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Primo diario di Vera (23 gennaio 1982 - 16 febbraio 1982)

23 gennaio 1982
Sono passate soltanto quattro settimane dal nuovo anno e i propositi fatti sono svaniti, perché non li ho mantenuti. Sembrava facile promettere a me stessa di fare un poco di meditazione scritta tutti i giorni, o, almeno una volta ogni tanto, per fissare i pensieri suscitati in me dalle letture della Messa, dal commento del sacerdote o anche da qualche brevissima riflessione personale. Purtroppo invece tutto questo è per me molto difficile, perché mi ‘lascio vivere’, senza riuscire a dominare il tempo che passa. Mi lascio prendere dalle cose da fare e non riesco a trovare un piccolo spazio per la cosa più importante, la sola che veramente conta, l’incontro con Dio. Non è vero che basta la retta intenzione della mattina per santificare tutte le opere della giornata. Occorre un tempo, anche breve, in cui raccogliersi e porsi di fronte a Dio e, contemporaneamente, di fronte a se stessi.
Senza questa riflessione viviamo in superficie tutti gli eventi della giornata ed il nostro io più profondo si richiude in sé, senza mostrarsi: siamo sconosciuti ed estranei anche a noi stessi.
Riconosco che l’agitarmi ed il darmi da fare è per me una questione vitale, ogni cosa mi attira, anche se di poco conto: il raccogliermi, il concentrarmi, il riflettere su me stessa mi è invece molto difficile.
Ignoro il gusto ed il significato del silenzio interiore, la dolcezza della solitudine di fronte a Dio.
Con questa consapevolezza rinnovata ripeto oggi i propositi di allora, con un impegno più serio, cercando di appoggiarmi non più sulla mia fiacca volontà, ma su Dio.

16 febbraio 1982
Da qualche tempo mi capita spesso di pensare al significato della vita, nella prospettiva della malattia e della morte. I fatti che accadono, le vicende che mi sfiorano o che toccano da vicino amici e conoscenti, i vari ‘mali’ fisici mi portano molto spesso a chiedermi quale senso ha la vita. Pensando che solo la fede in Do può dare significato a cose, per altra via così assurde, come la sofferenza e la morte, mi angoscia sempre più la mia incapacità di pregare e la mia riluttanza ad accettare un impegno che, nei confronti di tutti gli altri, mi pare come il solo valido e denso di significato.
La risoluzione di non andare più a scuola gioca forse un ruolo importante in questo affollarsi di pensieri, a volte, specialmente di notte, carichi di angoscia e pregni di mistero.
Non è facile avere sessanta anni, perché viene naturale fare un bilancio delle cose fatte.
Di fronte a tutto quello che si doveva, che si sarebbe potuto fare ci si sente come di fronte ad un abisso. D’altra parte è giusto fermarsi e cercare di vedere un poco più in profondità, vincere la superficialità che l’attività sa così ben mascherare. Mi pare di essere all’inizio di una vita nuova che mi pone tanti problemi che vogliono e debbono essere risolti per poterla vivere in serenità.

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CHE EMOZIONE!

Che emozione leggere questa pagina... dopo tanto tempo mi ha fatto sentire vicina la carissima Vera! Mi ha scatenato un grande desiderio di leggere ancora suoi scritti. E più in generale mi ha fatto pensare che questo sito può essere davvero una miniera preziosa di contenuti per riflettere, confrontarsi, pregare, crescere. Grazie davvero a chi ci ha pensato e a chi si impegnerà a farlo crescere con i contributi più svariati. GRAZIE!