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Terza settimana di Pasqua (18-24 aprile 2021)

Terza settimana di Pasqua        18-24 aprile 2021

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 24, dal versetto 35 al 48 (Bisogna che si compiano tutte le cose scritte sul Messia nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi).

 

Ancora una volta è Gesù che assume il compito di spiegare le Scritture, più precisamente di spiegare la sua vita, la sua vicenda nella luce della Parola di Dio, che sola svela la missione di Cristo. Ora due sono gli aspetti principali che devono essere messi in evidenza. Anzitutto il rifiuto opposto a Gesù dalle autorità, rifiuto che, se per un verso raccoglie e condensa la disobbedienza dell'umanità a Dio, dall'altra però viene raccolto da Dio e inserito, attraverso la libera obbedienza di Gesù, nel disegno della offerta di salvezza rivolta all'intera umanità. Così l'obbedienza di Gesù riscatta il peccato degli uomini. Non solo, essa collega la morte del Cristo alla sua risurrezione. Come si esprime Pietro: Dio non poteva lasciare nella morte il Figlio fedele: in lui anzi manifesta la sua volontà di salvezza. Così un filo robusto collega il venerdì santo alla Pasqua; quando i discepoli si aprono alla comprensione del progetto di Dio, allora essi riconoscono insieme e inseparabilmente il Cristo crocifisso e il Signore della gloria. Il mistero è unico, il dono è unico.

Ma ora questo dono deve essere partecipato, non a un gruppo di eletti, non a un solo gruppo etnico o religioso, ma letteralmente a tutti i popoli. Da qui i diversi aspetti dell’unico annuncio cristiano: il riferimento alle Scritture (così sta scritto…), la coerenza del mistero pasquale di Cristo (morte e risurrezione), la chiamata universale a pentimento e conversione (per ricevere dallo Spirito la remissione dei peccati) cominciando da Gerusalemme (ossia dal popolo dell'alleanza), mediante la testimonianza 'vostra'. Ora si tratta solo di attendere nella preghiera la forza dello Spirito Santo nella Pentecoste, perché la Pasqua di Gesù dispieghi la sua inesauribile energia di salvezza.

Infine non manca la parola dell'Apostolo Giovanni; egli non cessa di stupirci per la facilità, quasi disinvoltura con cui unisce la mistica della comunione del credente con Cristo e con Dio Padre alla pratica dei comandamenti (il termine non si riferisce solo ai dieci classici comandamenti, ma all'intero insegnamento di Gesù, come i vangeli ce lo insegnano, e gli apostoli ce lo spiegano nei loro scritti). L'amore è reale solo all'interno a questa unione; chi la spezza perde Dio e perde la comunità dei fratelli; e solo l'amore è la perfezione dell'uomo. L'approdo della Pasqua è questa promessa di rinnovamento dell'uomo, come singolo e come comunità. Nulla di meno.

La dinamica di fondo è chiara e attraversa l'intero progetto di Dio (e quindi la Sacra Scrittura): tanto più grande è il dono di Dio, tanto maggiore è l'impegno che vien richiesto a noi, cioè la nostra libera partecipazione.

 

Dalla prima lettera di S. Giovanni.

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito (intercessore) presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

 

Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato.