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Per la preghiera e la memoria

Affido alla preghiera e alla memoria di tutti don Mauro Gorni Silvestrini, del quale oggi celebriamo le esequie. La sua modestia, la sua gioia, la sua lunga e invalidante malattia, il suo breve ministero restino come una chiamata a seguire Cristo Signore nella speranza.

Cosa ho imparato da Don Mauro

Offro una semplice testimonianza a proposito di quello che ho cercato di imparare stando come prete vicino a don Mauro come prete: non posso infatti trascurare che nella sua breve vita non ha avuto altra intenzione. Lui che è stato a mala pena ‘curato’ (così noi mantovani siamo soliti chiamare i preti giovani, traducendo dal francese), e non ha avuto neppure il tempo di diventare parroco.

         Anzitutto ho imparato che la pastorale e l’impegno pastorale non devono impedirmi di accompagnare le persone, e ogni singola persona: questa è in ultima analisi l’avvenimento della vita di un prete.

         Inoltre che l’essenza distillata del ministero presbiterale non è un fare al termine del quale rischia ancora una volta di essere in prima posizione la mia persona (magari esaurita), ma l’accogliere coloro che Dio chiama e mette sulla strada del mio servizio. Terminato il quale si può pregare con sincerità il Salmo n. 131 (Signore non si esalta il mio cuore … come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia).

         Infine che anche un prete deve soprattutto credere e sperare che ci sia un amico, un padre, un fratello della chiesa che lo accoglierà: e ci sarà!

Ecco, è tutto qui: è molto? E’ poco?