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Seconda settimana di Avvento (4 - 10 dicembre 2022)

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A     04 dicembre 2022

Parrocchia di S. Egidio e S. Apollonia

Via Frattini, 36 Mantova 0376 / 323382

Commento al Vangelo (Mt 3,1-12)

La persona che ci introduce nel cuore dell'Avvento è Giovanni Battista. Egli, per l'evangelista Matteo, è colui che compie la profezia di Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto. Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Is. 40,3). Come tutti i profeti egli denuncia il peccato e annuncia il perdono di Dio. Ma rispetto ad essi ha una coscienza nuova. Sa che arriva colui che stanno aspettando. Questi ci battezzerà, invece che nell'acqua della morte, nel fuoco del suo amore.

Il nome Giovanni significa "Dio fa grazia". Battista significa letteralmente "l'immergitore". Immerge l'uomo nella sua verità perché possa aprirsi alla verità di Dio. Giovanni si presenta nel deserto. Per Israele il deserto è un luogo denso di significati. Si tratta del luogo del già e del non ancora: già fuori della schiavitù e non ancora nella libertà. E' il luogo del cammino e del dubbio, dell'ascolto e della ribellione, della fiducia e del peccato. E' anche il luogo dell'intimità con Dio, il tempo del fidanzamento, la promessa di un rifiorire dell'antico amore tra Dio e il suo popolo (Os 2, 16-18). Egli invita urgentemente alla Conversione dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

Convertirsi vuoi dire cambiare mentalità, cambiare direzione. Dio salva! E' necessario rivolgersi verso di Lui. L'uomo, che tende spesso a voltare le spalle a Dio, è chiamato a invertire il cammino, il suo modo di pensare e di agire. E' difficile cambiare mentalità, ma il cambiamento di mentalità più difficile è quello religioso: cambiare il nostro modo di pensare Dio e di rapportarsi a Lui, passare da quello che pensiamo di Lui (spesso ci facciamo un Dio a nostra misura), al modo in cui Egli veramente è e si rivela. Perché questa urgenza? Perché il Regno dei cieli è vicino. Dio stesso viene a liberare l'uomo da ogni schiavitù, lo rende simile a se stesso, rendendolo figlio nel Figlio.

Come il ritorno dall'esilio era stato fondamentalmente il perdono che Dio ha concesso a quanti avevano riconosciuto il proprio peccato, così anche per noi che attendiamo la venuta del Signore e ad essa ci prepariamo in questo tempo di Avvento è necessario riconoscere il nostro peccato e le nostre infedeltà, per accogliere Gesù che viene ad aprire per noi il Regno dei Cieli.

Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. L'acqua per gli Israeliti era simbolo del male e della morte. Immergersi nell'acqua significava entrare nella morte, riconoscersi mortali, riconoscersi peccatori. Il battesimo di Giovanni significava questa coscienza, ma anche il desiderio di venirne riscattati, attraverso la confessione dei peccati: unica condizione per accogliere il perdono che viene da Dio. Non basta però celebrare un rito se non è accompagnato da un sincero pentimento e dall'ascolto ubbidiente della Parola del Signore. Questo è uno dei rischi anche per noi. Non basta andare dal Battista, e neanche ricevere i sacramenti cristiani, se il cuore non è sinceramente deciso a cambiare mentalità, a cambiare strada. E la vera conversione non si limita alle belle parole ma si deve vedere nei fatti e nei comportamenti.

Fare un frutto degno della conversione significa avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo, accogliersi gli uni gli altri con cordialità e amore reciproco, fare della propria vita un dono. Sono i frutti dello Spirito Santo di cui ci parla l'Apostolo Paolo (GaI. 22). Vivere la vita nuova in Dio, in contrapposizione alle vecchie opere della carne (GaI.5, 19-21).

In questo cammino di conversione non conta l'avere Abramo per padre. O meglio dobbiamo tutti diventare figli di Abramo imitando sempre più in profondità l'atteggiamento di Abramo che prima di tutto è nostro padre nella fede. I veri figli di Abramo sono coloro che, come lui, ascoltano la parola di Dio e ricevono la Sua benedizione tramite la fede (Gal. 3, 14). Non è possibile ottenere la salvezza in altro modo.

Giovanni ricorda che Dio può suscitare figli di Abramo dalle pietre. A Dio tutto è possibile: suscitare figli dalle pietre, come cambiare il nostro cuore di pietra in un cuore di figli (Ez 36,26).

Con la venuta del Regno dei cieli il mondo subirà un radicale cambiamento, diventerà un mondo più umano e più giusto, ma non può essere e non sarà l'uomo a produrlo: il Signore Dio stesso con la sua "ira imminente" porrà fine a un mondo corrotto e malato.

«Già la scure è alla radice dell'albero». Il profeta intravede il giudizio di Dio e i segni del crollo delle antiche strutture del mondo. Il giudizio di Dio farà piazza pulita di ogni ingiustizia e anche di tutto ciò che la impedisce. Il fare frutto o non farlo non è la stessa cosa. L'albero che non darà frutto verrà tagliato. L'allegoria della vite di Gv 15,6 ci aiuta a dare maggior luce a questo versetto. Il tralcio che dà frutto è quello che rimane legato alla vera vite, cioè Cristo stesso. Non si può essere legati a Lui senza dare frutto. Non si può dare frutto se non si ascolta la sua Parola.

Il Battista sa di non avere i mezzi e la forza di cambiare il mondo, il Messia di cui Giovanni è il precursore agirà con la potenza dello Spirito simboleggiato dal fuoco. Egli viene dopo ma è più potente. Qual è il significato del battesimo in Spirito Santo e fuoco? Gesù ci immergerà non nell'acqua che è simbolo di morte, bensì nello Spirito Santo, che è il fuoco del suo amore, che tutto purifica, illumina e vivifica. E' il fuoco del Suo amore.

La missione di Giovanni è quella di indurci a confessare i nostri peccati, il nostro limite, la nostra incapacità di cambiare le cose. Se facciamo conto solo delle nostre forze, la nostra fatica rimane frustrata, la nostra volontà di potenza e la violenza che acceca i nostri cuori ci fanno ritenere di riuscire da soli… ma non ne siamo capaci… Giovanni ci spinge a guardare in alto e ad attendere il dono della salvezza, il Regno di Dio che viene con Gesù.

«Egli Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». La mietitura è un concetto apocalittico che ritorna spesso nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Rappresenta il momento del giudizio, il momento in cui Egli verrà a discernere le azioni compiute dagli uomini. Il fuoco dell'amore di Cristo viene a cogliere in tutti i suoi figli e le sue figlie tutti i frutti buoni e a bruciare ogni nostro male, per darci la sua vita. Ma cosa brucerà? La paglia, cioè quella parte del grano che non serve a niente, e la zizzania, ciò che non è frumento. Dove la brucerà? Sulla sua croce, con il fuoco del suo amore.

Per il cristiano è questo l'Avvento: uscire dal ripiegamento su noi stessi e guardare con fiducia e speranza a Dio misericordioso. Solo da Lui può venire la vita nuova, un mondo di giustizia e di pace, e la nostra felicità.