Seconda settimana di Pasqua (23 - 29 aprile 2017)
PARROCCHIA DI S. EGIDIO - S. APOLLONIA
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Seconda settimana del Tempo di Pasqua 23 – 29 aprile 2017
Per la preghiera e la meditazione personale e familiare:
Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti da 19 a 31 (Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»)
Prima lettura, Atti degli Apostoli capitolo 2, versetti da 42 a 47.
Seconda lettura: Prima lettera di Pietro, capitolo 1, versetti da 3 a 9.
Giovanni, capitolo 20
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Alla mattina del primo giorno della settimana le donne vanno al sepolcro con l’idea di riverire il corpo martoriato del crocifisso. Nel cuore hanno una preoccupazione a riguardo della pietra posta a chiusura del sepolcro troppo pesante da poter essere spostata. Il dolore della morte di Gesù è un macigno che non si può togliere a piacimento. In quella pietra vediamo tutti i macigni che anche noi portiamo nel cuore a chiusura e protezione delle nostre sicurezze. Soprattutto dopo i dolori e le angosce che la vita ci fa sperimentare è facile riconoscere la presenza di questi massi che erroneamente presumiamo essere baluardi di difesa. Tuttavia le donne giunte al sepolcro scoprono che la pietra è già ribaltata. Il Signore non rimane oppresso dalle pietre che l’uomo pone nella relazione con Lui. E da quel momento inizia la gioia che subito si tramuta in missione: le donne devono correre dai discepoli per annunciare che il Signore è vivo.
Questa gioia purtroppo non dura molto. Alla sera di quello stesso giorno incontriamo i discepoli chiusi in casa, con le porte sprangate. Non è più il dolore a bloccare, questa volta è la paura che impedisce a quegli uomini di uscire per le strade. Il timore dei Giudei è grande e rischia di tenere tutto fermo. Nuovamente il Signore ci sorprende, perché si mostra nella stanza stando in mezzo ai discepoli e dona la sua pace, quella pace che viene da Lui, che entra nel profondo del cuore e si diffonde nella vita intera. Ora i discepoli che hanno visto Gesù e che hanno compreso le scritture per mezzo delle Spirito riescono a comprendere il senso delle parole del maestro e finalmente con coraggio aprono le porte perché il Vangelo possa essere annunciato a tutti.
Esiste una terza grande chiusura che viviamo tutti noi. Se proviamo a pensarci spesso chiediamo nella preghiera la soluzione ai nostri problemi, magari con coraggio chiediamo che il Signore ci liberi dalle barriere che viviamo. Rimaniamo così concentrati dai problemi che corriamo il rischio di non accorgerci che il Signore viene in noi a portarci la sua pace e la libertà vera. E’ quello che accade a Tommaso. Il discepolo ha visto Gesù crocifisso. Ha visto il suo corpo morto. Con Gesù muoiono nel discepolo ogni speranza, ogni sogno e ogni aspettativa. Prima così vicino al maestro ora si trova completamente oppresso dai suoi pensieri, dal dolore e dalle paure. Questa oppressione blocca la capacità di credere alle parole dei discepoli che gli annunciano che il Signore è vivo. Tommaso deve imparare ad andare oltre alle proprie convinzioni e accorgersi che il Signore lo precede e desidera stare con lui.
Quante barriere pone l’uomo alla realizzazione del progetto di Dio. Eppure il Signore continuamente viene a liberarci. Questa è la gioiosa speranza che nasce dalla risurrezione. Il Signore vuole stare con noi e di questo siamo grati quando nella fede affermiamo come Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
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