Comprendere l'ideologia del gender
Mi permetto di allegare due articoli che riportano alcuni chiarimenti sull'ideologia del "GENDER" di cui attualmente troviamo continui riferimenti sulla stampa ed oltre. Credo sia necessario tener molto chiaro a cosa stiamo andando a discutere e a dover decidere nella nostra società. Anche negli ambienti scolastici odierni si inizia a prendere decisioni non indifferenti su progetti che rafforzano e/o sostengono determinate idee educative che coinvolgono direttamente i nostri figli.
Il mio intento è quello di comprendere meglio i cambiamenti sociali e (provare a !) mantenere una posizione di etica e morale cristiana.
Allegati faccenti parte di : supplemento ad Avvenire del 22 febbraio 2015, numero 193
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Complimenti al Sig.
Complimenti al Sig. Zapparoli per l'articolo scritto e grazie alla Parrocchia e a tutte le persone di buona volontà che si spendono per difendere la verità ed il futuro dei nostri figli.
Grazie
Grazie Fernanda!
approfondire e comprendere è sempre crescere! E su questi argomenti è importante farlo
Grazie Fernanda.
Hai fatto bene Fernanda a proporre il tema e portare questi interessanti contributi. Non ti nascondo che sono preoccupata, sarebbe ora che ci chiarissimo le idee e facessimo sentire la nostra voce. Grazie.
programmiamo al consiglio pastorale
programmiamo qualcosa in proposito al consiglio pastorale prossimo.
La teoria del gender: una sollecitazione al mondo educativo
LA TEORIA DEL GENDER
UNA SOLLECITAZIONE AL MONDO EDUCATIVO
Può sembrare presunzione voler trattare la teoria del gender senza un’apposita competenza, ma il problema è così pressante, che non può attendere ulteriori elaborazioni e prese di posizione, quindi è opportuno parlarne affrontando il tema nei suoi aspetti essenziali.
Il tema circola nei massa media da parecchi mesi, ma è stato ripreso da Papa Francesco il 15 aprile u.s. nella catechesi del mercoledi. Il testo dell’intervento , riportato da Avvenire, così dice: “Con la teoria del gender si rischia un passo indietro”. Una frase, in particolare è messa in luce:”La differenza tra maschile e femminile, a immagine di Dio, è per la comunione e per la generazione: Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria per tutti, non solo per i credenti”.
Il problema ha origini lontane, che culminarono qualche tempo fa con la pubblicazione da parte di un ufficio del Ministero della P.I., di un testo, poi bloccato, che avrebbe dovuto essere diffuso in tutte le scuole in favore della legge sulla omofobia. Il falso scopo era quello di prevenire gli attacchi e le derisioni rivolte agli omosessuali . In realtà la pubblicazione, ispirata alla teoria del gender, annulla la differenza tra donna e uomo e attribuisce la causa dell’omofobia alla distinzione tra maschio e femmina.. In base a tale principio l’uomo non è costitutivamente diverso dalla donna per fattori genetici, ma per una imposizione culturale, che comincia con la diversificazione dei bambini dalle bambine con gli abiti, con i giocattoli, ma soprattutto con i modelli che pongono nel maschio la virilità e nella femmina la femminilità. Quindi non ci sono diversità genetiche, ma la possibilità di diventare uomo o donna, a libera scelta, con la possibilità di optare tra alcune decine di modelli sessuali.
In sostanza, come dice il Papa, si vuole disconoscere ogni differenza. In base a tale teoria, ognuno può scegliere il sesso che vuole, sono eliminate le differenze e sono giustificati tutti i tipi di accoppiamenti. L’eliminazione della diversità è la condizione per eliminare ogni conflittualità, e prevenire la derisione a cui sono sottoposti gli omosessuali.
Una educazione di questo tipo dovrebbe concretizzarsi anche negli atti formali, ad es. con la negazione, nella domanda di iscrizione, del termine uomo, donna, padre, madre, per diventare genitore 1 e genitore 2. Dai libri di lettura dovrebbe scomparire ogni differenza tra le figure maschili e quelle femminili, fino a modificare nell’analisi grammaticale il maschile e il femminile., per assumere quella del neutro.
E’ per tale motivo che molti sindaci hanno aperto i registri per le unioni omosessuali, ovvero tra persone dello stesso sesso e hanno deciso la piena parità con la famiglia naturale, per accedere alla casa, per percepire la pensione di reversibilità, ma soprattutto per poter adottare bambini. Il fatto è già sancito come legittimo dalla legislazione vigente con la fecondazione eterologa, che permette di fabbricare figli anche a persone dello stesso sesso. Anzi, talune ricerche psicologiche considerano positivà l’educazione fatta da persone conviventi dello stesso sesso..
Senza continuare oltre su questa tesi, mi sembra opportuno invece prendere in esame un aspetto che ritengo determinante: la diversità è un male o un bene:? L’avere caratteri maschili o caratteri femminili, è un guadagno educativo o la premessa dell’omofobia ? In educazione la presenza della diversità è un pregio o un limite ?
Alcuni potranno optare per la tesi che è più facile educare bambini più simili che diversi: l’omogeneità sembra un pregio, invece non è così: la mancanza di diversità appiattisce, riduce il confronto e quindi la pluralità di modelli e di risultati. Il collettivismo delle risorse, delle qualità, delle individualità impoverisce non solo il mondo della produzione economica, ma anche quello del panorama umano di una classe, di una comunità.
Per esaminare questa tesi relativa alla differenza sessuale, è bene rifarsi a Freud, a colui che ha scoperto ed osservato attentamente la diversità tra maschio e femmina nell’ambito educativo. Il fondatore della psicoanalisi è ricorso a due grandi miti della tragedia greca: l’Edipo che s’innamora e si unisce a sua madre ed Elettra che s’innamora e si unisce a suo padre.
Secondo Freud, il bambino nelle relazioni familiari ha una propensione, un’attrazione per la mamma e vede nel padre un antagonista, uno che gli porta via la mamma; così la bambina è attratta da suo padre, cerca di conquistarlo, ma vede nella mamma una pericolosa concorrente. Allora il maschietto imita la mascolinità del padre, per poter concorrere con lui nell’affetto della mamma e la femminuccia imita la femminilità della mamma per poter competere con lei nell’affetto verso il papà.
La metafora ha senz’altro un limite, ma fa comprendere come nei bambini si sviluppino processi di identificazione nello stesso sesso e di differenziazione nel confronto del sesso opposto. Questi processi, che si sviluppano in maniera inconscia, diventano i pilastri per la propria identificazione, per l’assunzione di un ruolo che permetta a ciascuno di diventare autenticamente se stesso, ma nello stesso tempo apre il grande campo della complementarità.
Ovvero il bambino si conferma e si conforma ad un aspetto decisionale, di tipo maschile, mentre la bambina diventa più attenta ai processi affettivi ed alle loro manifestazioni. Si accende in tal modo un processo di scoperta dell’altro sesso e di integrazione, ovvero l’uno scopre nell’altra aspetti sconosciuti, diversi da quelli della propria sensibilità e ciò apre l’itinerario di un percorso che rivela il fascino della integrazione, tra i caratteri dell’amore erotico e quelli dell’amore agapico, tra una amore che chiede ed un amore che dona.
La teoria del gender annulla ed ignora la ricchezza di questo completamento che si costruisce tra coloro che si amano.
La diversità tra sensibilità femminile e quella maschile ci fa avvertire anche il silenzio e la negazione che ha subito il mondo femminile nella interpretazione della realtà, nell’analisi dei processi storici e politici, Nel campo religioso la comprensione e valorizzazione della lettura ed interpretazione dei testi sacri e della parola di Dio, spesso si è privata della sensibilità femminile, L’appiattimento e l’annullamento della diversità porterebbe ad un abbrutimento della mascolinità e toglierebbe alla femminilità la forza della determinazione, con un impoverimento della grandezza di un uomo e di una donna fatti ad immagine di Dio, che è relazione.
La teoria del gender, disconoscendo la diversità, coprirebbe di una monotonia asfissiante e perversa la bellezza dell’incontro tra un uomo ed una donna.
Giampaolo Zapparoli