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Quinta domenica e settimana di Pasqua 10 maggio

Ci stiamo avvicinando - così sembra e così speriamo - al tempo in cui le comunità cristiane potranno ritrovarsi (con le giuste garanzie sanitarie) per ascoltare la Parola di Dio, celebrare l'Eucaristia e fraternizzare tra credenti e con tutti, cominciando dagli ultimi (ricordo il cesto della condivisione davanti alla canonica di S. Egidio). Proseguiamo nel frattempo nel nostro cammino di formazione sulla base robusta delle Scritture.

In questa quinta domenica e settimana di Pasqua ci concentriamo solo sul capitolo 14 del vangelo secondo Giovanni (cerchiamo di leggerlo insieme). Sono utili due premesse. La prima riguarda il modo di ragionare e argomentare di questo vangelo: è lo schema tipico della cultura semitica, che ha un carattere circolare. Noi occidentali pensiamo, parliamo e scriviamo in modo linerare - orizzontale e cronologico, cioè di prima e dopo, causa ed effetto, passato, presente e futuro, etc. La cultura semita ha carattere circolare: inizia con un tema, poi ne introduce un altro che precisa e approfondisce il primo, evoca un terzo ma sviluppa il pensiero centrale e così via. Le frasi sembrano a noi poco connesse o addirittura sconnesse, invece ruotano tutte intorno a un centro molto preciso; tra l'altro aiutano molto la preghiera (che è lo scopo della lettura della Scrittura). Ad esempio la settimana scorsa vi ho presentato - sempre sul sito della parrocchia - il vangelo della quarta domenica di Pasqua, scomponendo le parti e organizzandole secondo la nostra cultura, per facilitarne la comprensione. Questa volta invece staremo vicini alla logica del testo evangelico. La seconda premessa è che questa pagina evangelica è ricchissima di rimandi all'antico Testamento, specie al libro del Deuteronomio e ad alcuni Salmi; ma la citazione non è diretta, virgolettata, bensì nascosta tra le righe, ed è riconoscibile per chi ha familiarità con le Scritture. Del resto Gesù, come ogni buon ebreo del suo tempo parlava e ragionava con la mentalità delle Scritture appunto.

Dunque il capitolo 14 contiene il primo dei tre cosiddetti discorsi di addio, rivolti da Gesù ai discepoli nel contesto solenne e drammatico della grande cena e della lavanda dei piedi, cioè poco prima della sua Passione. Si tratta di qualcosa come un testamento per la chiesa di ogni tempo, per noi oggi, un testamento intenso, lucido, accorato.

Gesù esordisce affrontando lo smarrimento dei discepoli (di allora e di oggi): li incoraggia e chiede loro fede, fede in Dio e in lui stesso (Gesù e il Padre sono inseparabili); egli è in procinto di lasciare i discepoli e il mondo, per andare al Padre e preparare (con la sua morte e risurrezione) la nostra dimora (o il posto) in Dio, cioè per procurare ai discepoli vita eterna. Ma egli ritornerà nel grande giorno conclusivo della vita e della storia umana, e allora saremo sempre con lui e con Dio.

E quando Tommaso gli chiede quale sia la via che conduce alla vita, Gesù risponde con la famosa rivelazione: IO SONO la VIA (per giungere al Padre), la VERITA' (in quanto egli rivela Dio) e la VITA (la pienezza della vita eterna). Quindi non si deve cercare e andare oltre Gesù: in lui c'è ogni pienezza, e ogni ricerca e desiderio trova compimento in Gesù.

Interviene ora un altro apostolo, Filippo, che chiede a Gesù: "Mostraci il Padre e ci basta". E Gesù può rispondere solo rimandando l'apostolo (e oggi noi) a lui stesso: "Chi incontra me incontra il Padre". Del resto le parole di grazia pronunciate da Gesù e i segni prodigiosi da lui compiuti mostrano che in Gesù opera Dio stesso. Se arrivi a Gesù sei già arrivato a Dio!

Ora Gesù sposta lo sguardo (cambio di prospettiva) dal presente al futuro dei discepoli, e promette che essi con la sua stessa potenza compiranno opere più grandi di quelle pur grandi compiute da lui: lo faranno con la forza dello Spirito di Gesù e del Padre. Infatti il Padre esaudirà le preghiere a lui rivolte nel nome di Gesù: e così le comunità cristiane saranno sostenute e rinvigorite dalla costante presenza e azione del Padre mediante Gesù, nel mondo intero, lungo l'intera storia. Smarrimento????

Ancora un apparente cambio di tema: "Se mi amate. osserverete i miei comandamenti!". Finora Gesù ha chiesto la fede, ora chiede l'amore, e lega l'amore alla pratica dei comandamenti, come ha fatto Dio con il popolo d'Israele. E questa è l'unica via per amare Gesù e Dio ed essere amati da loro. Il discepolo di Gesù vive dunque in questa comunione di amore. Così Gesù che sta per ritornare al Padre non abbandona i suoi, al contrario è sempre in mezzo a loro e con loro: mediante la fede e l'amore.

(introduzione di un nuovo tema) Garanzia della costante attiva presenza di Gesù è il grande dono, il DONO per eccellenza: lo Spirito Santo che "rimarrà con voi per sempre"! Ma se lo Spirito è con noi, c'è con noi anche Gesù: lo Spirito e Gesù sono inseparabili! E i discepoli di Gesù non sono e non saranno mai soli, abbandonati a se stessi e alle vicende del mondo. Gesù conclude questa parte sublime del suo discorso così: "Se uno mi ama, praticherà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Dunque: soli? Mai, la comunità di Gesù non sarà mai abbandonata, essa è la presenza permanente di Gesù tra gli uomini, essa è il nuovo e definitivo tempio di Dio. Ora quello che ho presentato come discorso di addio, diventa una promessa di presenza attuale e permanente. Mai più soli, mai più orfani!

Ora Gesù (riecco la logica semitica!) ritorna sul tema dell'opera dello Spirito: lo Spirito tiene viva in noi la memoria di Gesù; se in te c'è lo Spirito di Gesù tu non puoi dimenticare Gesù, non puoi abbandonarlo né tradirlo, lo Spirito infatti rende sempre presente Gesù stesso.

E come un testamento destina l'eredità, ora Gesù offre il suo dono finale: la PACE, la pienezza dei doni di Dio per la vita degli uomini. "Vi lascio la pace, vi do' la mia pace". E' l'eredità di Gesù che congendandosi dai discepoli per la sua passione e risurrezione, sarà in modo nuovo e definitvo con i suoi a partire proprio dalla Pasqua; e infine li farà partecipi del regno di Dio, regno che è fedeltà, gioa e pace nello Spirito (San Paolo).

La sinfonia dei temi e dei doni è giunta al gran finale!

Buona domenica!