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Secondo Diario di Vera Reggiani (18 marzo 1994)

Iniziamo la pubblicazioni di brevi parti del secondo diario di Vera; esso contiene appunti molto diversi: vicende personali e familiari, anche dolorosissime, come la morte del caro fratello Enrico; e ancora apprezzamento di cibi, figure, letture, ecc. Soprattutto contiene meditazioni, spesso sulla base di spunti offerti dalla predicazione e dai ritiri spirituali, in parrocchia o in altri contesti.

Pubblichiamo in questa e nelle pagine a venire proprio tali meditazioni, per l'edificazione della lettrice e del lettore, che, iscrivendosi al sito, possono lasciare un commento. 


secondo diario di Vera

18 marzo 1994

Pregare significa fare spazio a Cristo ed al suo Spirito. Anche quando non sappiamo dire una parola, né esprimere un desiderio, siamo ‘preghiera’, se lasciamo che attraverso la nostra silenziosa sofferenza o il nostro muto stupore il Verbo ci esprima al Padre.

Nella sua esperienza terrena Gesù ha imparato i nostri gemiti di dolore e i nostri gridi di gioia. Ha appreso anche l’inesprimibile del nostro linguaggio di uomini e lo ha proferito a noi, perché Lui è la chiave di interpretazione.

Egli è una presenza che porta in sé un’altra presenza perché c’è sempre dietro di lui un altro: il Padre che gli ha dato ogni potere. Dandoci il potere di pregare Dio ci rende cooperatori con Lui della nostra salvezza. Egli fa consistere il valore e la potenza della preghiera nell’amore per cui il volerci bene tra noi è già pregare. Allora facciamo coincidere il nostro desiderio di bene con la sua volontà di salvarci.