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Quarta settimana di Pasqua (25 aprile -1 maggio 2021)

Quarta settimana di Pasqua    25 aprile -1 maggio 2021

 

Vangelo secondo Giovanni, capitolo 10 dal versetto 11 al 18 (il Buon Pastore offre la vita per le pecore… altre pecore che non sono di questo ovile, per questo il Padre mi ama: perché offro la mia vita da me stesso, perché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo).

 

Questa pagina del Vangelo si inserisce molto bene nel contesto della Pasqua. Gesù parla esplicitamente del suo potere divino di dare (offrire) la sua vita e di riprenderla di nuovo: esplicito riferimento alla Morte e alla Risurrezione. Notiamo che si tratta di un potere, cioè di una forza libera di cui Gesù dispone. Ma in che senso Gesù dispone della sua vita? Evidentemente vuole sottolineare che la sua vita, della quale disporranno autorità ingiuste, non è però in balia delle loro mani. Dentro l'ingiustizia degli uomini egli conserva la sovrana libertà di consegnare volontariamente se stesso alla passione: così l'unica ragione del suo sacrificio è l'obbedienza al Padre che gli affida la salvezza dell'umanità. La carità di Gesù per gli uomini è dunque il nucleo del libero potere con cui egli dispone di tutto se stesso, a nostro vantaggio. E si noti bene che il dono di se stesso è il supremo potere del Figlio di Dio, che non si sottrae all' offerta della propria vita.

A partire da questa obbedienza di Gesù, che afferma esplicitamente di aver ricevuto questo “comando” da Dio suo Padre, egli ha anche il potere di riprenderla di nuovo: è il potere della risurrezione, potere che egli ha in se stesso in quanto Figlio obbediente al Padre. E il “luogo” di questo potere inaudito di Gesù è esattamente la sua comunione col Padre. Così dall'offerta di se stesso sulla Croce scaturisce anche la forza della risurrezione. La quale pertanto non è esibizione di potere contro qualche nemico, non è una vittoria che schiaccia qualcuno, ma il frutto della passione. Il potere di amare fino all'estremo e il potere di risorgere sono l'unico potere di vita eterna di cui Gesù dispone.

Ora comprendiamo in che senso Gesù è il buon pastore: egli non teme di esporsi contro i lupi per difendere la vita delle pecore; non fugge, non si attiva per salvare se stesso, ma per salvare noi. Da qui la triplice conoscenza, o meglio l'unica conoscenza di amore che, a modo di cerchio, comprende Dio Padre, Gesù morto e risorto e le sue pecore, i suoi discepoli.

Un'ultima importante precisazione: l'ovile di Gesù non è chiuso, anzi è fatto per accogliere altre pecore; e suo compito è la guida di tutti coloro che Dio gli ha affidato, cioè tutti gli uomini. Lo sguardo è aperto all'intera umanità e alla missione che Gesù affida ai discepoli: non un gruppo chiuso e settario, ma impegnata nella missione stessa di Gesù, sotto la sua guida. La meta è chiara: in cammino verso il regno di Dio che è destinato a raccogliere tutti i suoi figli con la guida dell'unico Buon Pastore.

 

Dalla prima lettera di S. Giovanni.

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!

Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

 

AVVISI

Martedì 27 aprile in S. Egidio dalle 18.30 alle 19 lettura e commento del libro biblico del Siracide.

Venerdì 30 aprile incontro del Consiglio Pastorale alle ore 21 in via telematica.

Domenica prossima sarà distribuito un sussidio per la preghiera del Santo Rosario nel prossimo mese di Maggio.