se le mancava la vista, era abbondantemente dotata di un fine udito, oltre che di uno spiccato senso e gusto musicale; anche in età avanzata apprendeva facilmente nuovi canti e ne arrangiava l’accompagnamento, adattandolo, nel nostro caso, all’assemblea liturgica. Per decenni ha insegnato educazione musicale, esperienza che, per quanto in Italia ridotta disgraziatamente ad un’ora settimanale nelle sole medie inferiori, le ha permesso di incontrare (e ovviamente di ricordare) decine e decine di studenti. Il piglio di docente non le mancava; anche nell’incontro catechistico in parrocchia sapeva farsi ascoltare e rispettare.
Ritorniamo a quella famiglia, che di suo era alquanto ramificata (quelli di Soave); con la sorella Crmen, sposata Afretti Giannino, invocata fino agli ultimi giorni, entrò in questa nuova famiglia, ben presto rallegrata da due figli, felici e liberi: Mario e Davide, i nipoti per eccellenza. Una famiglia generosa, quanto mai ospitale, nella quale non mancava la vivacità, che tuttavia permetteva a ciascuno di avere un proprio spazio, e di condividerlo. Da questa famiglia non è mai uscita, ed è proprio questa famiglia che l’ha accompagnata fino agli ultimi giorni. Lei, consacrata come Figlia della Regina degli Apostoli, ha vissuto intensamente la sua verginità nell’esperienza familiare.
Nel frattempo entrava e partecipava direttamente la vita di un’altra famiglia, quella della chiesa. Alla quale si dedicava spontaneamente, sentendola sua nella dimensione diretta della preghiera, dei sacramenti, della lettura della parola di Dio (rigorosamente in Braille), della conoscenza uno ad uno dei fedeli (immancabile la domanda: chi c’era a Messa oggi?). Più che conoscenza, un vero interessamento disinteressato: ho sempre ammirato la sua capacità, piuttosto rara, di distinguere tra interessamento alla singola persona e chiacchiera. Così ha conosciuto ed è stata conosciuta e ben voluta da molti, partecipando attivamente anche all’Unione apostolica ciechi; senza trascurare l’interesse per le vicende politiche e sociali. Così è anche avvenuto che diverse persone si rendessero disponibili ad accompagnarla, nelle più disparate occasioni. Oltre la paura di chiedere, oltre la paura di ricevere. Conclusione manzoniana: la c’è la Provvidenza!
Una fede ben formata nell’esperienza della vita, oltre che nella formazione giovanile. Così ha potuto diventare un forte motore trainante nella nostra comunità, pronta a rinnovarsi secondo le linee del grande concilio, pronta a scegliere anche tra le cose valide del passato. Insieme con Vera Reggiani e altre donne e uomini della parrocchia, Elda ha accompagnato e seguito fino al presente il mio ministero, mi ha accolto cordialmente e non mi ha mai perso di vista. E’ una benedizione per un prete poter contare su precise presenze nella comunità cristiana.
C’è una memoria che nasce dal cervello e lì s’arresta. C’è una memoria che parte dal cuore e stimola il cervello, e così produce tanto bene.

Ecco le letture bibliche della celebrazione:
prima lettera di Giovanni, capitolo 4, versetti da 11 a 21.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 11, versetti da 25 a 30.

Il ricordo di Elda da parte del nipote Mario

Mia zia Elda
È sabato sera, sono le 23 e realizzo che stasera non devo tenere acceso il cellulare per attendere eventuali comunicazioni sicuramente dolorose dall'ospedale. Tutto è già accaduto e, come ripeteva negli ultimi giorni la zia, la nonna Maria, sua madre, è venuta finalmente a prenderla. Ora è con lei, con suo padre, con i parenti scomparsi e con tutte le altre persone che ha conosciuto e che hanno lasciato la vita terrena. Ma ora è anche di fronte al Signore che tanto amava e con il quale aveva costruito un rapporto intimo che le ho sempre invidiato. Un riferimento per lei unico e totale, una fede veramente profonda.
Allo stesso tempo non dovrò più telefonarle alla sera dopo cena per salutarla prima della camomilla e del sonno notturno. Al telefono ripercorrevo con lei le semplici attività quotidiane che faceva con il supporto di mia mamma: mangiare, riposare, ascoltare la radio, camminare in casa per non impigrirsi o telefonare a qualcuno e soprattutto pregare. Da parte mia le dicevo cosa avevo fatto nella giornata e come era trascorsa ad Angela, Giulia e Filippo. Poi il congedo, un risentirci al giorno dopo augurandole un buon sonno e confermando che non mi sarei dimenticato di ricordarla nella mia preghiera.
Non le darò più le mie mani da toccare per "vedermi". Ci incontravamo attraverso il dialogo, con le parole ma principalmente nel contatto delle mie mani con le sue anche nel silenzio.
Il silenzio che l'aveva sempre circondata, era l'atmosfera predominante nella sua stanza. Seduta sulla poltrona o sul letto con le scritture in Braille tra le mani.
Posso dire che ha sempre vissuto pienamente il tempo trascorso, incontrando tantissima gente. La volontà di mia nonna che sua figlia Elda non imparasse ad usare il bastone bianco o si facesse condurre da un cane guida ma fosse sempre accompagnata da qualcuno, ha portato mia zia a doversi relazione sempre con qualcuno, alcune volte sconosciuto ma sempre con un atteggiamento di fiducia e di discreta curiosità. Con essi instaurava relazioni personali che poi custodiva nella sua memoria da elefante sicuramente sviluppata negli anni giovanili in collegio. Delle persone conosciute ricordava oltre i nomi dei propri cari, il giorno dei vari compleanni, del matrimonio o della morte di un congiunto. Erano informazioni sempre a sua disposizione per una telefonata di ricordo, per risentirsi.
Anche in famiglia ci rivolgevamo a lei per avere la conferma di una data o di un episodio. Ricordava con passione gli anni giovanili con le sorelle, i cugini e le cugine delle famiglie Staffoli, i vissuti quotidiani e gli aneddoti di storie familiari semplici. Una vita in paesi di campagna vicino a San Benedetto Po sicuramente faticosa ma sempre contraddistinta da un forte legame solidaristico, di aiuto reciproco e di grande accoglienza pur con il poco che si aveva.
Questo atteggiamento di attenzione e rispetto zia lo ha portato anche nella nostra parrocchia: un riferimento stabile, una memoria umana della storia di una piccola comunità cristiana.
Ringrazierò sempre il Signore di questo immenso dono che ho ricevuto e che porterò nel cuore.
Mario Afretti

Quanto ci ha lasciato la nostra cara Elda...

“Ci vediamo!” diceva la Elda quando ci si salutava. E non sembrava strano, lei ti vedeva proprio, con gli occhi del cuore. Conosceva in modo puntuale ognuno di noi senza averci mai potuti guardare. A pensarci non ci si crede e invece… Ha saputo trasformare una difficoltà della sua vita in un’opportunità. Ha affinato gli altri sensi e spalancato il suo cuore per percepire ogni particolare, ogni gioia, ogni affanno, ogni difficoltà e ogni speranza di chi le stava intorno. Si è messa in ascolto attento e ha saputo interagire con tutti noi, offrendo sempre una parola buona, carica di affetto.
La ricordo in tanti servizi alla Comunità, catechista, pianista e animatrice delle messe, partecipe di vari gruppi Parrocchiali, sempre in prima fila nelle Assemblee comunitarie, al Consiglio Pastorale, sorretta da una fede incrollabile, nutrita ogni giorno con la Parola. La sua presenza quotidiana alla Messa era un appuntamento irrinunciabile, che le è costato molto abbandonare negli ultimi mesi.
La sua memoria era infallibile sulle date e sugli avvenimenti di tutte le nostre famiglie, i compleanni, i sacramenti, i momenti importanti. Il suo ricordo era sempre preciso per ognuno, accompagnato dalla preghiera, assidua, costante e personale.
In quest’ultimo anno abbiamo dovuto accompagnare al Signore diverse persone molto significative per la nostra Comunità parrocchiale, che si sono messe al servizio, col sorriso, con la mitezza, con la fede e con la gioia della partecipazione. Ora certamente crediamo che sono nella luce del Signore, nella gioia perfetta. Chiediamo al Signore la vita eterna per tutti loro, la consolazione per noi, perché la loro mancanza ci provoca sofferenza, e la capacità di far fruttare il loro esempio, così da saperci mettere con semplicità al servizio degli altri per rendere feconda la nostra Comunità. Proprio come vorrebbe Elda!